Alen Grana ha esordito con alcuni racconti in varie antologie e raccolte, ma è con I Signori delle Balene che compie il passo nel mondo dei romanzi veri e propri. Passo perfettamente a portata delle sue gambe. Uscito dal laboratorio di scrittura creativa de LaPiccolaVolante, questo è il primo volume dell’omonima saga.
«Sapete come nascono le leggende?» chiede il vecchio pirata al pubblico di giovani ascoltatori. «Le leggende nascono con le storie! Io ne sto giusto creando una raccontandovi tutto questo, ragazzi. Quando le persone iniziano a parlare di te e di tutto quello che hai fatto, nel bene e nel male, allora inizia la tua leggenda.»
Ne I Signori delle Balene Alen ci racconta la storia della ciurma del Re Balena, la nave del capitano Fryg Blue, e del suo equipaggio. Fryg e suo fratello maggiore Olloc sono due orfani che si ritrovano per mare quando dei venditori di schiavi decidono di caricarli sulla loro nave per venderli. Durante il viaggio, la nave viene assalita dai pirati. Fryg e Olloc, insieme a un altro schiavo, Erad, si ritrovano nella ciurma dei loro “benefattori”. Solo per poco, però, perché Fryg cova dentro di sé un sogno: vedere le sirene. Con quest’obiettivo, il terzetto si ritrova a veleggiare su una propria nave: Fryg come Capitano, il fratello come vice ed Erad come timoniere.
Ai tre si aggiungeranno i personaggi più vari ognuno con la propria, oscura motivazione.
Jane, ex locandiera e proprietaria di un bordello, si unisce alla ciurma dopo la scomparsa della sorella minore; Finn, figlio di una strega che lo abbandonò da piccolo, viene convinto da Fryg a prendere il mare come pirata dopo aver militato nella Giusta Sentenza, corpo di assassini Imperiali che danno la caccia alle streghe. Il maggiore dei Blue, il timoniere, Jane e Finn formano il gruppo denominato i Cannoni, ovvero i vertici al comando sotto la guida del Capitano.
Sempre parte della ciurma fanno parte, inoltre: un ragazzino sperduto per il mare, che i Cannoni chiamano Mar in assenza del nome vero, Bart il Pazzo, un ubriacone che svolge la funzione di cuoco di bordo e al quale è stato affidato il cappello del Capitano, e Will, un mozzo. La maggior parte della storia è narrata proprio dal punto di vista di quest’ultimo.
Questa è la leggenda di Fryg Blue e della Ciurma del Re Balena.
La storia inizia con Will, Jane, Finn, Olloc, Erad, Mar e Bart (scambiato per Fryg) su una piattaforma per le impiccagioni in mezzo al mare. A portarceli è il capitano dell’Impero Doter J. Abb che non vede l’ora di farli penzolare per il collo per poi incassare la taglia sulle loro teste.
Da una situazione dove sembra non esserci scampo, i pirati di Fryg riusciranno a scappare grazie all’intervento della balena che da qualche tempo li segue misteriosamente per mare.
Durante questa prima parte del racconto, Alen Grana presenta i personaggi della ciurma del Re Balena dal punto di vista del mozzo Will, narratore interno ai fatti. Per ognuno di essi, poi, il lettore viene portato dentro un flashback che ne riveli il momento di ingresso nella banda di pirati.
Questo giocare col tempo del racconto, tipico della saga di Geralt di Rivia del noto scrittore polacco Andrzej Sapkowski e forse da lui appreso, accompagnerà il lettore per tutte le tre parti di cui il libro si compone scoprendo in anticipo brani di un futuro prossimo o rivelando parti passate dopo che se ne siano manifestati gli effetti.
Per esempio, tipico della prima parte è presentare un personaggio e, solo dopo averlo introdotto, aprire un flashback che ne spieghi la storia personale.
Un gioco di analessi e prolessi ben tenuto strettamente in pugno da Grana che posiziona i vari spostamenti temporali nei punti giusti, senza appesantire il racconto. In un passaggio finale, però, quando il pathos è al culmine, poteva evitare il flashback dei fatti spiegati dai personaggi nel dialogo, che viene così interrotto spezzando il coinvolgimento emotivo da parte del lettore.
Sul modo di scrivere di Alen Grana c’è poco altro da aggiungere. Il racconto scorre bene, senza troppe ripetizioni se non quelle dettate dal suo stile. Il narrare in prima persona arricchisce i fatti di emozioni e da al lettore un personaggio, Will, con il quale empatizzare e sviluppare un forte legame. Leggere la storia da un punto di vista omodiegetico, interno cioè ai fatti narrati, avvicina il lettore anche agli altri personaggi, li rende più vivi.
Proprio sui personaggi è il caso di soffermarci. Sebbene la storia sia originale (sbaglieremmo a considerarla un semplice Moby Dick al contrario, dov’è la balena a inseguire il Capitano!), e i colpi di scena non mancano, i personaggi e alcuni passaggi dell’ambientazione presentano punti in comune con altre trame piratesche e non solo.
Impossibile non notare fin da subito come inizi il racconto. Già in Pirati dei Caraibi – Ai Confini del Mondo, terzo film della celebre saga cinematografica piratesca con Johnny Depp e Orlando Bloom, la storia si apre con delle impiccagioni di massa.
E forse sempre da questa saga Grana si è ispirato per i personaggi di Doter, il capitano dell’Impero che da la caccia a Fryg con la stessa furia con cui Cutler Beckett della Compagnie delle Indie o il commodoro Norrington inseguono Jack Sparrow; o a Bart, lo scemo della ciurma che porta il cappello del capitano come Ragetti porta l’occhio finto per Barbossa, uno dei nove pezzi da otto dei Pirati Nobili.
Ma possiamo notare somiglianze anche ad altre saghe a cui forse Alen si è ispirato. Nel racconto si fa riferimento ai Re del Mare e all’Ordine dei Sei, quest’ultimi intesi come i rappresentanti delle famiglie più potenti e influenti dell’Impero. La somiglianza dei primi con i Quattro Imperatori e dei secondi con i Cinque Astri di Saggezza, i cinque che stanno al vertice del Governo Mondiale, del mondo del manga di One Piece è notevole. Anche se i Re del Mare potrebbero essere accomunati ai nove Pirati Nobili de I Pirati dei Caraibi, dato che non ci è dato sapere il numero preciso dei Re.
Ultimo riferimento ad altre saghe che possiamo notare è il personaggio del Dottor Sangue, così chiamato per il suo essere un medico ma allo stesso tempo un sanguinario, che di nome fa Isac Gallifrey. Omaggio, probabilmente, alla nota saga BBC Doctor Who dove il pianeta natale del Dottore si chiama proprio Gallifrey. Quest’ultimo, tuttavia, non è un vero medico e si prodiga per salvare l’Universo. Molto diverso da quelli che fa il Dottor Sangue.
Un buon esordio al romanzo lungo per Alen Grana che scrive un racconto in cui il lettore può calarsi senza remore, scorrevole e piacevole. Una storia lineare, ma narrata con un gioco temporale abilmente orchestrato che svela il passato e accenna il futuro nella giusta misura per non rovinare la lettura a metà percorso.
Non solo per i lupi di mare, questo libro è adatto a tutti gli appassionati pronti a uscire dagli schemi medievali dei guerrieri e dei maghi.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID