Suburbicon è immaginaria comunità che dà il nome al film diretto da George Clooney, scritto dallo stesso regista insieme ai fratelli Joel Coen, Ethan Coen e Grant Heslov.

Siamo negli anni '50 dello scorso secolo. La borghesia bianca è impreparata all'arrivo nella comunità dei Meyers, una famiglia di colore.  Gli apparenti equilibri sociali vengono alterati. Solo la famiglia Lodge sembra accogliere i nuovi venuti con compostezza, con il piccolo  Nicky (Noah Jupe) invitato a giocare con il figlio dei nuovi vicini. 

Suburbicon
Suburbicon

Ma, nonostante il sottotitolo italiano, nulla è come sembra. La tranquillità della famiglia Lodge, composta oltre che dal piccolo Nicky dal padre Gardner (Matt Damon), sua moglie Rose e allargata dalla presenza della gemella di Rose, Margaret (Julianne Moore in entrambi i ruoli), sta per essere sconvolta.

Due uomini, Ira (Glenn Fleshler) e Louis (Alex Hassell), sorprendono la famiglia in piena notte per rapinarla e Margaret rimane uccisa per una dose eccessiva di narcotico.

Sarà solo l'inizio di una spirale di rivelazioni, di segreti e ricatti e omicidi che coinvolgerà i componenti della famiglia, i due rapinatori, nonché Bud Cooper (Oscar Isaac), un ambiguo ispettore delle assicurazioni, mentre sullo sfondo esplodono i conflitti razziali che dilianeranno la cittadina.

Oscar Isaac
Oscar Isaac

George Clooney parte dall'idea di filmare una distopia reale, quella veramente accaduta a Levittown, Pennsylvania, raccontata in documentario del 1957 intitolato Crisis in Levittown, ossia la vera storia di quello che successe quando William e Daisy Meyers divennero la prima famiglia afroamericana a trasferirsi nella comunità. A questa storia sovrappone, ambientandolo durante i fatti di Levittown, un soggetto inedito dei fratelli Coen risalente al 1999. Una vicenda con molti punti in comune con Fargo e Burn After Reading-A prova di spia: una commedia nera avente per protagonisti personaggi del tutto incapaci che, con azioni delittuose demenziali, innescano spirali di violenza totalmente fuori controllo.

Julianne Moore e Matt Damon
Julianne Moore e Matt Damon

La cifra misurata ed elegante della regia di Clooney lavora sulla materia originale dei Coen in modo sottrattivo, rinunciando alle loro tipiche esplosioni parossistiche.

L'obiettivo è di raccontare un'epoca ritenuta "felice e ingenua" mostrando quanto non lo fosse per niente, avvisandoci che al giorno d'oggi non è poi cambiato molto. Con un vestito da thriller volutamente prevedibile si mette in evidenza come l'obiettivo non sia sorprendere con colpi di scena inaspettati, ma esplicitamente politico. Una Nuova Nuova Hollywodd che riprenda dove era stata lasciata la battaglia per i diritti civili e in decisa chiave anti Trump.