Con Il tesoro dei Marvel Brian Selznick conferma la sua straordinaria abilità nel narrare una storia in cui parole e immagini hanno la stessa forza. Se in Il segreto di Houdini l’importanza del testo scritto era nettamente superiore a quella delle illustrazioni, limite superato in La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, in cui disegni e parole si alternavano lungo tutto il romanzo, in quest’ultimo libro Selznick ha optato per una divisione più netta.
La prima parte, una saga familiare che inizia nel XVIII secolo e si protrae per diverse generazioni, è narrata attraverso le immagini. Disegni realistici realizzati a tutta pagina raccontano la storia di Billy Marvel, a partire dal suo viaggio sulla baleniera Kraken, della sua passione per il teatro e dei suoi discendenti. Pagine di giornale debitamente disegnate o altri brevi messaggi intervengono a fornire le poche indispensabili nozioni che non possono essere trasmesse attraverso le azioni dei personaggi e il contesto in cui si muovono.
La seconda parte, che si concentra sulla fuga da scuola di Joseph Jevis e sulla sua permanenza a casa di uno stravagante zio, è affidata esclusivamente al testo, un testo che oltre a raccontare le avventure del ragazzo piano piano inizia a scavare nella vicenda dei Marvel. E qui Selznick si dimostra capace di narrare una storia di amicizia e di mistero in cui hanno una parte importante il potere della memoria, la forza dei sogni e la volontà di riscatto dagli errori commessi.
La conclusione, nuovamente affidata alle immagini, riunisce definitivamente le due trame in modo perfetto.
Ancora una volta Selznick riesce a coordinare alla perfezione le due forme espressive evitando il predominio dell’una sull’altra e creando un’alchimia che rende la storia qualcosa di magico e al tempo stesso di realistico. Il ritmo è ben strutturato, i personaggi ben caratterizzati e le loro azioni coerenti, con i dubbi e le indagini di Joseph che trovano un’ottima risposta nel passato dello zio. Anche Frankie, l’amica di Joseph che all’inizio sembra solo una casuale compagna di scorribande, si inserisce alla perfezione in una vicenda ben più profonda di quanto poteva apparire all’inizio.
Dopo gli spettacoli di magia di Houdini e la nascita del cinema in Hugo Cabret Il tesoro dei Marvel fa rivivere la magia del teatro. L’unico dubbio è perché l’editore italiano abbia voluto inserire la fuorviante parola tesoro nel titolo di un romanzo che in inglese di chiama semplicemente The Marvels.
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