Ci era sembrato che il numero scorso potesse essere una sorta di spartiacque, di punto di svolta nella vicenda, oltre il quale iniziava la discesa verso il finale. Non ci sbagliavamo più di tanto, anche se la definitiva rottura degli schemi e dei rapporti tra i personaggi avviene compiutamente proprio in questo albo.
Iranon e Ut, infatti, dopo i vari tentennamenti, le ricerche, le false piste e i tentativi di sviarli dei numeri scorsi, rompono gli indugi e iniziano il loro viaggio per trovare ed entrare nelle Case.
Cosa troveranno?
Qualche indizio ce lo offre proprio questo quarto capitolo.
Proprio nelle prime pagine facciamo la conoscenza di quella che sembrerebbe essere l’ultima delle razze che popolano il mondo di UT: i Lupini. Sono esseri piuttosto piccoli, timorosi del prossimo, incapaci di essere aggressivi e per questo in fondo alla catena alimentare. Senza mezzi termini ci viene detto che sono uno dei cibi preferiti degli abitanti delle vie della fame.
Proprio questa loro caratteristica di essere cibo, ci riporta una riflessione già fatta in precedenza. In questo mondo le persone non nascono, non crescono e non invecchiano, dunque se i lupini sono costantemente preda delle altre razze, come fanno a non estinguersi? Da dove saltano fuori i nuovi lupini che prendono il posto di quelli mangiati?
In realtà anche parlare di nuovi potrebbe trarre in inganno, dato che l’impressione che si è che siano gli stessi che sono stati mangiati o, quantomeno, delle loro copie. Il sospetto è giustificato anche da un altro fatto. Sempre nelle prime pagine dell’albo, assistiamo al ritorno di Caligari. Il personaggio era morto alla fine del primo numero “Le Vie della Fame”, eppure qui lo vediamo emergere da sottoterra, come uno zombie di romeriana memoria. In aggiunta molti personaggi si dicono in attesa del suo ritorno, segno che il suo ritorno in vita non può essere qualcosa di casuale o fuori dall’ordinario, bensì di pianificato, forse addirittura di normale nell’ordine delle cose del mondo di UT. Ma normale solo per alcuni soggetti o personaggi, visto che Leopoldo, invece, sappiamo essere destinato a invecchiare e morire, prima o poi, con gran dispiacere di Ut.
Interrogarsi sulle copie, in questo numero, ci è ulteriormente suggerito anche da un altro fatto: rotti gli indugi i tre architetti (Caligari, Decio e Gau) dichiarano apertamente guerra a Iranon e Ut mettendo una taglia sulla loro testa. Molti sono quelli che cercano di ucciderli, tendendogli delle trappole o aggredendoli e tra questi spiccano un gran numero di volti simili o uguali, segno che di copia può essercene anche più di una per ogni individuo (un po’ come le tre copie di IV che abbiamo visto nel numero scorso).
Proprio il rapporto tra copie e originali ci porta su un altro degli elementi più interessanti e importanti del numero: la correlazione tra la vicenda che Ut e Iranon stanno vivendo e la fiaba raccontata da Ut. Correlazione che sembra farsi sempre più stretta e inquietante: quando Caligari si mette alla ricerca di IV, infatti, lo fa accompagnato da quattro cani feroci, proprio come i quattro sguinzagliati all’inseguimento di Atem, il protagonista della fiaba. Scopriamo, inoltre, che Ut non è il solo a conoscerla, perché a un certo punto essa viene continuata da IV: come può conoscerla anche lei? E perché lei comincia a chiamare Iranon proprio con il nome di Atem?
Possibile che Ut stesso sia, a sua insaputa, un originale?
E cosa troveranno lui e Iranon/Atem nelle case? Forse copie di sé stessi e/o quelle dei coprotagonisti della serie?
Per quanto riguarda i disegni in questo quarto numero possiamo notare qualche differenza rispetto ai precedenti. Lo stile non è cambiato molto, mantenendosi sostanzialmente simile a quello che già conosciamo, ma le immagini sembrano più sporche. Una delle cose che spesso colpisce nel tratto di Roi è il forte contrasto tra bianco e nero, quasi che il bianco sia più bianco e il nero più nero rispetto ai disegni ai altri disegnatori. Oltre a quello vi sono le sfumature e quel particolare uso delle chine che lo ha reso, giustamente, uno dei più apprezzati illustratori italiani. In questo caso, però, c’è un maggior uso delle sfumature, usate come se i disegni fossero rimasti macchiati, con tante ombre in più rispetto al normale. Il risultato è quello di dare al tutto una tinta più oscura, se possibile perfino più malata e angosciante del solito. Le pagine non sono semplicemente stampate, ma sembrano addirittura trasudare l’inchiostro, tanto che viene quasi paura a toccarle per il timore di macchiarsi.
Nei contenuti aggiuntivi per l’edizione da fumetteria troviamo alcuni elementi interessanti. Il primo è un approfondimento sul significato simbolico degli astragali, con cui vediamo giocare Ut piuttosto spesso fin dal primo numero. Poi, soprattutto, un bel pezzo scritto di suo pugno dalla Barbato che ci parla di come sia stato difficile, per lei, scrivere UT. Trattandosi di una storia non sua, ma inventata, strutturata, da un’altra persona, la difficoltà era nel riuscire a svestirsi dei propri panni per calarsi in quelli dell’altro. Non scrivere la storia come voleva lei, quindi, dando importanza a quello che per lei poteva essere importante, spingendo il pubblico a empatizzare per questo o quel personaggio che a lei stavano più a cuore (per quanto ci sembri che, ogni tanto, si sia permessa qualche piccola e fortunata eccezione, come con Yersinia), ma costringersi a mettere in maggior luce ciò che era più importante per il vero autore della vicenda. Un compito che potrebbe sembrare semplice solo in via teorica, ma che prolungato per tutte le 98 pagine moltiplicate per tutti e sei i volumi della miniserie, inizia a diventare tutt’altro.
Per questo quarto volume Gli Uomini se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano, di nuovo abbiamo una netta distanza tematica tra la cover dell’edizione normale da edicola e quella variant per le fumetterie. Nella prima, Corrado Roi realizza una illustrazione che vede Ut seduto con in braccio Yersinia, quasi una tipica foto da ritratto di famiglia dei tempi andati. Il tutto risulta sottilmente strambo e fuori posto sia per il peculiare aspetto dei soggetti rappresentati che per lo sfondo (che sembra ripreso dall’interno dell’abitazione di Ut, con tutti quei disegni e quelle scritte sui muri).
Nella seconda il compito di elaborazione una proposta alternativa è stato affidato, in questa occasione, a Corrado Mastantuono. Lui ha realizzato una illustrazione che, per i colori, a una prima occhiata, potrebbe anche ricordare certe copertine di fumetti o certe locandine di film horror degli anni ’70. In essa Ut è semi girato di spalle, bloccato nel mezzo di un movimento, come se improvvisamente si fosse accorto che dietro di lui ci fosse un nemico, di cui riusciamo solo a scorgere l’ombra. Sullo sfondo IV, Yersinia, Caligari e diversi altri dei personaggi che abbiamo incontrato fin qui, come a fare da spettatori. Non si tratta di una scena tratta dall’albo, non avviene nulla di simile, ma nell’intervista al termine dei contenuti aggiuntivi dell’edizione variant, scopriamo che l’intento di Mastantuono fosse quello di mostrare Ut in difficoltà, sorpreso e in pericolo, contrariamente a ciò che avviene di solito nelle copertine, in cui il protagonista è spesso tranquillo e sicuro di sé. Si tratta anche della prima variant in cui trovano spazio così tanti comprimari della serie.
Per concludere Gli Uomini se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano è l’ennesimo numero in cui Corrado Roi e Paola Barbato riesco a tenerci incollati alle pagine grazie a una storia che si fa sempre più misteriosa e interessante e a disegni eccezionali. Non abbiamo ancora risposte, al contrario ogni nuovo fatto, ogni piccola rivelazione, porta solo a nuove domande e all’infittirsi dell’enigma che domina su tutta la serie e che è alla base del mondo di UT.
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