Philip Reeve, autore della serie di Macchine Mortali e ospite a Lucca Comics & Games 2016 per presentare al pubblico il suo nuovo romanzo Capolinea per le stelle, lunedì 31 ottobre ha tenuto presso Villa Gioiosa un educational per giovani scrittori e appassionati, dal titolo Worldbuilding – La costruzione di un mondo fantastico.
Più che un workshop, si è trattata di un'immersione nella storia personale e lavorativa dello scrittore. Reeve stesso non l'ha definito un workshop, perché in realtà per imparare a scrivere bisogna leggere tanto e scrivere tanto. Parleremo dei mondi fantasy che mi hanno ispirato, del mondo che ho creato, e alla fine faremo un esperimento di worldbuilding
Reeve ha iniziato disegnando di propria mano il "manifesto" di questo educational e mostrando una sua foto da bambino, in vacanza con i genitori. Abitando in una città di porto, Brighton (UK), durante le vacanze i genitori caricavano lui e la sorella nella Wolkswagen e li portavano nei posti più selvaggi della Scozia, del Galles, della Cornovaglia.
Questo è stato l'inizio della mia ispirazione. Quando visitavo questi luoghi, li popolavo con personaggi fantastici
Lo scrittore racconta che il primo romanzo fantasy che ha letto è stato Il Leone, la strega e l'armadio. Quando Lucy entra nell'armadio e arriva a Narnia, si trova in un luogo completamente immaginario.
Un altro romanzo cardine della sua adolescenza è stato Il Signore degli Anelli. C'era una copia nella biblioteca con la copertina rigida e una bella mappa all'interno. In essa si poteva seguire tutto il viaggio per personaggi dalla Contea fino a Mordor. Ma c'erano molti altri posti dove i personaggi non passavano, ma davano sostanza al libro. Sicuramente Tolkien aveva in testa tutti i dettagli del suo mondo: un alto dettaglio di geografia e di storia, basti pensare che un oggetto poteva avere anche tre nomi, uno in lingua degli umani, uno in elfico e un altro in nanico. Per me Tolkien è un punto di riferimento che ancora nessuno ha mai superato, anche se ovviamente si possono creare mondi in modo più semplice e schematico.
Pur amando il fantasy, all'inizio Reeve non amava il genere sci-fi.
La fantascienza mi faceva paura
ha ammesso, Parlava sempre di invasioni aliene, catastrofi… ma poi, quando avevo 12 anni, uscì il primo Star Wars, e da allora amai anche la fantascienza e quella galassia lontana lontana. Da qui capii che pistole laser erano di pari livello della magia del fantasy. Ho amato Star Wars, Aliens… e il programma radiofonico della BBC Don't Panic, che combinava sci-fi e umorismo.
Questo era quello che c'era nella mia testa quando avevo 15-16 anni.
Reeve ha studiato come illustratore e si è occupato nei primi anni di illustrazioni di libri per ragazzi. Nel frattempo scriveva qualche rappresentazione teatrale, e pian piano ha cominciato a scrivere il suo primo romanzo, Macchine Mortali.
Con questo libro ho cercato di creare un mondo fantastico dettagliato, e un libro che avrei voluto leggere quando avevo 13 anni. Ecco il mio consiglio: scrivete sempre quello che vi piacerebbe leggere.
Così è stato creato il futuro di Macchine Mortali, un futuro che adesso definiremmo steampunk, anche se a quel tempo Reeve non conosceva neppure questa parola.
All'inizio non avevo chiara in testa la storia, dovevo trovare i giusti personaggi e la giusta trama. Avevo bisogno di una immagine centrale, un'dea che facesse funzionare bene il libro. E alla fine mi è venuta l'idea della moving city, le città in movimento, dove i più poveri stanno in basso e i ricchi sempre più in alto. Ma perché serviva una città che si muove? Così ho pensato che fosse per cacciare città più piccole, per divorarle e riutilizzarne i pezzi per ingrandirsi. Quindi ho costruito tutto intorno a questa immagine chiave. Tuttavia un libro non è solo questo, c'è bisogno di una storia da raccontare. Ho quindi provato a immaginare come vivesse la gente in queste città, ai piani bassi e ai piani alti, e come invece fuori dalle città stesse. Tutto doveva essere coerente. L'ambientazione quindi aiuta a raccontare.
Dopo la pubblicazione di Macchine Mortali, Reeve ha scritto altri tre sequel, ampliando la sua ambientazione. Ha cominciato a pensare come sarebbero state queste città in movimento nelle varie nicchie ecologiche e come si fossero costruite. Dunque ha scritto anche tre sequel per spiegare quello che accadeva agli albori dell'era delle città in movimento (Fever Crumb).
Come novità lucchese, l'annuncio che Reeve ha firmato un accordo con la Sony per far diventare Macchine Mortali un film, adattato da Peter Jackson.
Spero di tornare fra tre anni a Lucca, e magari troverò qualcuno che sta facendo il cosplay del mio Macchine Mortali.
Ma non sempre tutto è andato bene nella carriera dello scrittore.
Quando sei un autore nuovo tutti ti intervistano, ma quando hai scritto 7-8 libri, se non sei la Rowling nessuno ti considera più.
Quindi qualche anno fa Reeve ha pensato di rinunciare alla scrittura, ma poi ha conosciuto Sarah McIntyre, illustratrice di libri per bambini, e ha cominciato a collaborare con lei scrivendo e illustrando romanzi per ragazzi di circa 7 anni. Insieme hanno pubblicato quattro libri, di cui solo uno edito in Italia: Oliver e le isole vagabonde (Oliver and the Seawing).
Scrivere per questo target è un lavoro diverso, perché non c'è bisogno di descrivere molto, ci pensa l'illustrazione a creare il mondo. Dunque vi consiglio: se a un certo punto della vostra vita vi trovate bloccati nella scrittura, cercate di lavorare con un amico, di rendere il vostro lavoro come un gioco.
In particolare Reeve ha nominato i romanzi Pugs of the frozen North (storia di una gara con 66 carlini che trainano una slitta) e Cakes in the Space, in pratica il suo primo romanzo di fantascienza. Parla di una bambina, Astra, in viaggio su un'astronave. Come in 2001 Odissea nello spazio, le persone saranno ibernate per il viaggio. Prima di andare a dormire, Astra vuole fare uno spuntino e va a prendere una torta, ma trova una serie di torte malvagie, stile "Aliens", e da loro deve salvare l'astronave.
Grazie alla collaborazione con Sarah, Reeve ha ritrovato la voglia di scrivere e ha deciso di dedicarsi a un altro fantasy. È nata così l'idea di Capolinea per le Stelle.
Non avevo mai scritto una storia nello spazio, eccetto Cakes in the Space. Ho cominciato a immaginare pianeti e a creare nuovi mondi. Ma ho incontrato un problema: non mi piacevano le navi spaziali per viaggiare da un pianeta all'altro. Ogni volte che i miei personaggi salivano su un'astronave, la storia moriva. Dunque, come viaggiare da una parte all'altra di questo universo? Ho pensato quindi di utilizzare i WormHoles. Viaggiando attraverso questi buchi spaziali, non c'era bisogno di astronavi, bastava un treno. Ed ecco l'idea giusta: tutto questo impero galattico è collegato in rotaia!
Reeve afferma che Capolinea per le Stelle non è steampunk come Macchine Mortali, voleva scrivere qualcosa di molto futuristico e high tech.
Come con Macchine Mortali, è il mondo che mi ha dato la storia. Ho pensato di usare come personaggi gli androidi. Il personaggio principale, Nova, è un androide che vuole essere uguale agli umani. I treni spaziali sono senzienti, poi ci sono le intelligenze artificiali della rete… tutti loro potevano essere personaggi. E negli angoli bui delle stazioni insetti, anch'essi senzienti, hanno creato un'entità alveare nel tentativo di diventare anche loro come gli umani. E dunque, cardine della storia: cosa vuol dire essere umano? Se l'androide riesce a pensare, non può essere umano anche lui?
Reeve ha spiegato come le sue esperienze quotidiane siano da sfondo ai romanzi. Per esempio, alcuni degli ambienti di Capolinea per le Stelle sono ispirati dalle lunghe passeggiate che l'autore faceva d'inverno intorno a Brighton, in ambi spazi e nel vuoto.
So poco di tecnologia, non sono uno scienziato. Creare questo mondo high tech è stato complesso, ma non voglio fare sci-fi con spiegazioni scientifiche assolutamente plausibili. Io scrivo fantasy con sfondo fantascientifico.
Rispondendo alle domande del pubblico, Reeve ha affermato che nel fantasy e nella fantascienza l'introduzione di un "cataclisma" può essere un elemento importante, è ciò che dà cambiamento al mondo e permette di crearne uno nuovo. Anche i personaggi cambiano: alla fine della storia, non sono mai uguali a come erano all'inizio, c'è un'evoluzione.
A me non piacciono gli eroi che vincono sempre. Nemmeno le persone troppo sagge nelle storie. Non mi piace neppure la distinzione netta tra buoni e cattivi, spesso le persone sono entrambe le cose. Mi piace quando persone che sembrano cattive poi in realtà si dimostrano buone (come la zia di David Copperfield di Dickens). Il cattivo deve avere delle ragioni per quello che fa. Per esempio, potrebbe pensare di essere buono, o voler diventare buono. Così allo stesso tempo il buono ha paura, è maldestro, non è certo superman.
Gli ultimi venti minuti: creare un mondo e una storia
Di seguito l'esperimento, un po' ironico, con cui Reeve ha provato a tirar fuori la costruzione di un mondo in pochi minuti insieme ai partecipanti all'educational. Ha cominciato disegnando una città con delle mura intorno e tante mure, come Lucca.
PR: Perché c'è il muro?
Pubblico: A causa di una maledizione. Ci sono intorno gigantesche capre mutanti
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PR: Se è accerchiata da queste capre, come si procura il cibo la città? Ci sono degli eroi coraggiosi?
Pubblico: Si narra di un eroe coraggioso che è riuscito a mungere una capra sconfiggendola, il goat-milker.
PR: A questo punto, se non sapete come proseguire, aggiungete dettagli: da dove vengono le capre?
Pubblico: Sono state mandate da un'altra città oltre le montagne, chiamata ASIP (chiara allusione alla città di Pisa, oltre le montagne rispetto a Lucca). Ad Asip regna una tiranna, una donna velata che nessuno ha mai visto in faccia.
PR: E intorno alla città con il muro cosa c'è?
Pubblico: Una palude e poi la costa, con un villaggio di pescatori, no,, di contrabbandieri, che aiutano la città a fare rifornimenti risalendo lungo il fiume che passa sotto la città. La loro nave ha la prua a forma di lupo, per spaventare le capre. Oltre a portare cibo per la città, i contrabbandieri dovranno cercare il famigerato goat-milker, l'eroe di cui si è perso traccia e che può aiutare a sconfiggere le capre…
Ed ecco che, cambiando qualche dettaglio (si può mettere qualsiasi mostro/nemico al posto delle capre), avete un mondo e una storia fantasy confezionata in pochi minuti. Così, con una sessione di autografi "illustrati" molto originali, si è concluso l'educational di Philip Reeve, che speriamo di rivedere presto ai prossimi Lucca Comics & Games.
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