L'Arca dell'Alleanza rappresenta uno dei tesori più importanti e ricercati nel corso della storia. La vicenda del manufatto ha affascinato le decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell’arca, dall’archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell’omonimo personaggio televisivo,

allo studioso inglese Graham Hancock, un esperto di storia templare convinto che il sacro cofano sia custodito in una cappella nel lago Tana in Etiopia.

Anche i ricercatori dell’università di Lancaster hanno per dieci anni ricostruito a ritroso le vicende dell’enigmatica storia inseguendone le tracce in archivi polverosi, tra documenti storici e società segrete, leggende e tradizioni ormai dimenticate.

Una di queste piste ha portato Peter Eier, direttore del reparto per le tecnologie applicate ai Beni culturali, a dare credito alla versione raccontata nella cronaca etiope trecentesca Kebra Nagast o Gloria dei re che vuole l’arca dell’alleanza custodita ad Axum, in Etiopia. A portarcela sarebbe stato un certo Menelik, che la tradizione vuole nato dal matrimonio di re Salomone con Makeda, la regina di Saba. Il figlio della giovane ed avvenente etiope, d’accordo con un pugno di ebrei ribelli, avrebbe rubato l’arca trasportandola segretamente ad Axum.

E grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum.

Teoria da tempo conosciuta, ma sfortunatamente, ognuna delle circa ventimila chiese copte dell’Etiopia custodisce una copia dell’arca. Trovare quella autentica è dunque come cercare un ago in un pagliaio e occorre avere un gran colpo di fortuna per arrivarci.

Esattamente quello che ha raccontato d’aver avuto il professor Eier:

"Ci siamo trovati ad Axum per un invito ufficiale del governo etiopico e, dopo una serie di cerimonie, ci hanno condotti a visitare la vecchia chiesa cristiana S.Maria di Sion ad Axum, una chiesa costruita nel Seicento dall'imperatore Fasiladas... Dietro l'altare maggiore, protetta da un baldacchino di velluto rosso con ricami, c’era l'arca. L'abuna non voleva affatto mostrarcela. Ma un giovane chierico aprì la tenda e noi potemmo vedere una cassa di legno scuro, lunga un metro e alta sessanta centimetri, con il tetto a doppio spiovente. Non c’erano più le lamine d'oro e la superficie stessa appariva deteriorata. Appena l'abuna si accorse che stavano osservando l’arca, rimproverò aspramente il chierico, ordinandogli di abbassare immediatamente la tenda..."

Secondo la religione copta, difatti, non è concesso a nessuno di vedere l’arca. Si dice che persino al negus Hailè Selassiè, che ne aveva espresso il desiderio, venne opposto un secco rifiuto. E si dice che l’accesso alla stanza dell’arca sia consentito a un solo abuna per generazione.

Inutile dire che il professor Eier si è dovuto accontentare di tornare in patria con la convinzione di aver trovato la preziosa reliquia.

All’epoca dell’antico testamento l’Arca dell’Alleanza era adorata dagli israeliti come incarnazione di Dio stesso, segno e sigillo della sua presenza sulla terra, fortezza del suo potere e strumento della sua ineffabile volontà. Costruita per contenere le tavole della Legge sulle quali erano stati scritti i Dieci Comandamenti, non era nient’altro che uno scrigno di legno lungo poco più di un metro e profondo circa 70 centimetri. Era incastonata dentro e fuori di oro zecchino ed era sormontata da due figure alate di cherubini posti ai lati del coperchio di oro massiccio.

La bibbia e altri fonti arcaiche parlano dell’Arca come di un oggetto che ardeva di luce e di fuoco, in grado di provocare negli esseri umani tumori e profonde ferite, di abbattere montagne, fermare il corso dei fiumi, distruggere interi eserciti e devastare città.

La storia dell’Arca nasce e muore all’interno della Bibbia stessa, senza alcun appello per le tesi appassionate dei cacciatori, ma sembra che questa volta non occorrerà aspettare l’Apocalisse per vedere l’Arca riapparire. Il giorno del giudizio potrebbe essere troppo in là, e forse per l’epoca, la caccia all’arca potrebbe aver perduto d’importanza.

Nota della redazione: Come la data di pubblicazione poteva suggerire, la notizia soprariportata e frutto di pura invenzione e stilata allo scopo di farvi sorridere nella giornata dedicata agli scherzi. Speriamo di avervi portato un po' di buonumore