Ero assai scettica su quest'operazione Animali Fantastici e dove trovarli, sia perché i provini mi avevano lasciata indifferente, sia perché temevo l'effetto Harry Potter e la maledizione dell'erede, che in breve ritengo una pessima fan fiction sbadigliosa, ancorché scritta con mestiere, atta a snaturare parte del meticoloso lavoro svolto nel romanzi.
Devo dire invece che il film mi è piaciuto e questo perché J.K. Rowling si è sottratta dal summenzionato pericolo creando una serie che ha sì legami con la vecchia, ma che fortunatamente si sviluppa in maniera autonoma creando, sostanzialmente, una nuova e diversa saga.
Se il legame con quella precedente resterà altrettanto flebile nell'intera, preannunciata pentalogia, tale pericolo resterà al bando. Se invece la Rowling cederà alla tentazione di legare le due serie in maniera molto più stretta, temo che il rischio "effetto Erede" si farà proporzionalmente maggiore.
Fatta tale premessa, entriamo nel merito di questa prima pellicola, osservando anzitutto che, finalmente, ho apprezzato un film di David Yates, laddove invece le sue trasposizioni da pagina a schermo non mi hanno mai convinta, per usare un eufemismo. L'aver diretto, questa volta, una sceneggiatura originale, evidentemente giova anche a lui.
Il film è girato interamente in 3D e questo aumenta senza dubbio l'effetto meraviglia quando le molte creature magiche, già di per sé frutto di effettistica notevole, si affacciano allo schermo. Fra quelle a noi già note vediamo sfilare lo Snaso, l'Erumpent, il Billywig, il Demiguise, gli Occamym, gli Asticelli e parecchie altre, non facilmente identificabili, sullo sfondo; ma al catalogo si aggiunge ora l'Obscurus: non propriamente una creatura in senso zoologico, bensì un qualcosa al confine con esseri quali i Dissennatori.
L'Obscurus è definito dai babbani (in America detti nomag, che sembra un po il nome di un medicinale ma effettivamente è la traduzione più plausibile per l'equivalente inglese no maj) come un soffio di vento scuro che distrugge tutto ciò che incontra, ma il magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne) ci informa che si tratta di un parassita bello e buono: esso si impossessa infatti di bambini, a cui prosciuga lenergia vitale in un arco medio di una decina danni, e che si scatena – almeno da quanto emerge nel film, ma sicuramente la Rowling ci rilascerà ulteriori dettagli nelle prossime settimane – quando qualcosa turba i piccoli ospiti. L'idea non è nuova, l'esempio più plateale che mi viene in mente sono i Mostri dell'Id nel film Il Pianeta Proibito; tuttavia costituisce, nella migliore tradizione rowlinghiana, una buona rielaborazione del concetto psicanalitico di parte oscura dell'uomo. Un concetto che la scrittrice aveva già ottimamente sviluppato con la creazione dei Dissennatori, dello Specchio delle Brame, dell'ottavo horcux che lega a doppio filo Harry con Voldemort e infine (anche se questa volta in maniera derivativa, visto che tale creatura è ripresa direttamente da un'invenzione di Paul Gallico), con i Mollicci.
Ebbene nel film si intrecciano sostanzialmente le vicende di questo Obscurus, che è la fonte di devastazione cui si assiste nei provini, e la vicenda di Newt Scamander. I provini sono montati invece in modo da indurre lo spettatore a pensare che tale devastazione sia in realtà frutto della fuga di alcune delle creature che il mago naturalista ha portato con sé dalla Gran Bretagna a New York e onestamente mi sfugge il motivo per cui si sia voluto equivocare su questo, a meno che si tratti di un equivoco involontario.
La fuga degli animali di Newt, lungi da essere fonte di cataclismi, è solo un ottimo espediente per creare buffe e fantasiose scene volte a provocare risate assicurate (particolarmente quelle in cui è coinvolto lo snaso) e a far incrociare la strada del giovane scienziato con i tre comprimari: un babbano con velleità da pasticciere e due sorelle che lavorano al MACUSA (l'equivalente del Ministero della Magia britannico), di cui una è una Legilimens e l'altra un'Auror sulle tracce dell'Obscurus, almeno prima di cadere in disgrazia presso i suoi superiori.
Mentre negli UK degli anni '90 maghi e babbani convivono pacificamente, all'insaputa di questi ultimi, il clima della New York anni '20 è invece da vera e propria caccia alle streghe, di cui già i nomag sospettano l'esistenza e che l'Obscurus rischia di tradire nella maniera più plateale. Da qui, appunto, il tentativo del MACUSA di rintracciare il bambino che ospita la creatura dentro di sé. Ma oltre al governo magico cè qualcun altro che ha interesse a trovarlo per primo, e si tratta proprio di quel Gellert Grindelwald che funge da maggior punto di raccordo con le vicende potteriane a tutti già note.
Questa, a grandi linee, la panoramica del film, evitando al contempo di cadere in grossi spoiler e scrivendo a pochissime ore di distanza dalla prima visione.
Si tratta dunque di una pellicola ben confezionata sia al livello di effettistica che di trama. La prima è profusa non solo nell'animazione delle creature, ma anche delle ambientazioni e degli accessori magici (di cui avevamo avuto un assaggio col Ministero della Magia e la Tana). Tuttavia, la sua sua apoteosi si rivela nella valigetta di Newt, la cui capienza, aumentata mediante lo stesso incantesimo che abbiamo visto operare sulla tenda dei Weasley alla Coppa del Mondo di Quidditch e sulla sua borsetta di Hermione nell'ultimo romanzo, permette al giovane mago di portarsi dietro il proprio laboratorio e, addirittura, alcuni habitat naturali dove far soggiornare i propri animali.
Nell'intreccio, invece, convergono elementi atti a soddisfare tutti i palati: c'è sense of wonder, c'è comicità, c'è il mistero irrisolto e non manca nemmeno una spruzzata di rosa, qui molto lieve ma sufficiente a far presagire sviluppi più consistenti in futuro.
Forse la Rowling è riuscita nel miracolo di scrollarsi di dosso un'eredità pesantissima con grazia e levità. Vedremo se i prossimi film manterranno questa buona premessa e promessa.
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