È morto domenica, a 77 anni, dopo una "breve ma aggressiva battaglia contro il cancro ai polmoni" George Romero, regista e produttore cinematografico.
Di questi tempi di estrema longevità ormai a 77 anni possiamo quasi parlare di morte prematura. Non ci siamo più abituati, lo devo dire con sincerità.
C'è un cordoglio al limite dell'ironia in rete per la morte di Romero, regista che con La notte dei morti viventi del 1968 ha caratterizzato tutto il resto della vita, dando vita al concetto di zombie per come è nell'immaginario oggi.
Non potrò in realtà dimenticare quanto mi colpì nel seguito Zombi del 1978, l'immagine degli zombi al centro commerciale, satira amara e feroce della civiltà dei consumi, nata in modo sponteaneo e quasi inconsapevole, frutto di una voglia essenziale di divertirsi.
E le facili battute sul suo possibile ritorno dalla morte sono il segno di un'ammirazione profonda per un uomo che non ha ottenuto forse tutti i riconoscimenti che gli sarebbero spettati, non uscendo mai dal culto, proprio perché considerato un "cialtrone". Il destino di chi, da persona intelligente, riesce anche nei prodotti "commerciali" a mettere comunque anche senza volerlo i segni della sua visione del mondo. "Cialtroni" che ho sempre amato perché con semplici intuizioni sono più pregnanti di interi volumi di saggistica il più delle volte.
Non l'ho mai conosciuto, ma ho ricevuto dalla nostra collaboratrice Letizia Mirabile, che invece ha avuto questo onore, una bella testimonianza, che voglio condividere con voi: Era una persona meravigliosa, generosissima, entusiasta, allegra e molto empatica. Un vero tesoro.
Ci sarà tempo per metabolizzare la perdita e valorizzare il suo lascito. Per ora ci lasciamo unendoci al cordoglio di parenti, amici e fan di tutto il mondo.
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