When he looks at me, the way he looks at me. He does not know what I lack or how I am incomplete. He sees me for what I am, as I am. He’s happy to see me Every time, every day. And now I can either save him or let him die.
Molti hanno detto che The Shape of Water sia una specie di La Bella e la Bestia 2.0.
In effetti l’associazione non è impropria, ma personalmente estenderei il concetto: molte donne aspettano l’uomo che le salvi. Il principe azzurro, lo chiamano. Poi è arrivato Shrek e ci ha detto che Azzurro è gay, il che genera inevitabilmente qualche problema, quantomeno alle Scapolottine (come le chiamava Adamson). E se arrivasse l’Anfibio azzurro? Guillermo del Toro ci racconta questa fantastica possibilità. Una fiaba possibile, nei gelidi tempi della Guerra Fredda, in cui Russia e America si contendono esperimenti scientifici da portare a termine o da boicottare.
![](https://www.fantasymagazine.it/imgbank/fullpage/201801/41628-the-shape-of-water.jpg)
Se soprattutto avete amato la saga di Hellboy, la storia di Elisa Esposito (una perfetta Sally Hawkins) vi piacerà per la stessa delicatezza con cui il regista messicano riesce a parlare di sentimenti ed emozioni, anche ai tempi della Guerra Fredda. C’è infatti una giovane coraggiosa e forse un po’ incosciente, considerata diversa perché muta, che salva una creatura considerata da alcuni venerabile, dall’America e dalla Russia un esperimento scientifico di cui sbarazzarsi una volta portata a termine la procedura. Con la semplicemente sublime colonna sonora di Alexandre Desplat che fa da perpetuo sottofondo allo svolgersi della storia sostituendosi spesso ai dialoghi impossibili, Elisa è una Amelie Poulain che nonostante il proprio mutismo sa come farsi capire e sentire.
![](https://www.fantasymagazine.it/imgbank/fullpage/201801/41629-the-shape-of-water.jpg)
Si fida di pochissime persone, l’amica collega Zelda (la straordinaria Octavia Spencer) pungente e ironica quanto opportunamente drammatica quando serve, e il migliore amico, il pittore gay Giles (un ancora una volta fantastico Richard Jenkins, una delle spalle migliori che ci siano nel cinema contemporaneo).
E poi, una notte, arriva la Creatura, l’Uomo Anfibio (Doug Jones, se no che film di Del Toro sarebbe?), di cui si fida perdutamente, tanto da fregarsene di tutti i protocolli, tutte le videocamere di sicurezza, tutta la razionalità di quel mondo austero e senza sogni che la circonda, perché come saprà dire a Giles, quella creatura è una delle poche a saperla vedere com’è, e non come il mondo la vede e la etichetta, e niente o nessuno la farà desistere dall’intento di portarla in salvo (ecco tradotta la citazione iniziale).
E in quei silenzi fatti di scoperta e reciproca conoscenza, Del Toro ci racconta che anche tra creature diverse l’amore può essere una cosa semplice, nonostante tutto.
![](https://www.fantasymagazine.it/imgbank/fullpage/201801/41630-the-shape.jpg)
Efficace è il contrasto dei dialoghi tra i protagonisti della fiaba d’amore e quelli del protocollo militare, in cui l’unico a fare eccezione è il dottor Hoffstetler (un convincente Michael Stuhlbarg) combattuto tra l'eterna scelta di cosa sia giusto e cosa sia facile. In effetti, The Shape of Water ci fa chiedere ancora una volta chi sia il vero mostro. Semplicistico? Forse, ma purtroppo sempre attuale. Quel che è certo, è che per il ruolo di cattivo Michael Shannon è veramente la scelta giusta. Si fa odiare quanto basta, e suscita una certa fastidiosa antipatia.
E se i dialoghi sono azzeccati, in cui non mancherà un po' di sana e sottile ironia, lo sono ancora di più gli scambi silenziosi, e la capacità di comunicare di chi non ha voce per farlo se non attraverso gesti, versi, movimenti, efficaci ed eloquenti come poche altre volte in un film.
![](https://www.fantasymagazine.it/imgbank/fullpage/201801/41631-the-shape-of-water.jpg)
Se in The Shape of Water andate ricercando il capolavoro rimarrete piuttosto delusi, ma in un periodo in cui il cinema sta raccontando spesso storie di chi a lungo è stato considerato diverso e/o quantomeno emarginato, un invisibile, La forma dell'acqua si piazza nella top ten dei film migliori non solo per la tematica, quanto per essere uno dei film più convincenti e riusciti di Guillermo del Toro dai tempi di Hellboy e Il labirinto del fauno. Se la storia è semplice, qui è avvincente la sua realizzazione, gli effetti speciali, la qualità dei dialoghi, l’espressività dei personaggi, la loro assoluta credibilità, in sintesi il come viene raccontato, più che cosa o chi.
Come gli riesce meglio, del Toro racconta storie in cui il bene necessariamente vince, in cui il cattivo è cattivo, e non c'è troppo da stare a spiegare perché. Semplice, forse, ma ci sono occasioni in cui non è neanche così necessario andare a ricercare i motivi per cui uno sia come è. Guillermo del Toro ce lo racconta, con eleganza e buon gusto, con un romanticismo a volte dimenticato, e ci regala una fiaba che ogni tanto farà bene poter vedere.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID