Con Iron Fist a conclusione il primo giro di presentazione degli eroi urbani della Marvel, iniziato con Daredevil, proseguito con Jessica Jones e Luke Cage.
Anche in questo caso si tratta di una sola vicenda che si dipana in 13 parti.
Danny Rand (Finn Jones) si presenta a New York nel palazzo intestato alle Industrie Rand. Ma non è più il suo palazzo, quello in cui giocava da bambino. Le industrie che furono dei suoi genitori adesso sono gestite dai Ward (Tom Pelphrey) e Joy Meachum (Jessica Stroup) figli dell'ex socio del padre Harold Meachum (David Wenham).
In realtà inizialmente Danny non riesce a farsi riconoscere per quello che è, perché è ritenuto morto insieme ai suoi genitori in un incidente aereo di dodici anni prima. Cacciato quindi dal palazzo della Rand, non riconosciuto dagli amici d'infanzia, Danny troverà l'amicizia di Coleen Wing (Jessica Henwick), la giovane sensei di una palestra di arti marziali, e farà alleanza con alcuni personaggi già visti in altre serie Netflix/Marvel come l'avvocata Jeri Hogarth (Carrie-Anne Moss), l'infermiera Claire Temple (Rosario Dawson). Diversi saranno i fronti su cui si troverà: farsi riconoscere come legittimo erede della famiglia Rand; scoprire perché Harold si nasconde nell'ombra; fronteggiare le mire della Mano comandata da Madame Gao (Wai Ching Ho) sulla città di New York.
Anche se gli altri Defenders non appaiono, il contesto e il nemico nell'ombra sono comuni. Il cerchio iniziato con la prima stagione di Daredevil si comincia a chiudere.
Danny ha vissuto gli ultimi quindici anni della sua vita allevato dai monaci della mitica città di K'un-Lun, che lo ritrovarono miracolosamente sopravvissuto all'incidente che ha ucciso i genitori sui monti tra il Tibet e la Cina dove l'aereo era precipitato. Lì non solo è stato addestrato alle arti marziali, ma ha sviluppato il potere dell'Iron Fist, ossia un colpo micidiale che concentra tutta l'energia nel pugno.
All'arrivo a New York però non è ancora così abile, per cui parte della vicenda è anche la presa di coscienza di Randy delle sue potenzialità, nonché degli scopi per cui usare le sue facoltà.
La storia si dilunga, indugia in parecchie pause, ritarda conclusioni e colpi di scena, ma alla fine va verso una precisa direzione. Come catalizzatore di eventi, l'arrivo di Randy determinerà tra i vari personaggi coinvolti bruschi cambiamenti di dinamiche e di rapporti, lasciandoli alla fine molto diversi da come li abbiamo conosciuti all'inizio della serie.
Nonostante le ridondanze la serie è un prodotto gradevole, che non annoia e che ha assolto al suo compito con diligenza.
Più che in altre serie Marvel/Netflix, sostanzialmente più autonome, in Iron Fist si avverte chiaramente l'effetto ponte narrativo che porterà a The Defenders. Meno avvertibile, quasi impercettibile il legame con il Marvel Cinematic Universe, con pochissimi riferimenti se non alla "Battaglia di New York" e poco altro.
L'attesa di vedere i quattro personaggi urbani in azione insieme è certamente superiore a quella che c'era per questa serie, che come è arrivata è stata ormai metabolizzata e archiviata.
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