Libri di sangue, di Roberta Mochi, è un'interessante indagine sulle nuove tendenze della letteratura italiana di genere: Alda Teodorani, Ivo Scanner, Eraldo Baldini, Nicoletta Vallorani insieme a chi, nella fiction, si sia lasciato sedurre, anche solo per il breve spazio di una parentesi, dall’orrore e dal sangue. Il mondo della mutazione dolente, degli innesti, della malinconia, delle tenebre illuminate dallo scintillio della lama, per quanti si rifiutano di credere che la narrativa made in Italy abbia gli stessi confini segnati dalla critica ufficiale. E' indubbio che il mercato editoriale si sia aperto alla scrittura finora definita di "intrattenimento" ma, quello che propone il saggio, è di analizzare i testi presi in esame proprio nel loro valore di opere letterarie e non di oggetti e merci destinate a essere fruite il più rapidamente possibile. L'introduzione è dedicata a un'analisi sociologica di un pubblico quanto mai eterogeneo come quello dei lettori horror; i capitoli intermedi si occupano delle origini dei principali "movimenti" degli anni Novanta, quali il neonoir e lo splatter, soffermandosi sui loro autori di punta; infine, l'ultima parte è dedicata a quanti, pur non aderendo a un filone vero e proprio hanno, in qualche modo, rimpolpato il panorama truculento dell'horror nostrano: romanzieri, sceneggiatori e fumettisti, tra i quali, immancabile, il creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi e il grande giallista Carlo Lucarelli.
Come è nato Libri di sangue?
Il libro nasce come tesi universitaria, all'interno del dipartimento di studi linguistici e letterari dell'università di Roma La Sapienza; approda solo diversi mesi dopo sulla scrivania di un piccolo ma audace editore di Brescia, Fabio Larcher, che lo legge e lo trova interessante...
Fra gli autori che citi nel testo, qual è quello che ti ha particolarmente spaventato?
Be', non userei il termine spaventare, soprattutto considerando il fatto che sono piuttosto avvezza al genere! Piuttosto suggerire, evocare sensazioni e che siano, come giustamente fai notare, forti. Una storia horror-fantastica ha dei requisiti essenziali, ben sintetizzati da T. B. Aldrich: "Una donna siede in casa, sola. Sa di essere l'ultima persona viva al mondo: tutti gli altri sono morti. Suona il campanello." Brevità, dunque, e originalità. L'apparire di ciò che siappiamo non deve esserci. Gli autori presi in esame conoscono bene questa lezione e ne fanno bella mostra, con modi e stili diversi, passando per il grottesco, la deformazione ironica, la crudeltà, l'amarezza, la solitudine...
... E il più cattivo?
Quello più cattivo è una donna. Alda Teodorani. Sicuramente dotata di una scrittura rapida, feroce, fortemente suggestiva; in grado di illustrare senza falsi moralismi la devianza morbosa del killer, chiunque esso sia; nella sua scrittura non c'è pietà per le vittime, si procede esplorando fino a sussumere il deliro. Confusa e intessuta di vari linguaggi e di solidarietà per il diverso ma malinconica e roca è invece la strada che ci fa percorrere la Vallorani, altra abile penna di questo secolo.
Tu stessa sei una scrittrice di racconti horror. Cosa ti piace ottenere, in una storia? Quali sono le sensazioni che vorresti provasse il lettore?
Da lettrice, quello che cerco è potermi abbandonare completamente durante lettura, di venire rapita da dimensioni diverse da quella reale, di venire confusa e messa in discussione. Quello che spero è che i miei racconti producano almeno un vago senso di straniamento, che possa aiutare davvero a non dimenticare la nostra fragilità.
L'attuale stato di salute dell'horror italiano?
Fortunatamente pare che lo snobismo nei confronti del genere stia lentamente svanendo. Le librerie si affollano di noir e gialli (Lucarelli e Camilleri, tanto per citarne alcuni); anche l'horror sta venendo fuori dal ristretto circolo degli amateurs. Si sono moltiplicati i festival e i concorsi letterari, a quanto pare l'horror non è morto con la creatura di Shelley e c'è da credere che presto il mercato editoriale concederà uno spazio adeguato anche alla narrativa del brivido.
Libri di sangue
di Roberta Mochi
194 pagine, € 12,50
Larcher Editore
ISBN: 88-88583-06-8
Roberta Mochi, redattore di Progetto Babele, insegna, traduce e vive a Roma con due gatte. Oltre a Libri di Sangue, ha pubblicato diversi racconti in antologia, tra cui: "Cerimonia" in Malefica, Il Foglio Letterario edizioni; "Insegnamenti" in CrudelieDemonie, club G.H.O.S.T Editore; "Hard Day" in Guru Meditation, club G.H.O.S.T Editore; "Noise" sul numero unico della rivista Lamette; inoltre alcune sue storie sono state pubblicate su The Muse Apprentice Guild, rivista statunitense diretta da August Highland. Di prossima uscita un suo racconto su Container di A. Dezi e a marzo 2004, per Meltemi editore, il saggio "Neonoir e Poliziesco, il disordine e l’ordine", in La narrativa italiana degli anni Novanta a cura di E. Mondello.
3 commenti
Aggiungi un commentoI'm the Anti
I'm the Freak
I'm the Anti
I'm not your type
I'm the Anti
I'm the "weird" one
I'm the Anti
Everyone hates me
Mi spiace Rozz...
Provato, chessò, a cambiare pettinatura?
cos'ha che non va
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