Zucchina è un bambino di 9 anni che, in seguito alla morte della madre, viene mandato a vivere in una casa famiglia per orfani. Non un severo orfanotrofio ma una luogo dove comunque l'inserimento non sarà facile. Lì imparerà a conoscere gli altri bambini ospiti della casa famiglia, con le loro idiosincrasie e vezzi, ciascuno con una storia di disagio e drammi alle spalle, ma imparerà a conoscere anche se stesso, stringendo amicizia con la piccola Camille, verso la quale comincerà a provare sentimenti inconsueti, all'alba della pre-adolescenza.
La storia, tratta dal romano Autobiografia di una zucchina di Gilles Paris, è narrata con i toni lievi della fiaba e della commedia, ma i temi che tratta sono delicati e importanti. Come tutte le buone storie dedicate ai ragazzi è la scelta di parole e toni che ha il compito di rendere accessibili ai destinatari concetti che una certa ipocrisia del politicamente corretto vorrebbe che venissero loro evitati.
La tecnica dell'animazione in stop motion, con pupazzi stilizzati ma molto espressivi, accompagna questo approccio lieve, leggero, ma non superficiale. Posture ed espressioni facciali sono espressivi quanto quelle di attori in carne e ossa, frutto di un lavoro dettagliato e curato in ogni minimo dettaglio.
Anche gli sfondi e gli ambienti, pur stilizzati, contribuiscono alla narrazione.
Nonostante la gravità delle situazioni presentate, la vicende non assume mai toni cupi e lascia intravedere luci di speranza per i personaggi.
Non è una soluzione forzata e "buonista", ma è piuttosto figlia di un ottimismo che affonda nella fiducia che con sforzi di buona volontà nel volere infrangere le barriere della reciproca diffidenza, le soluzioni ai problemi complicati possono essere in realtà molto semplici.
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