Dominika Egorova è una bellissima ballerina russa vittima di un terribile incidente. Durante uno spettacolo si frattura una gamba perdendo il lavoro e per questo non può più occuparsi economicamente della madre malata. Senza l’aiuto statale rischia di trovarsi in mezzo a una strada ma interviene in suo aiuto lo zio, un pezzo grosso del KGB, coinvolgendola in una brutta storia che le cambia per sempre la vita. Senza più possibilità di tornare indietro Dominika deve abbandonare la propria identità e accettare di diventare una Sparrow, una spia letale capace di leggere le debolezze umane e disposta a qualunque cosa pur di raggiungere il proprio fine.
Red Sparrow è la celebrazione del corpo statuario di Jennifer Lawrence, sulle cui curve si basa il film molto più che sulla sceneggiatura tratta dal romanzo Nome in codice: Diva. Dopo aver diretto ben tre Hunger Games, Francis Lawrence la ritrova e la filma sempre perfetta e bellissima, persino dopo una sessione di tortura del KGB. L’unica cosa a fuoco di Red Sparrow che sembra ambientato durante la guerra fredda in cui però ci sono anche cellulari e computer portatili, è proprio la Lawrence, divina come prima ballerina sovietica, sexy in piscina con un costume che lascia poco all’immaginazione, sempre elegante con vestiti firmati e capelli freschi di messa in piega. Non la vediamo però mai costretta a fare sesso con disgustosi uomini a cui deve estrarre informazioni, ma neanche durante il periodo di addestramento che avrebbe dovuto trasformarla in una sorta di Mata Hari. L’unico momento che coinvolge la Lawrence sotto le lenzuola è con il bel agente della CIA e un po’ di pelle in più si vede durante uno spogliarello pubblico, sempre però con le parti “sensibili” nascoste. Stessa cosa dicasi per i momenti action della pellicola ridotti a una scena di lotta di pochi secondi con i coltelli.
Per il resto Red Sparrow si ingarbuglia in una storia in cui spesso non si capisce esattamente cosa stia succedendo né perché, alla ricerca di doppi o triplici colpi di scena che portano noia invece di far decollare il film. Il problema è che Francis Lawrence tratta il tutto come un drammone senza avere però né la stoffa di Luc Besson né il talento nel fare baracconate action di David Leitch (John Wick; Atomica bionda), e persino la Lawrence quasi sempre bravissima, qui risulta stucchevole.
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