Avete mai letto un romanzo di Raymond Chandler o visto uno dei tanti film tratti dalle sue opere?
Se, per vostra sfortuna, non lo avete mai fatto, la ABC provvederà a colmare le vostre lacune riportandoli sullo schermo nella seconda stagione di Agent Carter.
L'atmosfera, l'ambientazione e persino il titolo del primo episodio di questa nuova stagione, The Lady in the Lake (di cui, il film omonimo uscì proprio nel '47, anno in cui è ambientato Agent Carter), sono un omaggio al grande scrittore dalla cui opera omonima viene tratta, adattandola all'MCU, la sceneggiatura dell'episodio che mette in campo nuove storyline fortemente connesse con Agents of S.H.I.E.L.D. avvicinandoci, nello stesso tempo, a Doctor Strange e Captain America: Civil War.
Sembra infatti gran parte della trama di questa seconda stagione di Agent Carter, girerà intorno alla Materia Zero (la forza oscura già incontrata da Coulson & Co.) la cui natura extradimensionale di ricollegherà direttamente con le avventure di Stephen Strange: il signore delle arti mistiche e mago supremo del nostro universo (portato sul grande schermo da Benedict Cumberbatch).
Peggy Carter (nei panni di una Hayley Atwell sempre più a proprio agio nel ruolo) è tornata con un nuovo caso che la condurrà nel dorato mondo del cinema: le avventure della prima agente donna della Riserva Strategia Americana si spostano infatti sotto il sole della California per aiutare la sezione "West Coast" della SSR con un caso complesso e ramificato che alza la posta in gioco sia per la protagonista che per la serie stessa.
Nota a margine: pregio indiscusso di Agent Carter è sempre stato quello di riuscire a storicizzare, senza drammaticizzare, il periodo in cui è ambientata, attraverso una descrizione obbiettiva e senza fronzoli, di un paese dove razzismo e sessismo sono questioni quotidiane, in cui la paura del comunismo inizia a prendere piede così come la corruzione delle istituzioni pubbliche: tutte tematiche da trattare con i guanti in uno show prodotto dalla ABC.
Insieme alla protagonista ritroviamo l'inossidabile maggiordomo Edwin Jarvis (interpretato impeccabilmente da James D'Arcy) ed il cast dei comprimari quasi al gran completo, compresa la Black Widow anni quaranta: Dottie Underwood (l'ex Depositaria Bridget Regan) il cui ruolo in questa nuova stagione appare ancora nebuloso.
Il grande assente dei primi due episodi appena usciti è Howard Stark, la cui presenza spirituale si avverte costantemente ma di cui manca la vera ironica in aperto contrasto con l'austera severità di Peggy che incontra, finalmente, la moglie di Jarvis e soprattuto Whitney Frost, personaggio fumettistico di vecchia data qui rivisitato come star del cinema e moglie di un aspirante senatore ed affarista coinvolto in traffici poco chiari.
Proprio gli antagonisti aggiungono spessore ed aspettative alla stagione presentando, da un lato, la futura Madame Masque e dall'altro l'Impero Segreto, legati entrambi alla misteriosa Materia Zero che fa da collegamento tra le avventure di Peggy ed il futuro dell'MCU.
Da sempre i riferimenti fumettistici di Agent Carter sono sospesi tra le storie di Captain America e quelle di Iron Man che qui si intrecciano ancora di più presentando avversari tipici dei due eroi, legandoli attraverso l'elemento da Spy Story tipico del James Bond di Fleming e dello S.H.I.E.L.D. di Steranko, qui fuse in un unico calderone con le avventure del detective Marlowe di cui l'Agente Carter è perfetto contraltare.
Questa mescolanza di fonti, stili e tematiche trasversali rende la serie molto più godibile della sorella Agents of S.H.I.E.L.D., facendone fluire la storia (nonostante sia una spy story) in maniera più limpida e sicura senza incappare in controsensi, buchi narrativi o illogicità evidenti.
Questo aiuta il prodotto a salire, faticosamente, nella graduatoria dei prodotti televisivi legati ai supereroi scavalcando certamente il team di Coulson e anche le avventure sottotono del giovane Jim Gordon come quelle acerbe dell'ultima figlia di Kypton distaccandosi completamente, grazie alla collocazione temporale ed allo stile tipicamente anni '50, anche dai prodotti Netflix.
Agent Carter ci ha convinto nello stesso modo in cui lo ha fatto Jessica Jones: attingendo alle opere del grande Raymod Chandler per trasporle sullo schermo in maniera rispettosa invertendo con intelligenza lo schema narrativo, tipico di un genere letterario prettamente maschile, per aggiornarlo allo show business del nuovo millennio.
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