Un bellissimo racconto esplosivo a quattro mani. Parliamone…senza spoiler.
Paolo Ninzatti: Il titolo, gioco di parole tra “Ragnarok” – la Caduta degli Dei secondo il mito norreno – e “rock and roll” è già una specie di antipasto. L’eroe, anzi l’eroina, di questa puntata della saga, una musicista rock, dovrà vedersela con daimon inseriti in una tastiera elettronica. Paese che vai daimon che trovi. E visto che la storia si svolge in Scandinavia, questa volta saranno i miti degli dei nordici a dare del filo da torcere ai comuni mortali. La storia si svolge su due piani e segue le vicende di Marzy, e di un personaggio veterano di un'altra puntata della saga, creato dal mio partner Claudio per l'episodio intitolato L'Adunanza delle Sirene e uscito dalle onde del Mare del Nord: Oscar. Le vicende dei due scorreranno parallele per le strade di Odense fino a… E qui mi fermo.
Claudio Bovino: Grazie da entrambi per i complimenti, Claudia. Paolo ha sintetizzato egregiamente la trama senza spoilerare. Peraltro, le mani sono anche più di quattro, nel senso che, in primo luogo, il nucleo principale (la storia di Marzy) è stato materialmente scritto in un momento precedente da Paolo, mentre io ho vi ho successivamente innestato le vicende di Oscar, con un montaggio alternato. E, in secondo luogo, dopo aver entrambi riletto e aver lavorato insieme sull'intero racconto, abbiamo coinvolto, nella fase di revisione, altri valenti autori che hanno scritto precedenti episodi della serie di Urban Fantasy Heroes. In particolare, ci hanno dato un grandissimo aiuto Andrea Ferrando (La bestia immonda, UFH n. 11) e Valeria Barbera (Eroe in prova, UFH n. 10) ai quali si è aggiunta Oriana Ramunno (Gli dei di Akihabara, UFH n. 4), con l'individuazione non solo dei refusi ma anche dei passaggi da rivedere o da rendere più scorrevoli, con suggerimenti utilissimi per migliorare il testo, il tutto con un spirito di collaborazione e di scambio generoso e inusitato. A loro vanno i nostri personali ringraziamenti: inoltre, ringrazio ufficialmente Paolo Ninzatti per avermi permesso di “giocare” con il suo racconto e avermi dato la possibilità di firmarlo insieme a lui. All'inizio la mia idea era solo quella di dargli un mero supporto per allineare il suo racconto alla continuity della serie che nel frattempo si era venuta consolidando, poi lui stesso mi ha incoraggiato a irrobustire le parti in cui compare Oscar. È stato tutto molto divertente e mi sono trovato benissimo a lavorare con lui. Ci siamo conosciuti grazie al forum della WMI: ci eravamo detti che sarebbe stato bello trovare un'occasione per scrivere qualcosa insieme e questo progetto è stata un'ottima opportunità per realizzare questo reciproco desiderio.
Dalle prime righe emerge un ritmo temporale accelerato, in effetti rispecchia in pieno i ritmi quotidiani di oggi…
Paolo: Decisamente. Traffico, problemi di parcheggio, la nostra protagonista eternamente stressata. Lo stesso vale anche per Oscar. Non nascondo che alcune situazioni specialmente riguardanti sfide al traffico cittadino le ho vissute personalmente. Tutto è relativo, sono cresciuto a Milano il che è tutto un programma riguardo a traffico e parcheggi. Odense, al confronto è all'acqua di rose, ma per uno che vive ormai da anni nell'idillio semibucolico di un paesino circondato da boschi con un paio di migliaia di anime seppur motorizzate, ogni entrata nella grande città è una sfida alla pazienza.
Claudio: Paolo, da questo punto di vista, ha impresso un mood ai tempi del racconto che dipinge con efficacia il vivere concitato dei nostri tempi moderni. Frenesia che si riscontra anche in molti brani in cui agisce Oscar, a meno che esigenze narrative non abbiano in alcuni casi richiesto di rallentare, per poi riprendere la corsa verso i momenti clou della storia.
Marziangela ci parla della donna attuale?
Paolo: Eccome! Per l'appunto la donna scandinava emancipata che sotto molti punti ha raggiunto la parità. Per la precisione non l'ha raggiunta lei, bensì le generazioni precedenti che hanno lottato per conquisarsela, e lei se l'è trovata servita su un piatto d'argento, ma ogni tanto non sa come amministrarla.
Claudio: Lo splendido personaggio di Marziangela è stato creato e caratterizzato molto bene da Paolo sotto questo profilo.Certo che Marzy è una donna moderna a tutti gli effetti: la nostra eroina urban fantasy aggiunge alle difficoltà del quotidiano quelle di una giovane donna che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, che si sente inadeguata, non bella. È desiderosa di una stabilità sentimentale, e in particolare è una persona calata in una cultura scandinava in cui risente della circostanza di essere figlia di emigrati. Poi è una rocker, carina e ironica, che ha una energia interiore insospettata, insomma proprio un bel tipo.
La vostra esperienza con la fantastica saga di Urban Fantasy Heroes?
Paolo: Ho letto quasi tutti gli episodi. Poi ho scritto la prima versione di Ragnarok and Roll che non venne giudicata attinente alla saga. Infatti non lo era e solo grazie ai ritocchi di Claudio si è guadagnata il passaporto per la pubblicazione.
Claudio: La serie di UFH mi piace molto, per l'idea portante e per come i singoli autori hanno contribuito a svilupparla, e questo è il mio secondo episodio dopo L'adunanza delle sirene.
Le vicende di Marzy, quando mi sono avvicinato al testo scritto da Paolo, erano già state brillantemente caratterizzate e sviluppate da lui: sotto tale profilo, il mio principale intento era assicurare la continuità rispetto agli altri episodi. A tal fine ho scritto una sorta di bibbia di UFH che riporta personaggi, buoni/cattivi, organizzazioni, in quali episodi appaiono, location, poteri, eventuali schieramenti, etc.: grazie a tale strumento è stato più semplice fare citazioni e rimandi. D'altro canto, le vicende di Oscar rappresentano un collegamento diretto con l'episodio precedente e mirano a far convergere talune linee narrative, anche in base a quello che con alcuni autori della serie si era detto di provare a fare (in particolare Alain Voudì, Daniele Picciuti e altri). Per lo stesso motivo, anche nei capitoli dedicati a Marzy vi sono una serie di citazioni agli episodi precedenti che chi conosce la serie, speriamo, apprezzerà. Volevo fortemente che la serie proseguisse, e in conformità con i citati punti fermi che sono emersi da una serie di discussioni sul forum della WMI e mi sono dato da fare per costituire un gruppo di lavoro, una writing room ispirata al modo di lavorare di taluni sceneggiatori delle serie tv made in USA. L'esperienza italiana più vicina a questo modo di lavorare è stata realizzata di recente da un team di sceneggiatori della Bonelli che hanno lavorato a una versione alternativa, giovane, di Martin Mystère, personaggio al quale tengo molto, il cui universo narrativo ho linkato nel precedente capitolo della serie. Ho provato a coinvolgere nella writing room gli autori dei precedenti episodi e, tenuto conto dei rispettivi impegni, la risposta è stata entusiasta. Sono certo che dal gruppo potrà venir fuori qualche altro episodio di questa seconda stagione, è stato divertente e stimolante lavorare insieme e sarebbe bello replicare l'esperienza, anche se non dovessi scrivere altri episodi ma dare solo il mio contributo di… “consulente”.
Alcune persone sognano di cambiare il mondo…E’ ancora possibile secondo voi?
Paolo: Decisamente. Per lo meno, la volontà di farlo e contribuire in qualche modo. Le vie sono tante. A volte basta un libro, una canzone, un'azione, un atto eroico per cambiare qualcosa. Non tutto, ma a volte è sufficiente qualche piccolo miglioramento.
Claudio: Be' alcune persone riescono, anche senza super poteri, a cambiare delle cose importanti, ma per certi cambiamenti è più difficile, e richiedono mutamenti culturali spesso lenti. Sono però convinto che ognuno di noi può fare che nel proprio piccolo cose che possono avere effetti anche rilevanti sulla vita degli altri: naturalmente, l'invito è quello di agire, di non rimanere passivi, di prendere per quanto possibile in mano la propria vita. Dire quelle parole che non si è mai avuto il coraggio di dire, dichiarare un amore, cambiare lavoro o città, organizzare una manifestazione di protesta cittadina, ovviamente in modo civile, far valere i propri diritti con il capo o con i colleghi. A volte anche piccoli cambiamenti, per chi li vive in prima persona, possono essere epocali. Oppure cambiare tutti insieme gli stili di vita, per diventare più green – e lo dico da ex militante del WWF – questi sono cambiamenti nella vita dei singoli che se venissero realizzati in modo diffuso avrebbero effetti su scala globale. Bisogna crederci e non farsi abbattere da chi ci scoraggia e rema contro, a volte solo così, per noia o per dire qualcosa.
Il maschilismo…
Paolo: Il maschilismo è una forma di discriminazione come il razzismo, l'intolleranza, il femminismo spinto all'estremo. Da non confondere con la mascolinità. Due cose ben diverse. E qui salta fuori il vecchio idealista che crede nella parità. Forse risveglierà la simpatia delle fanciulle e l'ostracismo di quel tipo di maschio che crede nella donna sottomessa sfoderando elucubrazioni della mia giovinezza. Nel 1964, quando avevo ancora 14 anni, mi ponevo spesso domande su perché la donna che aveva più flirt era una “di quelle” e l'uomo che se ne cuccava tante era un ”ganzo”. E non riuscivo ad accettare il famigerato adagio: “Donna al volante pericolo costante”. Rimetto ora le cose nella giusta prospettiva concludendo che certe tendenze, specialmente qui in Scandinavia, delle superfemministe che credono nella superiorità della donna non mi sono gradite, perché è, in pratica, un maschilismo al contrario. Parità e uguaglianza sono due cose ben diverse. Ringraziamo la natura che ha fatto la donna diversa dall'uomo, nell'aspetto, nel modo di pensare. La parità porta all'armonia tra il mascolino e il femminile. Come, secondo me, dovrebbe essere.
Claudio: E che devo dire con tre figlie femmine? E con mia sorella Rosanna che ha pure lei tre figlie femmine? E pure mia cugina Sonia? W le donne! Io che poi ho sempre cambiato i pannolini alle mie piccole pesti, eheheh! Comunque, sì, in Italia, nonostante molti cambiamenti culturali, la società rimane ancora maschilista, specie in ambito lavorativo, ma le cose stanno cambiando, per fortuna.
La musica di oggi e di ieri.
Paolo: E qui gioco in casa. Alla mia veneranda età, la musica di “oggi” è diventata quella di “ieri”. Mia mamma era appassionata di musica, classica e operistica. Ma non disdegnava le canzoni. La radio era perennemente accesa e le mie orecchie si saziavano di ogni nota uscente dagli altoparlanti. Infanzia con Cole Porter, Carosone, Celentano, Buscaglione e Modugno. Pre adolescenza con Elvis Presley, Bill Haley, Little Richard, adolescenza con Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Jimi Hendrix, Cream. Primi anni venti ad assaggiare il jazz. Visti Dizzie Gillespie, Miles Davis, Chick Corea in concerto. Poi il rock classico con Gentle Giant, Emerson Lake and Palmer e la nostra PMF. Oggi, nonostante la musica pop sia cambiata, molti vecchi hits vengono rifatti, in nuove versioni. La musica non ha tempo. Ha solo ritmo.
Claudio: Non sono un grande conoscitore di musica, il maestro è sicuramente Paolo. Quello che posso dire è che Ragnarok and roll, per come lo abbiamo strutturato io e Paolo, potrebbe avere l'accompagnamento di un sottofondo musicale alternato per genere a secondo del brano che si sta leggendo: ogni scena in cui appare Oscar potrebbe essere accompagnata da un brano di musica classica (e per questo con Paolo abbiamo trovato dei titoli adatti per ognuno di questi “intermezzi” della nostra “opera”: Preludio, Canto, Ritornello, Intermezzo, Ritornello, Improvvisazione, Assolo, Duetto, Coda), come quando in Star Wars cambia la musica ogni volta che appare Darth Vader o le astronavi dell'Impero. A questi “intermezzi” classicheggianti farebbe da contraltare la musica rock che, invece, “accompagna” ogni apparizione di Marzy, in una perfetta commistione di generi e pezzi musicali: il dj/direttore d'orchestra lo farei fare a Paolo, espertone in materia.
La scelta della bellissima location
Paolo: Scelsi Odense per due ragioni: prima di tutto perché la conosco e vivo a una ventina di chilometri da essa. Poi, perché se si vuole sfoderare i miti norreni è bene sapere una cosa: Odense, vuol dire “La vista di Oden” ovverossia Odino. Sì proprio lui, il padre degli dei norreni. La leggenda dice che il dio orbo scrutasse con l'occhio rimastogli il panorama della città. Non per essere campanilista locale, ma Odense, non soltanto è più antica di Copenhagen, ma in essa esistono ancora cimeli culturali risalenti a epoche passate e recenti. Come se non bastasse, Odense è la città natale di Hans Christian Andersen.
Claudio: Grazie a Paolo, le vicende di UFH si spostano in Danimarca, mentre per larga parte sono state ambientate in Italia. E sempre grazie a Paolo – e alle foto che mi ha inviato – ho conosciuto le località dove è ambientato il racconto: le location, azzeccatissime, delle vicende di Marzy le ha scelte lui mentre per quelle delle vicende di Oscar ne abbiamo discusso proficuamente e grazie ai suoi suggerimenti abbiamo scelto i posti migliori per far accadere alcune cose, poi ho visualizzato il tutto grazie alla rete e a google maps, insomma è quasi come essere stato davvero a Odense.
Sesso droga e rock…
Paolo: Sotto certi aspetti un mito, sotto altri una verità. Per quanto riguarda il sesso, l'ambiente si presta, per la droga, è una tentazione che un carattere forte può rifiutare. Per quanto riguarda l'abuso di chi suona rock, sfaterei il mito affermando che i jazzisti a droga non scherzavano affatto e neppure i musicisti classici.
Claudio: è un mix che conosco solo dai film, le droghe ahimè oggi sono pericolosamente alla portata di tutti.
La vostra esperienza con la redazione di Fantasy Magazine.
Paolo: Purtroppo per me è ancora un mondo da scoprire, ma non è mai troppo tardi.
Claudio: Esperienza ottima, se solo penso alla bella intervista che mi hai fatto per L'adunanza delle sirene, Claudia. Il Fantasy Magazine è un'ottima rivista e ogni articolo è approfondito e accurato. Lo leggo da anni, già da prima dei miei racconti per la Delos Digital.
Un consiglio a coloro che volessero avventurarsi nello splendido mondo di Urban Fantasy Heroes?
Paolo: Il mio consiglio è breve e conciso: leggere gli episodi soprattutto il primo, il pilota I daimon di Pandora di Emanuele Manco. Non soltanto per avventurarsi in quell'universo ma soprattutto per bagnarsi di uno stile divertente e ironico. Punto in comune con tutti gli Heroes è che sono più o meno degli antieroi, che le vicende portano all'apoteosi e a salvare il mondo dai daimons in ogni loro forma. E Marzy non è un'eccezione. Se la mia eroina è una maldestra collerica e stressata è perché l'ho messa al livello di tutti gli altri Heroes.
Claudio: Condivido quanto detto da Paolo. E d'altronde è quello che ho fatto io stesso. Una lettura degli episodi precedenti – se non di tutta la serie – è un must per chi voglia cimentarsi nella scritura di un nuovo episodio. Ci sono tante trame e sottotrame da sviluppare, si può ambientare il proprio racconto proseguendo temporalmente Ragnarok and roll, ma anche andare all'origine della storia, introdurre nuovi personaggi o utilizzare quelli di altri. Ma per fare tutto questo bisogna conoscere la serie. E poi, a mio avviso, si devono far incrociare le diverse vicende. Poi, il racconto deve avere quelle caratteristiche cui accennava Paolo, deve essere divertente e ironico, i nostri eroi sono un po' riluttanti e non sempre si prendono sul serio. Bisogna calarli nella realtà che ci circonda, quella di ogni giorno, popolata di ragazzi senza lavoro, alla ricerca di una propria identità, e che sarebbero capaci di vedere la magia anche nella normalità del quotidiano.
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