In cucina esiste una regola: la bontà di un piatto è direttamente proporzionale a quella degli ingredienti usati per prepararlo. Quando parliamo di storie, invece, è soprattutto la preparazione a fare la differenza. Ci sono elementi che presi singolarmente funzionano e poi insieme si incastrano male e lasciano un sapore sgradevole. Perché questo preambolo? Per dire: tranquilli, non è questo il caso di Stranger Things. Perché in Stranger Things funziona tutto alla perfezione.
Funziona la storia che parte da un presupposto molto semplice: un mattino Will Byers, ragazzino un po’ nerd, scompare senza lasciare traccia. Non vi racconterò come si sviluppano le cose (vi svelerei una trama che merita di essere scoperta passo passo). Però vi dirò che ogni personaggio, ogni storyline, ha un suo senso e che persino quello che potrebbe sembrarvi stereotipato cambierà prima della fine. E, cosa non da poco, funziona la fine. Non vi dirò (ovvio) perché e per come. Però la 7 e la 8 meritano una visione d’insieme. Siate davvero pronti a tutto.
Funziona la struttura — corale ma non troppo — con la suddivisione in capitoli (otto) e l’ambientazione spaziale (la “vecchia” America di provincia) e temporale (gli anni Ottanta della tensione e dell’incubo della guerra nucleare).
Funziona soprattutto che, a differenza di tutto un filone di storie di formazione che, di fatto, ha escluso le ragazze, qui i personaggi femminili ci sono. Possono essere madri, sorelle, amiche (e forse qualcosa in più). Possono risultare odiose, ve lo concediamo, ma sono le protagoniste delle loro storie e, senza preavviso, possono ricordare una certa cacciatrice di vampiri che non conosceremo fino agli anni Novanta.
Funzionano le citazioni, che ci sono — esplicite o solo suggerite — ma non si scade nel citazionismo.
Tutti i riferimenti visivi di Stranger Things
Un video tributo che raccoglie tutti i riferimenti visivi proposti nella sorprendente serie dei fratelli Duffer.
LeggiE oltre che a dire (e dire bene) Stranger Things evoca. E se all’inizio vi sembrerà voglia evocare I Goonies ed ET. — per l’ambientazione o per i ragazzini in bicicletta — sappiate che non è tutto lì. Ogni spettatore — come è giusto — ci vedrà qualcosa di differente. Io, che sono una “fantasy nerd”, ci ho visto Tolkien e Buffy, Star Wars e He-Man (perlopiù). Stranger Things è una delle opere più vicine alla concezione di ipertesto che ho visto di recente.
Funziona la colonna sonora, che ha tanti brani che non conosco e una opening suggestiva al punto giusto e, soprattutto, mi ha indotta a cercare su Spotify una playlist dedicata.
E quindi: se avete otto ore libere, una per capitolo, impiegarle a recuperare Stranger Things potrebbe essere una grande idea. Per me lo è stata.
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