- Il lobbista è una professione legittima – La trama
- Molte delle leggi sono scritte da lobbisti - Struttura narrativa
- Le parole devono essere rimosse dalla Costituzione - Regia
- I lobbisti non sono scesi da un'astronave – Attori
- I soldoni danno forma alle percezioni – Conclusioni
Thank you for smoking incontra Death Note. Questa frase riassume adeguatamente le atmosfere del lungometraggio che è Miss Sloane – Giochi di potere; se siete tra coloro che dimostrano una cultura eclettica avendo familiarità con ambo i riferimenti sarete già in grado di capire se correre o meno al botteghino più vicino. Non volendo accettare l'universalità di questo assunto, cercherò di rendere giustizia a una pellicola che, non ne ho dubbi, difficilmente riceverà molte attenzioni.
Il lobbista è una professione legittima – La trama
Elizabeth Sloane (Jessica Chastain) è una lobbista di fama internazionale sulla cresta dell'onda. Dosando con cura le proprie doti strategiche, la propria fredda spietatezza e le proprie frasi d'effetto è riuscita a diventare il volto della Cole Kravitz & Waterman. Proprio questa immagine creatasi nell'immaginario comune fa sì che Bob Sanford (Chuck Shamata), rappresentante dell'industria delle armi, chieda il suo supporto per creare una propaganda atta a far cadere una proposta di legge che complicherebbe l'acquisto di pistole e fucili.
L'apparente elasticità morale di Sloane si trova quindi a cozzare contro un ostacolo inumano e la frattura che viene a crearsi fa si che lei si avvicini a Rodolfo Schmidt (Mark Strong), leader della lobby avversaria. Senza mezzi e con pochissime speranze di successo, il team inizia una complessa partita a scacchi in cui le parti si sfidano senza tregua con depistaggi e sabotaggi pur di ottenere un vantaggio politico.
Molte delle leggi sono scritte da lobbisti - Struttura narrativa
Sono forse reo di aver abusato della sintesi nell'illustrare la trama, ma vi assicuro che aggiungere dettagli equivarrebbe a fare un grave torto al film stesso. Come avrete certamente desunto, buona parte delle energie dell'intreccio risiedono nella fitta matassa di mosse e contromosse tessute con un ritmo degno di un poliziesco o di una novella sullo spionaggio. In questo atteggiamento si cela tuttavia anche il primo nemico dell'opera. Nonostante il regista, John Madden, abbia fatto del proprio meglio per creare momenti di stasi approfittando di fast-forward capaci di destare interesse, non si è mai veramente in grado di estraniarsi dai costanti colpi di scena che, di contro, finiscono progressivamente per perdere di incisività. Si crea un po' quella situazione alla Ocean's Eleven/Now you see me in cui si è sempre consapevoli della presenza di uno scossone finale che andrà a stravolgere le apparenze, vanificando del tutto il senso di tensione.
Le parole devono essere rimosse dalla Costituzione - Regia
John Madden, meglio noto per Shakespeare in love, riesce a gestire con stile le riprese di Miss Sloane grazie a campi e controcampi caratterizzati da un’ottima fotografia che convogliano al meglio le intense interazioni tra i soggetti coinvolti. La componente sonora si muove a pari passo, sottolineando la potenza degli avvenimenti e accompagnando con grazia le scelta della signorina Sloane. Funziona tutto, insomma, ma la pellicola non osa mai muoversi verso l’inesplorato e rimane limitata da un formalismo incapace di solleticare le fantasie degli spettatori.
I lobbisti non sono scesi da un'astronave – Attori
Inutile negarlo: il desiderio di rimanere attaccati allo schermo fino ai titoli di coda è in buona parte dovuta a un cast strepitoso e mesmerizzante. Jessica Chastain (The Martian, Interstellar) viene valorizzata al massimo dai tagli di inquadratura proposti da Madden e riesce a creare un’intimità ai limiti dei voyeuristico capace di attanagliare, pur nella sua semplicità. Giochi di potere non si prefigge mai di creare un ponte con la protagonista per sondarne la profondità psicologica/emotiva, coloro seduti in sala manterranno sempre una prospettiva esterna ai limiti dell’onniscienza, ma l’attrice riesce ugualmente a convogliare sensazioni credibili e umane in barba ai pochi terreni fertili garantiti dal copione.
Mark Strong (Stardust, Sherlock Holmes), pur trovandosi ai margini della vicenda esplorata, si riconferma quale ottimo elemento di un cast, prestando la sua eleganza tipicamente britannica a un leader d’azienda dalla forte etica sballottato in situazioni al limite della legalità. Il suo virtuoso contegno controbilancia alla perfezione la dissacrante frenesia che si cela dietro l’imperturbabile maschera della protagonista. Una performance notevole anche da parte di Gugu Mbatha-Raw (La bella e la bestia, Free state of Jones), attrice che progressivamente si sta facendo largo sul grande schermo, scalando la vetta gerarchica dei ruoli e divorando sempre più risalto nelle pellicole nelle quali presenzia.
I soldoni danno forma alle percezioni – Conclusioni
Miss Sloane – Giochi di potere è un film godibile trainato fortemente da un cast capace di valorizzarne i contenuti, lo si guarda senza distrarsi dalla prima scena all’epilogo. S’ha da aggiungere, tuttavia, che Miss Sloane è ben lungi dal potersi definire audace: si limita a descrivere degli accadimenti senza offrire una stravolgente sintonia con i personaggi ed evitando accuratamente eventuali posizioni di effettiva denuncia nei confronti delle armi, delle lobby o dei mille malcostumi rappresentati su schermo.
Madden garantisce un buon prodotto, ma non riesce a fare quell’ultimo passo necessario per elevare il suo lavoro al di sopra del mero intrattenimento, forse timoroso del probabile flop economico che sarebbe derivato da un eventuale film impegnato. Se incappate in Miss Sloane, pertanto, dedicategli tempo a cuor leggero, senza esitazione alcuna ma tenendo a mente che finirà irrimediabilmente con l’essere uno di quei titoli seppelliti dalle sabbie della dimenticanza, cosa che si sarebbe potuta tranquillamente evitare anche solo offrendo un opportuno approfondimento emotivo al personaggio di Jessica Chastain.
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