Ha aperto domenica 5 febbraio 2017, nella sede del M.a.x. Museo di Chiasso, la mostra J. J. Winckelmann (1717-1768) I monumenti antichi inediti Storia di un’opera illustrata.
Per comprendere bene l’importanza di tale mostra dobbiamo chiarire chi fu J. J. Winckelmann e quanta importanza ebbe e ha la sua opera.
Il personaggio
Nato in una famiglia disagiata, J.J. Winckelmann, con la sua determinazione, riuscì a intraprendere gli studi prima di teologia, poi di medicina e di matematica. Costretto a fare il precettore per sostenersi economicamente, dopo vari incarichi, riuscì a diventare bibliotecario del conte von Bünau, trovando così il vero appagamento per i propri interessi. Si aprì una carriera brillante per lo studioso, che rese possibili viaggi in Italia, grazie ai quali poté confrontarsi con opere d’arte da lui tanto amate. Divenne bibliotecario del cardinale Albani, studiò e catalogò le innumerevoli opere della famosa villa dell’alto prelato.
Winckelmann, che ha una formazione seicentesca, ha una cultura di stampo enciclopedico.
La mostra
Come spiega uno dei due curatori Stefano Ferrari (insieme a Nicoletta Ossana Cavadini, direttrice del M.a.x. museo) Winckelmann ebbe la possibilità di confrontarsi con opere di indescrivibile valore, di ammirarle dal vivo e da vicino. Proprio la sua passione lo porta a voler dare un ordine alla classificazione delle opere. Lo studioso è legato alla produzione di zibaldoni di appunti nella lingua di origine, conoscendo ben sette lingue, prendeva note su tutto, analizzava e riscriveva, definiva, limava i suoi scritti come un cesellatore. Queste caratteristiche sono fondamentali per comprendere la raffinatezza e soprattutto l’affidabilità dell’opera dell’autore in mostra, in un periodo in cui solo questi scritti erano uno dei pochi mezzi attraverso cui era possibile diffondere la cultura.
Attraverso le 208 splendide grafiche contenute nell’editio princeps, stampate in due volumi nel 1767 e quella stampata a Napoli nel 1820, comprendiamo anche la difficoltà della stesura, fu un’operazione titanica per l’epoca, che l’autore volle e finanziò personalmente, assoldando non solo disegnatori scelti personalmente, ma anche gli stampatori, che avevano un’importanza non secondaria.
In mostra sono presenti anche i due manoscritti preparatori, venti matrici in rame, quattordici prove di stampa, cinque ritratti incisi e due dipinti a olio, un quadro inedito, quarantasei libri antichi e tre preziosi reperti provenienti dal MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli (che ospiterà la seconda tappa della mostra): una bellissima gemma con Giove che fulmina i giganti, un bassorilievo di marmo con Paride e Afrodite e un affresco di Pompei con il cavallo di Troia, che a me ha ricordato molto i dipinti simbolisti, ma questa è un’altra storia.
La mostra, che ha visto la partecipazione di quattro nazioni (Francia, Germania, Svizzera e Italia) si inserisce nel calendario del Giubileo 2017 per il terzo centenario della nascita dello studioso, resterà aperta fino al 7 maggio 2017.
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