Hitler contro Picasso e gli altri sembra non avere niente a che fare con le storie che ci piace raccontare su Fantasy Magazine. Eppure trovo che l’arte, quale elevata forma di espressione dell’umano sentire, anche in questo drammatico racconto di un torbido quanto oscuro periodo storico, meriti di essere celebrata. Come diceva Picasso, essa spesso è una chiave, un cavallo di Troia, un pennello che aiuta a disegnare e cancellare dittature. Può essere un mezzo e un destino, può salvare e condannare, strumento eversivo e macchina di consenso, espressione di libertà e volto dei totalitarismi.
Ed è proprio ciò che si è riproposto di raccontare questo documentario, distribuito nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema con Sky Arte HD, Mymovies.it, Radio Deejay e Arte.it come media partner.
Questo racconto di una grande bellezza che abbiamo rischiato di veder sparire o di cui si è rischiato di non sentir più parlare è presentato da un narratore di grande sensibilità, uno che, permettetemi la digressione leggera, di grande bellezza se ne intende: Toni Servillo.
Con la sua voce pacata, ferma, mai rude, ci traghetta come un Virgilio 2.0 in questo sublime percorso in cui, se da un lato possiamo entrare in contatto con grandi e superbi dipinti, sculture, bozzetti, pale, bassorilievi di tante epoche e stili diversi, dall’altro percepiamo l’orrore delle storie che si intrecciano con quegli innumerevoli capolavori e con la vita di uomini e donne che, rei di essere ebrei, hanno spesso perso la vita perché colpevoli di possedere, o per non aver voluto cedere al Reich (in realtà alle collezioni private di Hitler o dei suoi fedelissimi, come lo spietato Hermann Göring, forse anche più avido del furher) intere collezioni o gallerie d’arte, nello specifico, nella Germania sottoposta all’egemonia nazista e nei territori conquistati dal terzo reich.
Questo racconto delle seicentomila opere che sconvolsero la storia dell’uomo divenendo merce di scambio e strumento di propaganda si dipana in quattro tappe (Germania, Francia, Olanda, New York) e ognuna racconta la storia del saccheggio di cui sono stati vittime famiglie, galleristi e mercanti d’arte ebrei che, intercettati dal regime nazista, furono costretti a vendere e/o cedere le proprie
collezioni in cambio della salvezza e non sempre, visto che alcuni di loro finirono comunque nei campi di concentramento.
Il documentario è tecnicamente perfetto. Alla colonna sonora inedita del maestro Remo Anzovino che fa non solo da sottofondo ma quasi dialoga con le immagini che ci vengono proposte, la voce narrante di Servillo si alterna ai racconti di chi visse quel periodo, a quelli degli eredi di alcune delle famiglie che hanno subito le peggiori depredazioni, ai commenti e alle interessanti considerazioni di autorevoli storici d’arte e direttori di numerose gallerie del mondo. Hitler contro Picasso ha, però, anche il merito di andare a fondo a certe tematiche che solitamente vengono superficialmente accennate. Tutti sappiamo del tesoro di Hitler, della Grande Esposizione di Arte Germanica, del trafugamento di innumerevoli opere d’arte, dell’intelligence americana (i The Monuments Men, per esempio) che contribuì alla ricerca e al ritrovamento delle opere, ma scoprirete che c’è tanto molto di più, e molto acute e molto sottili saranno le considerazioni che ascolterete. Il merito di questo documentario è di essere riuscito a mettere in luce gli aspetti fondanti di quella che è stata senza ombra di dubbio una ulteriore ossessione del nazismo che trova la sua sconcertante esplicitazione nella connessione tra saccheggio e sterminio.
L’arte era più di un’ossessione… era un’arma.
Questo è il punto focale dell’intero documentario. Non starò a descriverlo per filo e per segno, auspicando che venga distribuito in molte più sale di quante, di solito, non siano riservate alle proiezioni straordinarie. Questo racconto così approfondito quanto imparziale merita di essere condiviso con quante più persone possibile. Dovrebbe diventare materiale didattico per gli ultimi anni di scuole medie e scuole superiori, e non solo. Auspico che, dopo il passaggio al cinema, Sky ma anche la tv pubblica possano presto trasmetterlo, perché si continui a parlare di quanto accaduto durante le dittature che portarono l’Europa alla Seconda Guerra Mondiale. Mai si sottovaluti quanto la perdita della propria libertà sia tra le peggiori condanne che un uomo o un popolo sia costretto a subire. Ma c’è di più. Hitler contro Picasso e gli altri ci permette di avere uno sguardo distolto dal seppur impegnativo discorso politico. Ci fa riflettere sui picchi di bassezza che raggiunge l’animo umano, quando è accecato dal bisogno di possedere. Quanti Gollum troviamo nella storia dell’umanità! O meglio, quanti Smeagol, capaci di uccidere il proprio amico e il proprio simile, pur di poter avere il proprio tesssoro. Ma Smeagol, in un certo senso, è più onesto. Ammette di volere l’Anello solo per sé. Gli esseri umani, invece, cercano spesso scuse. Nel caso dei nazisti, la propaganda del bello e del naturale
oltre che del degenerato
è stata il veicolo con cui appropriarsi del patrimonio dell’umanità, rischiando di farlo andare completamente perduto. Ma non solo, c’è un'ulteriore riflessione che secondo me emerge da questo documentario, ovvero quello capire cosa si intende davvero per bene comune. L’arte è un bene comune, appartiene all’umanità, a tutte le persone, non a qualcuno che crede di potersene appropriare per quel breve passaggio sulla terra che chiamiamo vita.
Ed è questo il problema di fondo. L’ossessione di tutti coloro che hanno pensato di poter possedere qualcosa che, di fatto, è di tutti e di nessuno, neanche di chi a oggi ne è il legittimo proprietario. L’arte, l’architettura, la musica, smettono di essere di chi li ha realizzati e diventano patrimonio umano, e questo è un aspetto ancora così difficile da condividere, perché la storia ci insegna quanto sia più facile e umano voler possedere qualcosa che permettere anche agli altri di condividere. Ed è così forte questo desiderio di possedere che nel corso della storia ha scatenato le peggiori bassezze umane di cui questo documentario è solo una triste ma significativa parte di un racconto che forse non avrà mai fine.
La storia è ciclica, affermava lo storico Erodoto. E purtroppo, gli orrori che essa spesso racconta sono testimoniati dall’arte stessa.
Per concludere, non mi resta che citare il botta e risposta tra l’ambasciatore nazista Otto Abetz e Pablo Picasso di fronte a Guernica.
L'avete fatto voi questo orrore, maestro?
No, è opera vostra.
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