Al suo primo apparire, in Usa come in Italia, Marvels lasciò di sasso i lettori per l'originalità della trovata narrativa attorno a cui ruota, ma sopratutto per la poeticità del testo e per la minuziosità della iper-realistica realizzazione pittorica. Davvero non si era mai visto nulla di simile prima di allora, tanto che più di qualche tentativo (meno riuscito) di ricalcare il successo della miniserie venne subito dopo. A ben guardare una storia dalla premessa assolutamente ludica e fine a se stessa: far finta che i superesseri dei fumetti esistano davvero, trattarli come meri fatti di cronaca e focalizzare l'attenzione sulle reazioni della gente comune nell'apprendere della loro esistenza. Al contempo, però, una storia capace di avvolgere il lettore in un turbine di meraviglia: Marvels come meraviglie, gli esseri incomprensibili che sfrecciano nei cieli dinnanzi a occhi increduli, ora terrorizzati e ora entusiasti, di uomini qualunque; Marvel come il marchio assunto infine dalla casa editrice creata da Martin Goodman negli anni '30; Marvels, titolo che coglie l’essenza di una storia che - come non se ne vedevano più da tempo - riesce a rapire il lettore in un vorticoso senso di meraviglia pari a quello di cui gli albi dell'epoca di Stan Lee erano pregni. E infine Marvels come il nome del libro fotografico realizzato dal protagonista, Phil Sheldon, personaggio delineato con pieno realismo e tridimensionalità, uomo comune spaventato e al contempo affascinato dalle meraviglie su cui ossessivamente si interrogherà lungo l'intera sua vita.

Marvels ripercorre tutta la cronologia fondamentale dell'universo Marvel riempendo fittamente ogni pagina di talmente tante citazioni e omaggi ad albi di importanza ormai storica, da scatenare una gara fra gli appassionati per coglierne quante più possibili. Storie epocali come la prima comparsa di Galactus e di Silver Surfer (sulla collana Fantastic Four) o la morte di Gwen Stacy (su Amazing Spider-Man).

Galactus
Galactus

La necessità di dare alla storia una ambientazione esclusivamente terrestre e il più possibile realistica ha in pratica lasciato da parte solo gli eventi di ambientazione spaziale (la guerra fra le due razze aliene dei Kree e degli Skrull - brevemente citata in una vignetta raffigurante i Vendicatori al gran completo - o le saghe scritte da Jim Starlin attorno a personaggi come Warlock e Capitan Marvel). La miniserie si compone di quattro parti, più un prologo che introduce degnamente le atmosfere e le tematiche della storia ed è incentrato sulla nascita della Torcia Umana originale (quella degli anni ’40, epoca in cui Marvel Comics era nota come Timely), ossia un androide di aspetto e poteri identici a quelli della Torcia Umana dei Fantastici Quattro che esordì molto più tardi). Al periodo Timely è dedicata tutta la prima parte della serie: una rievocazione del periodo della seconda guerra mondiale, che vide per il fumetto supereroistico un picco di frenesia creativa e di vendite, indistricabilemente connesso alle ambientazioni belliche. Le altre tre parti sono dedicate alla rievocazione degli eventi inscenati negli albi Marvel dagli anni '60 - l'era dei supereroi con superproblemi - fino ai primissimi anni '70. Fuorviante in questo senso un commento nella parte redazionale del volume, che porta a credere che la serie ricopra anche gli anni '80. Ma il corredo critico e di illustrazioni che accompagna il volume è comunque ricchissimo ed esaustivo e varrebbe da solo l'acquisto.