- Della Morte e del fanatismo
- Feige scopre che gli attori sanno recitare
- Più intimo, ma forse anche no
L'approssimarsi del noto terzo atto dell'universo cinematografico Marvel spinge i Marvel Studios a gettare benzina sul fuoco per mantenere all'apice gli entusiasmi decollati otto anni fa con il primo Iron Man. Kevin Feige, produttore e presidente, si è immolato per la causa rilasciando una sibillina intervista a Vulture, schivando di fatto i quesiti salienti, ma scoprendo qualche nota minore sul futuro della saga espansa di cui controlla i fili.
Della Morte e del fanatismo
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Incalzato su quali nuove aggiunte supereroistiche offriranno i nuovi lungometraggi degli Avengers si è limitato a commentare sardonico con un lapidario si formeranno squadre inattese. Altrettanto schivo è stato quando gli hanno domandato se la divinità della morte Hela (interpretata da Cate Blanchett e che verrà introdotta nel venturo Thor: Ragnarok) vestirà duplici panni incarnando anche la manifestazione mortifera ambita dal perfido Thanos fumettistico. In questo caso le motivazioni dell'antagonista dei Vendicatori su grande schermo potrebbero essere molto più insolite e sfaccettate del banale stereotipo blockbuster.
Tutto è possibile, si è limitato ad affermare Feige. Ma il nozionismo fumettistico può aiutare i fan ad anticipare i fatti quanto portarli a interpretazioni errate. Quindi vedremo.
Feige scopre che gli attori sanno recitare
Il produttore passa quindi a decantare i talenti della vincitrice Oscar Cate Blanchett, sorprendendosi di quanto sia effettivamente capace. A suo dire, infatti, le scene in cui lei presenzia risultano stupefacenti pur in mancanza degli effetti speciali tipici della post-produzione
, riuscendo a dominare quel green-screen che aveva demoralizzato persino il veterano Sir Ian McKellen.
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Più intimo, ma forse anche no
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In ultimo Feige parla delle dinamiche dell'universo Marvel nel futuro post Infinity War (dopo il 2019, insomma), dando un feedback a coloro che come Peyton Reed (il regista di Ant-Man) si preoccupano del numero sempre maggiore di personaggi in gioco e sul susseguente svilimento dei singoli individui.
Penso sarà possibile avere film più intimi o avere combinazioni di personaggi più inaspettati e interessanti, dopo quello. Non è mai intenzionale il puntare sul “farlo ancora più grande”. Probabilmente una delle più grandi scene che abbiamo avuto in un film è stata la battaglia aeroportuale in Civil War e in quel caso il destino del mondo non era a rischio, un asteroide non stava per annichilire la città in quella scena, ma vi era un conflitto tra eroi che portava a provare qualcosa. […] Per noi è meno importante continuare a ingigantire la spettacolarità – anche se in alcuni casi lo faremo – e più l'approfondire le interazioni tra personaggi.
Un passo avanti e uno indietro per proseguire un valzer nel quale nulla di oggettivo viene comunicato. Più che indecisione quella di Feige sembra oculata astensione e desiderio di reclamizzare il prodotto in arrivo piuttosto che dar adito a speculazioni nei confronti di pellicole che vedremo non prima di quattro anni. In effetti fa bene, considerando che una sua recente defaillance ha dato il via a una corrente di pensiero che vede già gli Inhumans come i protagonisti della Fase 4.
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