Questo omaggio dei System of a Down dovrebbe, da solo, essere sufficiente per fare capire il ruolo rivestito dalla saga videoludica Legend of Zelda nella cultura pop del nuovo millennio. Non sorprende, quindi, che ieri il servizio streaming internazionale "Netflix" ha annunciato la pre produzione di una serie live action sui personaggi dei videogiochi.
Anche al di fuori del mondo degli appassionati di videogame, sono veramente in pochi quelli che non conoscono l'eroe verdevestito alla ricerca della sua principessa – anche se, spesso, ci sono fraintendimenti su chi è l'eroe e chi è Zelda, cosa che ha portato nel corso degli anni al proliferare di numerosi meme e prese in giro in proposito.
Le avventure del nostro eroe cominciarono nel 1986, e da allora hanno goduto di incredibile fortuna presso migliaia di appassionati in tutto il mondo, superando, complessivamente, le 78 milioni di copie vendute. Con diciotto giochi originali, sette – a breve otto – remake, tre spin-off e apparizioni in numerosi altri giochi, The Legend of Zelda è una delle serie più longeve, ampie e conosciute del mondo videoludico. Nella maggior parte dei titoli, la storia è in linea generale la stessa: la principessa Zelda viene rapita – generalmente da Ganondorf – e Link deve salvarla, affrontando nemici, combattimenti, enigmi e chi più ne ha più ne metta. Di recente, grazie al volume Hyrule Histori, uscito per il venticinquesimo anniversario della saga, è stata anche ufficializzata una timeline dei giochi, che da finalmente coerenza e ordine alle diverse incarnazioni, reincarnazioni, eventi e vite dei protagonisti, nell'arco di dieci ere e diverse migliaia di anni.
La serie live action appena annunciata viene già vista come un moderno Game of Thrones per tutta la famiglia, una saga fantasy di spada e magia piena di intrighi, amore ed avventura adattata in una serie per il piccolo schermo che racchiuda e racconti, in varie stagioni, l'evoluzione delle avventure di Link in cerca della principessa Zelda.
Bisogna dire che, dopo il fallimento della serie animata nel 1989 e le deludenti reazioni al live action di Super Mario Bros. del 1993, la Nintendo è sempre stata restia a concedere le proprie proprietà intellettuali per adattamenti televisivi o cinematografici. La possibilità di questo progetto apre ora la porta ad una nuova frontiera della produzione cinetelevisiva: il videogame.
I videogiochi non hanno, fino ad ora, avuto fortuna sul grande o sul piccolo schermo, ma dopo il successo delle Web Serie su Street Fighter e Mortal Kombat qualcosa è cambiato nel mercato: gli attesi adattamenti di Assassin's Creed e Warcraft potrebbero rappresentare il primo passo per la sostituzione dei cinecomics con i cinegames rappresentando perfettamente il passaggio generazionale del fruitore, dagli attuali eredi degli anni '80/'90 a quelli delle generazioni nate dopo il 2000 che rappresentano una porzione sempre maggiore del mercato televisivo e cinematografico.
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