Molto interessante anche quest’anno Fotografia europea 2017. Ormai giunta alla dodicesima edizione, la manifestazione consta anche quest’anno di un numero notevole di eventi: trenta mostre, di cui cinque produzioni originali, in dieci sedi espositive in città e quattro sedi nella regione, inoltre ci saranno incontri, spettacoli, laboratori e più di quattrocento appuntamenti del circuito Off.
La manifestazione offre l’opportunità di riflettere sul ruolo delle immagini, su come queste possano convivere nel presente con le diverse realtà, anche lontane e come possano dialogare col futuro, diventando nuovamente presente nell’atto stesso della visione e dell’interpretazione, o comunicazione ai visitatori, anche come fonte di memoria archivistica.
Stimolanti le mostre al Chiostro di San Pietro, sia quella in collaborazione con Fabrica, che promuove i lavori di giovani artisti, seguendo i loro percorsi e sostenendo le loro idee, sia quella di Gianni Berengo Gardin, che come pochi riesce a cogliere l’immediatezza della vita. L’allestimento di quest’ultima è esso stesso degno di nota e sottolinea il ruolo della memoria, di quanto questa possa creare mondi personalissimi e creativi.
Emozionante la mostra allo Spazio Gerra Community Era. Echoes from the Summer of Love, in cui si ammirano le foto di Robert Altman, che ritrae grandissimi musicisti, Jimi Hendrix, Janis Joplin, tanto per dirne due, di Elaine Mayes, concentrata sulla narrazione dei protagonisti della Summer of love, i ragazzi, moltissimi dei quali teenagers e Baron Wolman, presente e vispissimo all’inaugurazione, fotografo, fra l’altro, dell’incredibile concerto di Woodstock.
Presente anche un omaggio a Bruno Vagnini, che nel 1969 ritrasse il celebre Bed-in di John Lennon e Yoko Ono. Da non tralasciare la sezione al quarto piano, relativa ai materiali di quegli anni: filmati, libri, dischi, giornali, uno spaccato, o meglio un assaggio della vitalità e viralità di quegli anni. Manca però, forse volutamente, una riflessione sull’altro lato della Summer of love: quello delle lotte razziali, degli omicidi di King, Kennedy, del Ku Klux Klan, dell’incapacità di trovare un posto nel mondo, di tutti quei ragazzi che costretti dalla vita si ritrovarono a mettere da parte i fiori e indossare camicia bianca e cravatta, passando ancora una volta da contestatori a contestati.
Da un passato più recente e travolgente a uno più vicino geograficamente, ma lontanissimo nel tempo, nella percezione di esso e dello spazio, un passato fatto di silenzi, di tempi scanditi, di ripetizioni, di disperazione, di povertà, di una lotta con la vita e gli stenti, di, senza retorica, grandissima dignità: Paul Strand e Cesare Zavattini Un Paese. La storia e l’eredità a Palazzo Magnani. Bellissima e commovente la mostra scolpisce nella memoria dei visitatori la vita e gli abitanti di Luzzara, paese di origine di Zavattini.
Vale la pena andare a Reggio Emilia, magari organizzando un week-end lungo, non solo per apprezzare le mostre, che dureranno fino a luglio inoltrato, ma anche le bellezze della città, che non sono poche.
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