- Lauren Kate allo stand di Lucca Comics and Games
- Lauren Kate in sala Tahoma
- FantasyMagazine incontra Lauren Kate a Tempo di Libri
Si è conclusa giusto ieri la neonata manifestazione dell’editoria Tempo di Libri, che si è svolta dal 19 al 23 aprile scorsi e ha visto molti ospiti e tanti eventi per i visitatori. Tra i primi anche Lauren Kate, l’autrice della saga degli angeli caduti, di cui il primo libro si intitola Fallen e che ha visto la pubblicazione dell’ultimo capitolo a gennaio di quest’anno per la casa editrice Rizzoli.
L’autrice ha incontrato i propri fan sabato 22 in due momenti: prima allo stand della storica manifestazione Lucca Comics & Games, mentre, subito dopo, nella sala Tahoma di Tempo di Libri.
Lauren Kate allo stand di Lucca Comics and Games
Il primo degli incontri con Lauren Kate per i fan della saga degli angeli caduti è stato moderato da Chiara Codecà, nostra stimata ex collaboratrice, investita del duplice ruolo di intervistatrice e interprete per l’occasione. L’intera conversazione e il successivo momento dedicato agli autografi sono andati in diretta Facebook sulla pagina di Lucca Comics and Games e potete vederli qui. Durante tutto il tempo che Lauren Kate ha dedicato ai propri fan, Cosimo Lorenzo Pancini, art director di Lucca Comics and Games, l’ha ritratta in uno splendido disegno a matita.
Lauren Kate in sala Tahoma
Successivamente, l’autrice statunitense si è spostata nella sala Tahoma di Tempo di Libri dove si è tenuto un incontro dedicato alle domande dei fan. Abbiamo così appreso che, inizialmente, il rapporto tra Lauren Kate e Luce, la protagonista della saga, è stato complicato: l’autrice voleva farle prendere determinate scelte, ma sentiva che la sua “voce” era di un altro avviso. Alla fine, però, ha ammesso di essere molto fiera della crescita di Luce, di cui è molto orgogliosa nonostante le difficoltà. Su Cam, invece, ha detto: Cam è il diavolo… è mio marito, come faccio a non amarlo?
Sulla saga ha dichiarato di aver preso l’ispirazione iniziale dal libro della Genesi e di essersi interessata soprattutto alla profonda ambiguità degli angeli caduti, esseri che per fare del bene arrivano a compiere atti malvagi, e ha voluto indagare come questi esseri possano essere adorabili e amabili nonostante tutto. Il progetto di Fallen è iniziato quando ancora studiava ed è stato il prodotto di dieci anni di tentativi e fallimenti, che l’hanno portata da non sapere cosa aspettarsi dal pubblico a trovarsi di fronte una sala piena di persone, alcune in lacrime quando la vedono e le parlano. Proprio i fan sono una fonte di ispirazione: Fallen in Love, quinto libro uscito su questa saga, è nato proprio a seguito di una conversazione via mail con un fan.
Sul film uscito l’anno scorso, omonimo al primo romanzo, ha dichiarato di averlo molto apprezzato e di essere rimasta contenta di aver avuto l’occasione di partecipare alla produzione come produttrice esecutiva. L’esperienza le è servita per imparare e conoscere meglio le meccaniche di produzione cinematografiche, dalla frustrazione nella ricerca della location ai tempi di montaggio molto lunghi. Tuttavia, è rimasta molto contenta degli attori scelti per i ruoli principali e del regista, che si è occupato molto bene, secondo lei, della resa del film.
FantasyMagazine incontra Lauren Kate a Tempo di Libri
Dopo il secondo incontro coi fan e il successivo momento dedicato agli autografi, chi vi scrive ha avuto la possibilità di fare qualche domanda in privato a Lauren Kate.
Durante l’incontro coi tuoi fan hai parlato molto della tua carriera e di quello che i tuoi libri rappresentano per te, ma… chi è Lauren Kate, in realtà?
Credo che i miei libri siano forse una delle espressioni più vere di me. È difficile mettermi in parole, però se mi dovessi descrivere direi che sono romantica, tosta e una grande sognatrice.
Hai una laurea in scrittura creativa. Quanto lo studio ha influito sulla tua tecnica di scrittura e quanto hai appreso lavorando nel campo dell’editoria?
Sicuramente dai miei studi e dai laboratori pratici che ho fatto, una delle cose maggiori che ho compreso è l’importanza della revisione. Non si può mai considerare finito un lavoro prima di averlo rivisto almeno due o tre volte. E poi, anche, ho imparato ad avere un livello di apertura molto ampio rispetto ad altre voci e altre opinioni. Per quanto riguarda, invece, il mio lavoro in casa editrice ho acquisito una grande calma rispetto al processo di creazione lungo del libro e ho imparato ad avere fiducia nella cooperazione, sapendo che c’è un team che lavora dietro al tuo libro, in termini di marketing, visivi e di editor, quindi avendo lavorato dall’altro lato questo mi rende più paziente.
Parlando di pressione. Nel momento in cui hai iniziato ad avere sempre più successo, ti sei trovata sotto pressione?
A volte sì, a volte no. Come vi dicevo anche durante l’incontro, scrivendo Fallen questa pressione non la percepivo minimamente perché non sapevo neanche se qualcuno avrebbe mai letto il libro. Invece, dopo che è uscito il primo libro e stavo scrivendo Torment, per me è stato più facile sapere per chi stavo scrivendo. Ho sempre percepito la presenza del pubblico come un supporto più che come una pressione. Le uniche volte in cui mi sono un po’ preoccupata di quello che stavo facendo era quando tentavo qualcosa di completamente nuovo. Allora lì, un pochino di pressione l’ho sentita.
Hai mai avuto il blocco dello scrittore? Se sì, come lo hai superato?
Mi capita tutte le settimane, anche adesso. La prima cosa che faccio, però, è di evitare di sedermi al computer e tentare di scrivere forzatamente. Cammino, faccio delle lunghe passeggiate e durante queste passeggiate cerco di immaginarmi almeno le prime tre frasi del paragrafo che voglio scrivere. A quel punto mi siedo e comincio a lavorarci su.
Quanto conta una buona storia e quanto essere un buon scrittore?
Io non ho mai avuto delle grandi storie. Quindi, per me, è sempre stato molto importante essere una buona scrittrice, lavorare tantissimo sulla trama, che è uno dei lavori più duri per me e trovare dei buoni personaggi. Però non so se sia così anche per altri scrittori, per me è così.
Quindi, un buon metodo è essenziale per il tuo lavoro?
In realtà, tutto viene dalla voce del personaggio. Devo riuscire a fare in modo che la voce del personaggio emerga e, a quel punto, il gioco è fatto. Solitamente, l’inizio di ogni libro è la prima frase che mi dice un personaggio.
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