Clay Riddell (John Cusack) è molto soddisfatto. Sta tornando a casa dopo aver firmato un contratto di cessione dei diritti del suo fumetto. Quando vuole comunicarlo all'ex moglie e figlio la sua fortuna è che il cellulare si scarica. Costretto a usare (ma esistono ancora?), un telefono pubblico, assiste incredulo a un fenomeno misterioso: un segnale diramato da tutti i telefoni cellulari rende tutti gli esseri umani preda di una sorta di raptus omicida. In questo quadro apocalittico Clay cercherà di sopravvivere viaggiando attraverso gli Stati Uniti, stringendo alleanze con alcuni sopravvissuti, come il conduttore di treni Tom McCourt (Samuel L. Jackson), la giovane Alice Maxwell (Isabelle Fuhrman) e Charles Ardai (Stacy Keach).

John Cusack, Isabelle Fuhrman e Samuel L. Jackson
John Cusack, Isabelle Fuhrman e Samuel L. Jackson

Man mano che proseguirà nel suo viaggio alla ricerca di moglie e figlio, nella speranza che siano sopravvissuti e non diventati dei "telepazzi" o morti, Clay si renderà conto che dietro gli eventi c'è qualcosa di più di quello che sembra in apparenza.

Cell presenta analogie con le apocalissi zombie viste dai tempi di L'alba dei morti viventi di George Romero, ma  anche profonde differenze. I telepazzi di questo adattamento dell'omonimo romanzo di Stephen King non sono zombie, e non solo perché non muoiono prima di trasformarsi, o corrono anziché trascinarsi ciondolando e non mangiano carne umana. 

Cell non è un racconto di zombie perché nel quadro generale, manca la minaccia più grossa, da sempre elemento fondamentale del genere: gli esseri umani "normali". Si avvicina al racconto di zombie nel momento in cui descrive i telepazzi come neutri rispetto alla morale, incapaci di cattiveria, ma spinti solo da istinti. Ma la contrapposizione rimane in superficie.

Cell
Cell

King nel 2006, prima dell'avvento massiccio degli attuali smartphone, stigmatizzava la dipendenza da cellulare. Rappresentata sullo schermo nel 2016, questa versione ha bisogno di espedienti narrativi diversi sin dall'inizio per essere calata nel nostro contesto, pur senza perdere significato.

Il problema è che la costruzione cinematografica del film non procura emozioni, se non qualche raro sobbalzo. Il film scorre prevedibile, talvolta inceppandosi e girando intorno a una soluzione narrativa senza mai veramente raggiungerla.

Un'occasione persa per un genere e una storia che potevano avere più profondità metaforica.