Dopo aver avuto il suo momento di gloria in Captain America: Civil War, Peter Parker (Tom Holland) torna alla normalità della vita del liceo, in attesa di una nuova chiamata all'azione di Tony Stark (Robert Downey Jr.).
Ma passano i mesi e la chiamata non arriva. Peter ha comunque il costume che gli ha donato Stark e si addestra a fare "l'amichevole supereroe di quartiere". Talvolta prende fischi per fiaschi, altre volte si rende utile dando indicazioni stradali. Come tutti gli adolescenti morde il freno, vorrebbe dimostrare di essere all'altezza degli Avengers.
L'occasione non tarderà ad arrivare. Più o meno indisturbata a New York agisce una singolare banda di spacciatori di armi con ibridati pezzi di tecnologia aliena e/o Stark rubata sui luoghi dei combattimenti dei supereroi. A guidarla è Adrian Toomes (Micheal Keaton) che, per difendere anche la sua famiglia, preferisce un basso profilo, per non suscitare l'attenzione dei "pagliacci in costume".
Ma non ci sarebbe storia senza conflitto di intenzioni. Peter vorrebbe conciliare il suo essere Spider-Man con la vita da liceale. Vorrebbe fare colpo sulla bella Liz (Laura Harrier). Ma il tessiragnatele si mette di mezzo, con eventi che lo costringono a intervenire nei momenti in cui vorrebbe socializzare con la più che disponibile Liz.
Anche l’intenzione di Toomes di trafficare inosservato saranno deluse.
Il risultato inevitabile è che le strade dei due s’incrocieranno, con Toomes che, indossato un esoscheletro che lo rende in grado di volare, è perfettamente in grado di fronteggiare ad armi pari con il ragno. Anzi persino a rischiare di sconfiggerlo.
Si potrebbe dire che il finale sia già scritto. L’eroe vince, il cattivo perde.
Se Spider-Man: Homecoming di Jon Watts non sfugge a questa elementare regola, è anche vero che le cose non andranno così lisce.
La storia, pur non presentando nulla di veramente originale, ha comunque qualche colpo di scena.
Tutti gli elementi sono ben bilanciati. Le battaglie, la presenza di Tony Stark e in generale del Marvel Cinematic Universe, le battute ironiche, quando non comiche. Un film ineccepibile sul fronte della alchemica miscela degli elementi. Svariati i fan service, sia ai fan della “vecchia guardia” Marvel, con la citazione di una delle migliori scene della mitologia di Spider-Man, che ai quelli delle versioni più recenti. Altre furbe strizzatine sono indirizzati ai cinefili, con attenzione verso gli amanti del cinema teen di John Hughes, il cui omaggio però diventa didascalico a un certo punto.
Per la terza volta consecutiva l’attore scelto per Peter Parker si rivela azzeccato. Tom Holland, pur ventunenne, è ancora credibile come quindicenne. Sullo schermo riesce a non farsi rubare la scena dall’antagonista, un bravissimo Micheal Keaton, che dà vita al cattivo meglio delineato visto per ora nel MCU. Quello con le intenzioni e le azioni più logiche e credibili alla fine. È inutile dire che invece Robert Downey Jr. scippa letteralmente l’attenzione e la ribalta nelle poche scene in cui è presente, specialmente quando gli scrivono battute geniali come quella dell'incontro quasi alla fine del film.
Ma va bene così. In ogni caso, questo rimane un film di e su Peter Parker, come scoprirete sin dall’inizio. Una storia di formazione e di crescita.
D’altra parte l’intenzione era evidentemente quella di mostrare Spider-Man non come eroe che salva il mondo, ma come un ragazzo che nel salvare la situazione riesce a malapena a salvare se stesso.
Spider-Man: Homecoming è quello che i due precedenti The Amazing Spider-Man non sono stati, perché nonostante presenti gli stessi elementi e fondamentalmente le stesse intenzioni produttive, è riuscito meglio. Non capita anche a voi di tentare di riprodurre una ricetta con gli stessi ingredienti e non riuscire a rifarla bene? Ecco, questa volta il prodotto è riuscito.
Jon Watts, pilotato da Kevin Feige, non ha le ambizioni e le capacità tecniche di Joss Whedon per esempio, ma ha portato a casa un film con una sceneggiatura che non ha le sbavature di The Avengers, film che resta superiore invece sul fronte prettamente visionario. I capolavori sono imperfetti a volte, i film con tutti gli elementi al loro posto possono non essere capolavori.
PS. Non dovrei neanche dirlo, ma la vostra pazienza nell'aspettare dopo i titoli di coda sarà ricompensata. 'nuff said!
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