La sorte di un aquilotto scacciato dal nido dal fratello s'intreccia con quella di Lukas (Manuel Camacho), un ragazzo che non parla da quando la madre è morta in un incendio, generando una frattura tra lui e il padre (Tobias Moretti).
Testimone dei tentativi del ragazzo di curare la piccola aquila è il guardiacaccia Danzer (Jean Reno), che lo aiuta spiegandogli come curare e nutrire l'animale.
Il percorso di crescita del cucciolo di uomo e dell'aquilotto sarà quindi parallelo. Lukas imparerà come surrogare mamma Aquila rispettando la natura dell'animale, battezzato come Abel, per insegnargli a volare, a cacciare, a ritrovare se stesso e il suo posto nel mondo.
Questo ovviamente aiuterà Lukas a ricostruire il fratturato rapporto con il padre.
Il vero punto di forza della vicenda di Abel – Il figlio del vento, sono le scene documentaristiche. La vista delle montagne dal punto di vista dell'aquila è incommensurabile, così come la sensazione di volare insieme a lei.
La parte narrativa s'intreccia bene con la parte documentaristica, ma è abbastanza prevedibile, una storia raccontata migliaia di volte, in modi più interessanti.
Da sole le scene di vita selvaggia degli animali nel loro habitat naturale, girate da Otmar Penkr, costituiscono un motivo più valido per vedere il film in famiglia, programmando una vera gita tra luoghi che meritano sicuramente un viaggio.
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