Molto interessante e pieno di spunti Miss Peregrine- La casa dei ragazzi speciali, film diretto da Tim Burton tratto dal romanzo di esordio di una trilogia coinvolgente scritta da Ransom Riggs.
La storia prende spunto da una delle passioni dell’autore: la collezione di fotografie antiche e particolari, proprio dai quesiti nati da una di queste, racconta Riggs, in cui un ragazzino è coperto di api, si sviluppa l’idea di un gruppo di bambini particolari da proteggere. La diversità in questo caso non ha un’accezione negativa, è solo una particolarità da conoscere, accettare e con cui convivere. Certo il mondo non è preparato a inserire il diverso (e questo traspare nel film), ancora oggi forme di razzismo sono presenti, sotterranee, pericolose, subdole, difficilmente identificabili, ammantate a volte da un buonismo che nasconde, con la sua compiacenza, un distacco altezzoso, o un compiacimento altrettanto lesivo.
L’atmosfera cupa del film è amplificata dal personaggio di Miss Peregrine, la protettrice dei ragazzi, interpretato da Eva Green, truccata in modo eccellente, che offre una credibile prova d’attrice accattivante e sensuale, lontana da quella descritta nel libro, ma funzionale al racconto cinematografico. Sono evidenti alcuni riferimenti a capolavori come Mary Poppins, dichiarati dalla stessa produttrice Topping, io aggiungerei anche a Eglantine Price di Pomi d’ottone e manici di scopa per la grinta e la determinazione con cui Miss Peregrine reagisce agli attacchi dei Vacui, i nemici dei ragazzi speciali.
Piccola e di non particolare rilevanza ai fini narrativi la presenza di Judi Dench, che sparisce dalla storia senza una chiusura, o un chiarimento reale. Insomma una pistola che non ha sparato.
Come sempre eccessiva e prevedibile, da molti anni ad ora, l’interpretazione di Samuel L. Jackson, attore a cui basta cambiare vestito per interpretare nella medesima maniera Tarantino, Burton, etc. Insomma una sicurezza: sai ciò che ti puoi aspettare e quello otterrai.
Meravigliosa, elegante e misurata l’interpretazione di Terence Stamp il cui ruolo è Abe, il nonno di Jake. Realistico e credibile, quando lo si vede agire si sospende l’incredulità e tutto diventa possibile.
Irriconoscibile invece Rupert Everett, a cui viene affidata una piccola parte.
Molto bravi i ragazzi: Asa Butterfield, Jake (il protagonista), verosimile ragazzo problematico che scopre la propria particolarità e grazie al percorso di crescita e all’aiuto del nonno riesce ad accettarla.
Brava Ella Purnell, che interpreta Emma; molto bravi tutti i bambini e ragazzi: la forzuta Brownin (Pixie Davis), la sensibile Fiona (Georgia Pemberton), il distinto Horace (Hayden Keeler-Stone), per citarne alcuni, sono ben diretti e plausibili, non cadono mai nello stereotipo dei bambini-caso e creano un bel gruppo direi quasi di sostegno reciproco.
Bellissime le scene sott’acqua e quelle di azionamento della nave. Notevoli le trovate tecniche della lotta, che coinvolge anche i passanti, fra i Vacui e gli scheletri, cosa non facile da girare.
Il film, se proprio vogliamo trovare un difetto, o meglio ciò che per alcuni potrebbe essere un difetto, è un po’ verboso, ma il vero problema è chiedersi cosa ci si aspetta da un film. Se si desidera un film action, con scazzottate e scontri all’ultimo sangue, cambiate schermo; se invece gradite una narrazione di ampio respiro, che riflette anche su temi importanti come il confronto con la senilità, con la diversità anche di approccio alla vita, allora godetevi la proiezione.
Un unico neo che mi lascia perplessa, ma è un dettaglio collaterale, nonché una trovata pubblicitaria è l’hashtag #StayPeculiar (#SiateSpeciali). L’invito a essere speciali potrebbe indurre la ricerca di una particolarità a tutti i costi. Sarebbe meglio, visto il target a cui è diretto il film, invitare a essere se stessi, ad accettare se stessi. Purtroppo eventi mediatici e attenzione psicologica non sempre vanno a braccetto, nonostante l’intento voglia essere positivo.
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