Max è un calzolaio di mezz’età, scapolo che vive ancora con la madre, abbandonata dal padre anni prima. Non ha scelto la sua professione, semplicemente ha ereditato l’attività di famiglia che continua a gestire senza alcun entusiasmo. Un giorno si presenta nel suo negozio un bullo che gli ordina di risuolare le proprie scarpe entro sera, peccato che la macchina da cucire di Max si rompa e l’uomo sia costretto a esumare un antico arnese da calzolaio che appartiene alla sua famiglia da generazioni. Dopo aver sistemato le scarpe, per puro divertimento il calzolaio le indossa scoprendo che la misteriosa macchina ha un potere davvero speciale: quello di far assumere le fattezze del proprietario delle calzature risuolate. Max inizia allora a cambiare identità, cercando di riscattare una vita che sente grigia ed inutile.
In un periodo dell’anno, quello estivo, con penuria di titoli interessanti, Mr Cobbler e la bottega magica avrebbe potuto essere una piacevole sorpresa, ma purtroppo il sonoro flop avuto in patria risulta ben meritato. La causa è presto detta: una storia che fa acqua da tutte le parti con Adam Sandler (qui anche produttore) incapace di uscire da quell’unica parte che si è meticolosamente cucito addosso negli anni: quello del simpatico cinico dal cuore d’oro. Dopo essere stato nominato per 22 volte ai Razzie Awards e averne vinti due proprio con Mr Cobbler e la bottega magica, è ormai evidente che le sue doti attoriali abbiano dei seri limiti.
E non basta purtroppo per lui circondarsi di attori del calibro di Dustin Hoffman e Steve Buscemi per risollevare le sorti del film, perché il problema sta proprio nella storia che di partenza poteva pure essere interessante ma che finisce per non riuscire a parare da nessuna parte. Evitando di commentare il colpo di scena finale davvero imbarazzante, l’intero script ben presto perde di coerenza, saltando da un genere all’altro e abbandonando la fiaba per scivolare addirittura nella commedia nera.
Ciò che più sorprende è che dietro la macchina da presa ci sia uno come Thomas McCarthy, lo stesso che appena un anno dopo aver diretto Mr Cobbler si sarebbe cimentato con Il caso Spotlight che gli ha portato niente meno che una candidatura all’Oscar come miglior regista.
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