Fino al 5 ottobre 2016 sarà possibile vedere nelle sale cinematografiche lo splendido docufilm The Space in Between. Marina Abramović and Brasil, girato dal regista Marco Del Fiol e distribuito da distribuito da Nexo Digital e I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.
L'artista, la cui ricerca si basa sull'analisi dei limiti fisici e psicologici, stavolta si confronta con il mondo del soprannaturale, con il sincretismo fideistico che in Brasile si esprime in vari credi, più o meno arcaici. Dai sacrifici, ai riti di purificazione, ai trip provocati da erbe e decotti, la Abramović indaga il rapporto dell'Uomo con il soprannaturale, con i propri demoni e con le proprie ferite.
Senza nessun tipo di giudizio l'artista si accosta a culture lontanissime. La nudità, come spesso accade nelle performance dell'Abramović, non ha nulla di scabroso, o provocatorio, è una riflessione condivisa, un invito a vivere il corpo con una pace, che purtroppo i paesi legati alla cultura cattolica non riescono a far proprio. Le immagini molto eleganti si susseguono tenendo avvinto lo spettatore, che segue il viaggio con interesse, rapito e a volte interdetto da ritualità al limite della violenza.
Marco Del Fiol si è occupato di promuovere il lavoro di artisti contemporanei, cercando di mettere in comunicazione opere, autori e pubblico. In questo film è evidente tutta la sua esperienza, tesa a rimandare delle immagini non mediate nel tentativo di far vivere nel modo meno influenzato la verità della performance.
Molto interessanti le riflessioni della Abramović a chiusura del film, quando dichiara di aver capito che meno appare, meno l'artista è presente, più l'Arte esiste, perché ogni partecipante (non più spettatore) deve vivere (e non solo fruire) quell'opera, perché in fondo l'Arte è solo un mezzo per comunicare.
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