Nel programma degli eventi del sabato pomeriggio di Cartoomics spicca il confronto tra due grandi protagonisti del fumetto bonelliano contemporaneo: Mauro Boselli (curatore e sceneggiatore di Tex e co-creatore di Dampyr) ed Emiliano Mammucari (autore, co-creatore e disegnatore di Orfani). Il tema Frontiere, il loro significato nei diversi generi letterari e nel modo di raccontarle è talmente ampio che l’incontro diventa un’interessante chiacchierata a ruota libera, con gli interventi del moderatore Mauro Uzzeo (tra gli sceneggiatori di Orfani) per orientarla tra argomenti come la specificità del fumetto rispetto alle altre arti, il rapporto tra sceneggiatori e disegnatori, l’importanza dell’attuale nelle storie fantastiche.
Secondo gli autori presenti quella del fumetto, specialmente in Italia, è la storia di una dura lotta per affrancarsi dalla sudditanza rispetto alle altre arti considerate, fino a poco tempo fa, più nobili: la letteratura e il cinema. Boselli ricorda, tra i primi e più gloriosi combattenti di questa battaglia, quel Gianluigi Bonelli, padre di Tex, di cui lui stesso ha raccolto l’eredità diventando curatore della testata. Parlando della difficile affermazione del fumetto italiano anche nel panorama internazionale, lo stesso Boselli racconta un aneddoto degli anni Ottanta, quando al festival di Angoulême una mostra sul fumetto nostrano venne “ambientata” nella scenografia di una classe scolastica, con gli albi “nascosti” sotto i banchi e nel gabinetto: a testimonianza della modesta considerazione di cui ancora trent’anni fa la nostra produzione godeva a livello internazionale.
Solo in epoca recente, anche grazie al successo di autori come Hugo Pratt e Andrea Pazienza, è stata valorizzata anche in Italia la specificità del medium rispetto a quelli delle altre arti narrative: come spiega Uzzeo, il fumetto si muove in un territorio di mezzo tra l’evocare e il mostrare, in cui è il lettore a poter decidere quanto soffermarsi su una tavola e quando girare la pagina. A differenza che nella letteratura, il fumettista sa esattamente come finirà ogni singola pagina (meglio, la doppia pagina aperta che è l’unità di misura del fumetto) e sente maggiormente la responsabilità di dover invogliare il lettore ad andare avanti.
Un aspetto fondamentale perciò è il rapporto che si crea tra scrittore e sceneggiatore, dal momento che, secondo Boselli, è l’armonia fra testo e disegno il segreto per conquistare il lettore e tenerlo incollato alla pagina. Emiliano Mammucari, come autore di Orfani, ricorda che oltre al disegno e alla scrittura c’è anche il colore, un terzo elemento ancora diverso dagli altri due e che dà alla storia la sua “colonna sonora”. Quindi racconta la sua situazione paradossale, essendo sia disegnatore che sceneggiatore, ma mai contemporaneamente: come disegnatore, finora, ha sempre avuto la fortuna di lavorare su storie scritte appositamente per lui, con l’unica eccezione della trasposizione a fumetti del romanzo Nero di Tiziano Sclavi, che però gli ha lasciato ampia libertà. Una libertà che invece fatica a riconoscere ai disegnatori che lavorano sui suoi testi, ai quali è molto riluttante a lasciare “la telecamera in mano”.
Se è vero che spesso le sceneggiature migliori sono quelle cucite sul disegnatore, ribatte Boselli, le frizioni con disegnatori “forti” a volte possono portare l’opera a un livello superiore: nella sua esperienza, in caso di divergenze ha spesso ceduto sugli aspetti artistici, mai su quelli narrativi.
La capacità di attualizzare i temi della narrazione, pur all’interno di storie ambientate nel futuro o in un immutabile Far West, è un altro ingrediente che aiuta a conquistare il lettore. Il rischio, si chiede Uzzeo azzardando un confronto con la narrativa di fantascienza, non è però forse quello di far invecchiare le storie più velocemente? Non secondo Mammucari, sempre che si abbia l’accortezza di non confondere attuale, ossia capacità di parlare con i lettori del presente, e attualità, ossia il riferimento a eventi ben precisi: solo nel secondo caso le storie rischiano di avere una vita più breve, non appena gli eventi a cui si riferiscono perdono interesse: l’attuale – spiega – è la “pasta” della narrazione, a invecchiare invece sono i cliche.
Ribadisce lo stesso concetto Boselli, con altre parole: specialmente nelle storie di ambientazione storica occorre prescindere dall’attualità a vantaggio di una ricostruzione più precisa, perché l’attuale (meglio, l’universale) emerge dal particolare ben studiato.
Con questa citazione aristotelica si conclude il tempo messo a disposizione dagli organizzatori di Comic Art Store: di frontiere si è parlato poco, ma abbiamo avuto la preziosa possibilità di entrare dietro le quinte della creazione dei fumetti, direttamente dentro la testa di due grandi autori.
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