In poche, poche parole, potrei riassumere con: molto, troppo rumore per nulla
.
A parte qualche inquadramento d'impatto, di quelli che se sei sovrappensiero (non tanto perché chissà quanto ti prenda il film) ti fanno saltare sulla poltroncina del cinema, non credo che Flatliners – Linea mortale di Niels Arden Oplev resterà alla storia per la trama indimenticabile o il cast stratosferico.
Di quasi due ore di proiezione indubbiamente restano impressi gli effetti speciali, le fantomatiche registrazioni sensoriali di chi sperimenta lo stato tra la vita e la morte. Di certo non resta impressa alcuna interpretazione, nessun momento di alto cinema.
Per quanto il cast sia complessivamente in parte, per quanto il doppiaggio non dispiaccia (il direttore è Massimo Corvo, e ritroverete un come al solito efficace Edoardo Stoppacciaro, il bravo Flavio Aquilone, una Joy Saltarelli che ben riesce a rendere, come anche paradossalmente ci riesce Alessia Amendola, oltre che Erica Necci), Flatliners non decolla, non stupisce, non esalta.
Il film partirebbe bene. L'aspirante medico Courtney Holmes (una, come al solito, apatica Ellen Page) è ossessionata dal ricordo della morte della sorella, e si è documentata il più possibile su quel momento di passaggio tra la vita e la morte. Cosa accade esattamente? Decide di coinvolgere due compagni specializzandi in un esperimento da brivido che lei ha meticolosamente organizzato e predisposto: interrompere il ciclo vitale per una manciata di minuti, permettere al computer di registrare le reazioni del cervello, scoprire cosa succede a livello inconscio e poi essere riportata in vita.
I due, lo sbruffone Jamie (James Norton) e la secchiona frustrata (Kiersey Clemons) seppure terrorizzati accettano di aiutarla ma presi dal panico chiamano in soccorso il serafico Ray (Diego Luna), seguito da una più curiosa che coinvolta Marlo (Nina Dobrev).
Nonostante lo spavento iniziale, tutti (eccetto Ray, considerabile "quello saggio") decidono di voler partecipare all'esperimento, esaltati dalle straordinarie capacità che Courtney scopre di aver sviluppato dopo il risveglio. Se lei ricorda alla perfezione tanto da riprendere a suonare il piano come niente fosse e sorprendere il Capo dipartimento (Kiefer Sutherland) per delle geniali intuizioni, Jamie dà il meglio di sé nelle situazioni d'emergenza, riuscendo ad avere il pieno controllo del presente. Sophia sblocca le inibizioni e prende in mano la propria vita. Marlo decide di confidare a Ray i segreti che la tormentano. Già qui vediamo che la fantasia dello script va scemando. Mettere sullo stesso "piano" sviluppo delle capacità e crollo delle inibizioni fa pensare più a una carenza di idee che a un ampio ventaglio di possibilità.
Il problema, ovviamente, è che la situazione degenera: l'effetto collaterale di questo esperimento sono le allucinazioni, simili per tutti e quattro, con risvolti più o meno pericolosi. Ma sono veramente scherzi della mente o c'è di più?A voi scoprirlo, se deciderete di impiegare due ore del vostro tempo nella visione di Flatliners. Ma non aspettatevi un capolavoro del cinema horror: non ve ne è traccia. Potremmo considerarlo quasi un film di formazione, vagamente drammatico, con influenze fantascientifiche, ma niente, niente di più.
A giudizio di chi scrive, questo è un film adatto ai giovani, a prescindere dal Rate 13 imposto in America per due mezze scene di sesso e qualche parolaccia.
Seppure gli scherzi della mente possano essere inquietanti, non saranno un paio di scene più rudi a sconvolgere le menti dei Millennials o giù di lì. Un cadavere che tenta di uccidere il proprio assassino? Un coltello piantato in una mano? Banale dire che in televisione se ne sentono e vedono di peggiori e più squalificanti? Penso seriamente di no.
Se a Flatliners si può trovare un merito è il tentativo di dare un messaggio semplice: a volte, nella vita, bisogna perdonarsi e andare avanti. Se si può, cercare di risolvere le cose, cercare di cambiare quello che ci tormenta. Affrontare la vita, e non vivere con il rimorso o con un peso. Prendersi le proprie responsabilità, e affrontarne le conseguenze. Se si hanno vicino le persone giuste ad aiutarci tanto meglio, per affrontare certi momenti potrebbe essere di conforto.
C'era bisogno di scomodare il limbo premorte per dare questo messaggio? Sì, in un periodo storico in cui molti giovani continuano a ricercare emozioni forti al limite, talvolta, del rischiare la vita (spesso con risultati peggiori di quelli proposti nel film), forse anche una pellicola come questa, a tratti scontata e per certi versi semplicistica potrebbe invitare a qualche riflessione.
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