Con la tiepida accoglienza che sta ricevendo il suo ultimo film, Valerian, non sorprende che il regista Luc Besson mostri il dente avvelenato nei confronti del cinema contemporaneo snocciolando caustici commenti. Durante una recente video-intervista con per il giornale brasiliano CinePOP, infatti, ha espresso severi giudizi nei confronti del genere che sta dominando il mercato: il lungometraggio supereroistico.

Mi hanno stufato del tutto, ha dichiarato il film-maker francese. Erano grandiosi dieci anni fa quando abbiamo visto il Spider-man, Iron man… Ora siamo al numero 5, 6, 7; i supereroi lavorano con altri supereroi, ma non sono più parte della stessa famiglia. Sono perso.

Ma quello che mi infastidisce maggiormente è il come vogliano sempre mostrare la supremazia dell’America e quanto siano grandi. Voglio dire, quale avrebbe il fegato di chiamare un film “Capitan Brasile”? O “Capitan Francia”? Nessuno! Saremmo troppo imbarazzati e diremmo “no, no, dai, non possiamo chiamarlo così”. Loro possono. Loro lo chiamano “Captain America” e tutti pensano che sia normale. Io [contrariamente ai cineasti americani] non sono qui per fare propaganda, ma per raccontare una storia.

C’è altresì da ammettere che questa risposta sia stata generata da un quesito fazioso da parte dell’intervistatore, ma inutile negare corrisponda alla posizioni di altri celebri registi quali Steven Spielberg. Besson, più avanti nell’intervista, contestualizza la sua affermazione sottolineando quanto sia più opportuno promuovere a protagonisti personaggi di tutti i giorni.

Ridley Scott boccia i supereroi preferendo film intelligenti

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Articolo di Walter Ferri Venerdì, 6 gennaio 2017

Confessandosi alla stampa, Sir Ridley Scott ammette di non apprezzare i film supereroistici, ma anche di essere preoccupato per l'industria cinematografica in generale.

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La profezia di Spielberg sui Supereroi

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Articolo di Bruno Bacelli Sabato, 5 settembre 2015

Il grande regista ha azzardato una predizione quanto meno azzardata, che ha fatto subito discutere: i film sui Supereroi hanno beneficiato di un ciclo che è destinato a finire, e presto o tardi saranno quasi dimenticati, come i Western.

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Sono persone normali come me e te […] fanno il loro lavoro. Ma ogni tanto possono essere eroici. Ed è questo che amo di loro, posso relazionarmici. Non posso relazionarmi ai supereroi, non ho superpoteri e non mi piace la calzamaglia.

In sostanza Luc Besson risale alle origini propagandistiche dei fumetti, suggerendo che la loro attuale rivisitazione cinematografica non abbia maturato la prospettiva d'origine e che tuttora promuova l’irrefrenabile potenza statunitense. Ovviamente questa sua interpretazione è facilmente confutabile, più che altro perché i film Marvel e DC a cui fa riferimento hanno più volte dimostrato di essere ironici o critici nei confronti di alcuni aspetti culturali degli Stati Uniti.

La DC potrebbe fare film migliori ma incassa abbastanza così!

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Articolo di Denise Maria Paulis Lunedì, 26 settembre 2016

L'AD della Warner Jeff Bewks ha dichiarato che la loro strategia funziona al botteghino ma stanno comunque cercando di migliorare i loro “piccolissimi errori al livello creativo”.

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Le pellicole in questione, piuttosto, sostengono un modo di vivere pregno di valori di radice americana che, oramai, si sono liberati delle barriere nazionali per vestire panorami più ampi. Luc Besson, pur sbagliando mira, se la prende con il neoliberismo, segreto spauracchio del mondo contemporaneo, che con le sue forme suadenti sta seducendo ogni Stato dotato di risorse economiche sufficienti, a prescindere dalle credenze politiche e religiose.

Per quanto riguarda la serializzazione in multiversi “inter-familiari”, tuttavia, il regista rende pubblica un’opinione sempre più diffusa ma così sporadicamente esplicitata: la sofferenza creativa legata a serializzazioni forzate e stanche di blockbuster che oberano il mercato della celluloide. Raramente i film da botteghino si sono dimostrati artisticamente ambiziosi nella scelta dei loro traguardi, ma mai prima d’ora era capitato di assistere a monopoli tanto coriacei e martellanti.

Se Transformers e Fast and Furious sono arrivati rispettivamente al quinto e all’ottavo capitolo appoggiandosi a trame tutt’altro che da Oscar, l’universo Marvel sfiorerà il diciassettesimo lungometraggio con Thor: Ragnarok prossimo venturo. Si tratta di pellicole che originariamente erano pensate come indipendenti e autonome, ma col passare degli anni sono state forzate a una tabella di marcia opprimente inasprita da un progressivo appiattimento stilistico e tematico.

In poche parole si è andato a creare un sistema in cui, per apprezzare appieno i contenuti di una trama, è necessario visionare anche tutti i prodotti satellite, pur consapevoli che i personaggi non potranno vantare vere evoluzioni fintanto che non si sarà raggiunto l’epilogo voluto dalla Disney: il quarto film degli Avengers.

Per quanto riguarda Besson resta da vedere come questa sfuriata andrà a influire sulla sua carriera (Lèon, Il quinto elemento). Per come vanno le cose il tutto potrebbe persino giocare a suo favore, magari con produttori volenterosi e pronti a offrire un’alternativa a questa strategia disneyana imitata in malo modo persino dalla diretta concorrente, la DC.