Da campionessa di sci acrobatico a regina del poker clandestino, Molly Bloom si è trovata a dover reinventare la sua vita più di una volta. La causa è uno sfortunato incidente che le fa archiviare la carriera sportiva, facendole scegliere come alternativa la facoltà di giurisprudenza, concedendosi però prima un anno sabbatico nella scintillante Los Angeles. Qui trova lavoro come assistente di un organizzatore di poker clandestino e, tra divi di Hollywood e fiumi di denaro, Molly si rende subito conto dell’affare. Decide allora di mettersi in proprio e si trasferisce a New York, dove i suoi incontri di poker diventano i più esclusivi dell’ambiente e tutti fanno a gara per parteciparvi, compresa però la mafia russa, portando l’FBI a interessarsi degli affari di Molly.
Diretto e scritto da Aaron Sorkin, lo sceneggiatore di film come Codice d’onore, The Social Network e Steve Jobs, Molly's Game prende spunto dall’autobiografia uscita nel 2004, vera storia di Molly Bloom, regina del poker nelle cui bische sono passate celebrità come Leonardo Di Caprio, Ben Affleck, Tobey Maguire e molti altri ancora. La sua affascinante vita è per Sorkin il pretesto per raccontare non tanto le avventure di una vita al limite, quanto il concetto stesso di destino. Perché, pare dirci il film, la direzione che diamo alla nostra vita è pesantemente influenzata dal caso, che si presenti sotto forma di improbabile incidente, nel vedere qualcosa che non dovevamo o dal ricevere un giudizio comprensivo in un momento cruciale. Nel marasma di avvenimenti di cui è formata l’esistenza, ciò che l’individuo può fare è rimanere aggrappato alla propria identità, sempre che questo significhi qualcosa. Ciò non vuol dire cavarsela, il fato è cieco e non ci sono scappatoie, ma il sapere chi si è permette di mantenere la forza per rialzarsi anche dopo la più infausta batosta.
Per quanto riguarda la regia non c’è granché da segnalare e Aaron Sorkin si limita ad accompagna la propria sceneggiatura con una messa in scena non particolarmente brillante ma neppure disastrosa, onestamente costruita per non togliere con le immagini importanza ai dialoghi.
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