Daniele Afferni è un personaggio dalla carriera quantomeno eclettica: ogni giorno si muove agilmente tra illustrazione, pubblicità e pittura, tre campi insidiosi che è difficile far collimare con coerenza. Chiunque abbia avuto anche solo minime esperienze all’interno del mondo artistico contemporaneo potrà testimoniare con amarezza quanto poco sia stimato l’atto creatorio iconografico, tanto più quando questi è congiunto a intenti di marketing e al vil denaro.
La sfida che è toccata agli organizzatori di Avalanche è stata proprio quella di trovare un equilibrio nella brulla terra di nessuno che si estende tra le suddette categorie, selezionando dal repertorio recente dell’artista quindici opere che fossero in grado di sintetizzare il suo immaginario pop. Elemento chiave dei lavori di Afferni è infatti la forte fascinazione subita nei confronti dei comics americani, caratteristica a cui attinge con diverse sensibilità a seconda del medium adoperato.
Se da una parte troviamo disegni che richiamano Manara e Moebius, dall’altra possiamo scorgere tele sature di supereroi che evocano alla memoria tanto Lichtenstein quanto il fauvismo, il tutto passando attraverso situazioni ibride molto affini al modus operandi di Dave McKean. Solamente a seguito del varo ufficiale di Daniele Afferni: Icons, festeggiato con un vernissage il 14 aprile in via Canonica 38, Milano, potremo sapere se l’organizzazione sia stata in grado di raffinare adeguatamente questo difficile equilibrio. Dalle 19.00 di quella sera fino a domenica 6 maggio l’esposizione sarà infatti accessibile 24 ore su 24, con accesso gratuito.
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