Gianluigi Colin è l’art director del Corriere della Sera, a un’analisi superficiale la sua influenza potrebbe sembrare limitata a quattro elementi puramente decorativi – alle copertine e all’impaginazione delle immagini – eppure la comunicazione visiva si dimostra essere un elemento quanto mai importante nel trasmettere messaggi ai lettori, in effetti è l’unico vero timone rimasto per navigare nello spietato mare dell’economia dell’attenzione
Il pragmatismo commerciale di Colin sa tuttavia lasciare spazio a opere artistiche legate alla sua esperienza lavorativa, a installazioni e allestimenti che attraverso i quotidiani immortalano la storia in un eterno e polveroso memento mori. Dalle Mitografie che travestono la carta stampata in stanche divinità di pantheon decaduti ai Relics che pressano i giornali fino a farli diventare lastre tridimensionali, l’artista riesce con eleganza a rielaborare materiali e temi a lui vicini, sintetizzando percorsi di lettura suggestivi e mai pacchiani, ben comprendendo che l’immagine non sia altro che un simulacro da reinterpretare.
Non è pertanto un caso che la Triennale di Milano abbia deciso di titolare Sudari l’esposizione che mette in mostra la sua produzione recente: sedici quadri inediti, di grandi dimensioni dal gusto decisamente pittorico. Definite “roto-pitture”, queste tele sono costituite da quello stesso tessuto in poliestere che viene usato per pulire gli eccessi di inchiostro dalle rotative di stampa dei quotidiani, sono “sudari” che portano i segni di notizie diffuse a un ritmo sempre più frenetico e che ne divengono multisfaccettati testimoni.
L’esposizione mira a creare un dialogo tra immagine, notizia, verità e memoria, muovendosi su un insolito percorso a cavallo tra il tipografico e l’astrattismo. La mostra può essere fruita gratuitamente in Triennale, viale Alemagna 6, fino al 10 giugno.
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