C'erano molti motivi interessanti per seguire Jonathan Steele, il personaggio ideato da Federico Memola e Teresa Marzia, nella sua prima versione edita da Sergio Bonelli Editore nel 1999.
In senso positivo mi colpì l'universo in cui erano ambientate le storie del personaggio, un mondo simile al nostro ma pieno di elementi e creature magiche. Non lo chiamavamo Urban Fantasy nel 1999, non che mi ricordi e sicuramente altri autori avevano battuto quel terreno prima, anche in casa Bonelli, sia pure in modo più timido. Per restare in casa Bonelli, penso a Martin Mystére, un fumetto omnicompresivo, sicuramente seminale per Dylan Dog e Jonathan Steele.
Il modo esplicito e semiserio con il quale le storie di Memola trattavano l'argomento, quasi dissacratorio, è precedente ai romanzi del ciclo The Dresden Files di Jim Butcher (2000), al film Shrek (2001), e al fumetto Fables di Bill Willingham (2002).
Certo c'era più ironia che noir che nella prima versione, ma il personaggio, per quanto apparisse scanzonato e solare, aveva sia luci che ombre. La carica erotica di Jasmine e Myriam era evidente.
Per brevità vi ometto le trasformazioni che la serie ha avuto, passando alla Star Comics, per poi diventare un progetto totalmente avulso da ferree logiche commerciali.
Jonathan Steele: Noir, volume del 2012, presenta 4 storie che rappresentano il ricongiungimento del personaggio con le potenzialità dette fra le righe nelle precedenti versioni, con un tuffo deciso verso il noir adulto, terreno che anche di recente è stato battuto da molte incarnazioni dello Urban Fantasy, si pensi a Bright per esempio.
Il tratto di Joachim Tilloca è totalmente congeniale a questa evoluzione del personaggio, anzi da quanto ho letto ne è stato persino propulsore. Un bianco e nero senza mezze misure, capace in egual misura di segnare i tormenti interiori dei personaggi, le scene violente, la sensualità delle donne, la mostruosità dei cattivi. Dispiace molto sapere che un artista di questo calibro non lavori nel mondo del fumetto, ma che sia per lui una specie di hobby. Probabilmente questo gli dà una libertà difficilmente concedibile nel mondo commerciale, con scadenze entro le quali è necessario produrre al meglio possibile.
Il linguaggio di Jonathan Steele è cambiato di conseguenza. Diretto ed esplicito. Il mondo è diventato, nonostante il segno grafico in cui neri e bianchi sono ben distinti, moralmente grigio.
Le storie del volume sono piene di intrighi, di azione, mistero e immaginazione. Guardano dentro le pieghe oscure di un mondo che una iperbole dei mali oscuri del nostro.
Tilloca e Memola sperimentano diversi moduli di tavole, padroneggiando con cura la direzione della narrazione.
Se volete riscoprire un personaggio che forse è nato troppo in anticipo rispetto ai suoi tempi, Jonathan Steele: Noir è un buon punto di partenza.
Ci rivediamo per parlare delle tappe successive di questo viaggio.
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