Molto piacevole, Sing il film di animazione diretto da Garth Jennings e prodotto dalla Illumination Entertainment (Cattivissimo me, Minions e Pets).
La trama è appassionante e mostra dei retroscena che difficilmente sono rappresentati con tanti dettagli tecnici nei film animati. Abbiamo spesso visto i problemi dei dietro le quinte cinematografici, ma poche volte quelli teatrali. Sing mostra le angosce del koala Buster Moon, direttore di un teatro, che un tempo fu à la page e ora è in declino sia di pubblico, sia di sicurezza edilizia.
Buster fin da piccolo ha desiderato gestire un teatro, vivere in quell’ambiente e con mille difficoltà, grazie all’aiuto dei genitori, riesce a coronare il suo sogno. Ma il tempo non fa sconti a nessuno e purtroppo, come spesso accade oggi, i teatri non hanno più l’appeal di un tempo e devono inventare mille eventi di vario genere per tirare a campare e consentire al sipario di alzarsi. L’idea per la salvezza nasce per caso e, sempre per caso, si incatenano una serie di circostanze che diffondono la notizia di un concorso canoro con un cospicuo premio in denaro.
Fare leva sul bisogno di affermazione di ogni persona è un’arma vincente, tutti cercano una svolta nella vita, per esempio in letteratura: mille gli scrittori anche adolescenti; o in cucina: mille i cuochi che sognano cucine da incubo; o nel cinema: mille gli attori, più o meno dotati, che ambiscono un ingaggio; o nella musica: mille i gruppi, i solisti che si presentano ai talent show sperando il successo. Proprio su questa necessità si basa la trama e da qui si dipana una trafila di simpatici personaggi che si propongono come partecipanti della gara.
La selezione è dura, non tutti hanno le qualità per arrivare, nonostante la determinazione, non tutti invece hanno la grinta per sfondare. Seguiamo il percorso di Rosita, la maialina mamma di 25 figli la cui voce è di Reese Witherspoon; di Meena, un’elefantessa insicura, con la splendida voce di Tory Kelly ; di Johnny, un gorilla, figlio di un rapinatore, che vuole cambiare vita, diventando cantante, la cui voce è di Taron Egerton; di Ashley, un’istrice con l’ambizione di fondare una band, con la voce di Scarlett Johansson; di Mike, un topo sensuale, in stile Bublè, o ancora prima Sinatra, con la voce di Seth MacFarlane.
Ci sono anche personaggi di contorno molto ben caratterizzati: Eddie Noodleman, amico di Buster, incapace di comprendere quale sia lo scopo della sua vita; la zia Nanna Noodleman, etoile del teatro in un tempo che fu, grande diva, che vive nel mito del passato; l’indimenticabile collaboratrice di Buster, Karen Crawly, un’iguana vecchiotta, con un occhio di vetro ballerino, ma con un ottimo orecchio musicale, doppiato proprio dal regista.
Non mancano le difficoltà, i disguidi, i contrattempi che rendono Sing appassionante, ma per fortuna, come in tutti i film natalizi, tutto finisce bene, con le promesse di successo per i bravi interpreti.
L’unica riflessione che in tutto questo mi ha accompagnato, nonostante la piacevolezza e il garbo con cui Sing è costruito è: dobbiamo per forza infestare con un ennesimo talent anche il mondo animato? Mi auguro che i genitori sappiano spiegare che il fuoco del messaggio non era la vittoria della competizione, quanto la ricerca della propria identità, la presa di coraggio per affermare un proprio desiderio e l’impegno per realizzarlo, altrimenti avremo miliardi di concorrenti e nessun organizzatore.
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