Film minore prodotto dalla premiata ditta Studio Ghibli con la regia di Hiroyuki Morita, La ricompensa del gatto è uno spin off de I sospiri del mio cuore, la cui regia era di Yoshifumi Kondō, in cui appaiono due personaggi stavolta fondamentali: il gatto Baron e il gatto Muta.
Haru è una ragazza che frequenta le superiori, ligia al dovere, disponibile verso le amiche, rispettosa dell’autorità e dimessa, non sembra felice della sua vita, soprattutto in campo sentimentale. Ha un rapporto privilegiato con i gatti, sembra che li capisca e che capisca le loro esigenze, come quando da piccola aveva dato la sua colazione a una gatta randagia e affamata.
Durante una chiacchierata con un’amica vede un gatto in pericolo in una grande strada e rischiando di essere investita lo salva. Il gatto si premura di ringraziarla, lasciando Haru sgomenta.
Un gatto parlante e dai modi gentili, quasi affettati.
Nonostante l’evento sia sconvolgente, Haru continua la sua giornata fino a sera e dopo cena va a dormire. Non riesce a prendere sonno per il rumore dei gatti del quartiere. Esce a controllare cosa fosse a destare la curiosità dei felini e le appare un corteo di gatti in pompa magna. Si presenta il re dei re dei gatti, padre del gatto salvato, che per ringraziarla vuole darla in sposa al figlio. Haru non ne ha intenzione, ma nessuno può opporsi al re dei re, che organizza il rapimento della ragazza.
A questo punto intervengono i due personaggi: Baron e Muta, che aiutano Haru a liberarsi. Baron è un barone di una dinastia forse tedesca, Muta è un enorme gattone bianco, una sorta di Gandolfini, o di Bud Spencer felino. La aiuteranno a scappare e a continuare la vita, a vivere nel proprio tempo, cosa ripetuta spesso dal nobile gatto, che invita la ragazza a non precorrere le tappe e a cercare la gioia vivendo il presente, accettando se stessa.
La storia è portata avanti a fatica. È didascalica e prevedibile. Inoltre l’ironia dei personaggi, delle situazioni è invecchiata ed è molto legata alla mentalità, all’approccio alla vita giapponese. I tempi di reazioni sono giapponesi, più lenti di quelli occidentali, questo rende ancora più pesante la visione.
La qualità delle immagini è ottima, anche quella molto caratterizzata dall’impostazione dello Studio Ghibli.
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