Disturbante il film di Edoardo De Angelis, autore del lungometraggio Mozzarella Stories.
Viola (Marianna Fontana) e Dasy (Angela Fontana) sono due gemelle siamesi, attaccate fisicamente e unite spiritualmente in modo indissolubile.
Il film ci mostra un panorama squallido, desolato, la riva destra del Volturno, in cui emergono figure traballanti di una società al margine, degradata. Qui vivono le due sorelle, con i genitori e gli zii (poco importa se naturali, o acquisiti: anche le parentele non sono garanzia di lealtà, o fiducia) che sfruttano la loro anomalia fisica, organizzando spettacoli musicali in feste di personaggi freak e pittoreschi.
Qui c’è la prima caduta: le sorelle siamesi, il degrado, i problemi fisici, i committenti loschi e poco raccomandabili. Troppo. In una di queste squallidissime feste (che riecheggiano Tano da morire, L’amico di famiglia) le due ragazze conoscono un produttore discografico, che promette lustro e agi. Dasy, la più intraprendente, vorrebbe provare a uscire dall’angusto giro familiare, spiccare il volo. Vivere insomma. Viola, invece, è titubante, ha paura, non vuole rischiare.
Il giro di volta avviene quando dal nulla spunta un medico, il professor Fasano, interpretato da Peppe Servillo, che propone un’operazione per dividere le due fanciulle, non si capisce perché, forse per amore del lavoro, per un’etica filantropica.
Si rompe il velo. L’apparente equilibrio familiare frana e le ragazze guardano in faccia la mortificante realtà: una madre alcolizzata, un padre giocatore, che ha perso tutti i soldi con cui avrebbero potuto finalmente raggiungere il sogno di indipendenza, scoprono che avrebbero potuto separarsi da neonate, cosa che i genitori si sono guardati bene dal fare, che potrebbero vivere normalmente (c’è poi da chiedersi cosa sia la normalità), o quanto meno potrebbero finalmente pensarsi, ciascuna a se stessa, come unico individuo.
L’unica possibilità è contattare il produttore discografico Marco Ferreri, interpretato da Gaetano Bruno, chiedendogli un anticipo sul contratto. Dasy e Viola vengono prelevate da un gommone e condotte nello yacht del produttore. E qui altra esagerazione poco credibile: nella barca c’è un’atmosfera da Eyes Wide Shut con nani, prostitute, trans. Va bene il degrado, va bene la lussuria ambigua, che attrae e respinge, ma serviva proprio tutto, anche il nano attaccato alla tetta della prostituta con un’estetica che cerca di essere freak e surreale? Ovviamente Ferreri acconsente al prestito, ma si sente autorizzato a provarci con Dasy, che ancora è unita a Viola, spettatrice suo malgrado di tutto ciò che la sua religione, o forse la dignità, le impedisce di fare. Convince Dasy a fuggire con i soldi buttandosi in mare.
Ovvio lo zaino era aperto, e come nelle migliori tradizioni i soldi si perdono fra le onde.
Le ragazze vengono trovate dal padre, lasciato dalla moglie, vengono ricondotte sulla retta via della redenzione dei peccati, come pecorelle smarrite. Con la compiacenza di un sedicente prete, Don Salvatore, interpretato da Gianfranco Gallo, si mette in scena una processione con le due fanciulle segnate da misteriose e terrificanti stigmate. I seguaci sono gli abitanti della zona, mossi da una fede idolatra e bigotta. Ennesimo colpo di scena: Dasy si accoltella, dichiarando così la propria libertà e la propria voglia di indipendenza. Bastava chiuderla qui per capire. Ma vediamo l’happy end, che rassicura lo spettatore: le due ragazze sono salve, finalmente divise e nonostante ciò unite da un legame indivisibile.
Ultima nota: si vede la mano di Viola con la benda che copre la stigmate, non quella di Dasy. Lo spettatore drizza l’antenna. E la benda della mano di Dasy? Immediatamente Dasy in modo poco naturale fa ondeggiare la mano a favore della macchina da presa. Lo spettatore ringrazia e ogni suo cruccio si volatilizza con le speranze di un futuro migliore per queste due ragazze.
Gli attori sono davvero bravi, un po’ eccessivo Gallo, poco credibile la Truppo nei panni della madre alcolizzata ed estenuata dal marito, molto molto bravo il padre: Massimiliano Rossi e molto brave le ragazze Angela e Marianna Fontana. La regia, che ha lavorato bene con gli attori, difetta purtroppo nelle scelte visive e di sceneggiatura. Il troppo stroppia e le atmosfere lascive sono abbastanza telefonate. L’inizio sulla spiaggia è superfluo e anche la masturbazione di Dasy per identificare il personaggio ribelle. L’asciuttezza è una dote che si acquisisce con fatica, auguriamo a De Angelis di farne tesoro.
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