Midtown Manhattan. Interno, giorno. Gli avventori del bar Overlook, un minuscolo locale pressato tra i grattacieli di New York, potrebbero essere attratti, con un po’ di nostalgia, da una parete assai curiosa, interamente ricoperta da disegni sbiaditi che ritraggono alcuni personaggi dei fumetti. Non si tratta di schizzi amatoriali, ma è il risultato di un'incredibile collaborazione di artisti avvenuta nel 1976.
È possibile, infatti, riconoscere uno Spider-Man a opera di Gil Kane, creatore di Iron Fist e Lanterna Verde, il soldato Beetle Bailey delle strisce umoristiche di Mort Walker, Dondi, il giovane orfano adottato dai soldati americani nato dalla matita di Irwin Hasen. Poi un autoritratto di Al Jaffee, famoso per il suo lavoro sulla rivista satirica Mad, un Fred Flintstone e molti altri personaggi disegnati direttamente dalla mano dei creatori originali.
Il New York Times ha raccolto la testimonianza di Steve Gold, un cliente del bar, che ha dichiarato: Sono cresciuto con tutto questo. I miei figli hanno circa vent'anni e probabilmente non hanno idea di chi siano questi personaggi. Tutto questo fa parte della mia infanzia.
Eppure, nonostante il prestigio delle firme, questo muro risulta oggi piuttosto trascurato.
Per quanto sia riconosciuto dagli appassionati e studiosi di fumetto come un importante patrimonio culturale, la preziosa parete non sembra ottenere l’attenzione che merita. Il New York Times lo considera addirittura “una vera e propria Cappella Sistina” della nona arte.
Uno dei proprietari del bar Overlook, Mark Evangelista, ha dichiarato di aver tentato in tutti i modi di far conoscere il luogo alle organizzazioni e società nazionali dedicate ai fumetti, ma non ha trovato alcun riscontro. Secondo lui, se più persone lo conoscessero, il locale potrebbe assomigliare all’antico pub irlandese di McSorley. Risalente al 1850, ancora in attività e universalmente riconosciuto come luogo di importanza storica per la città, McSorley è un altro di quei luoghi “sospesi nel tempo” che attira un vasto pubblico di New York.
I clienti abituali, comunque, conoscono bene la storia del bar sulla Quarantaquattresima strada. Tra loro, Ray Hess, di 69 anni, ha dichiarato al New York Times che da giovane frequentava il locale quando si chiamava ancora Costello’s e vide il murale nel suo stato originale. Hess è convinto che quella parete abbia definito un'epoca, in cui scrittori, giornalisti e artisti si riunivano e cambiavano il “gusto del mondo”. Questo muro ne è la testimonianza.
La storia del locale: quando era ancora Costello’s
Prima di essere ribattezzato Overlook e prima dei prestigiosi disegni sulla parete, il locale prendeva il nome dal proprietario Timothy Costello. Sebbene fosse stato sempre all’interno dello stesso isolato, Costello’s restaurant si è trasferito per ben tre volte, prima di stabilirsi definitivamente nel 1974 all’attuale indirizzo tra la Terza e la Quarantaquattresima strada di Midtown.
Costello’s restaurant ha vantato la visita di personaggi di tutto rispetto, che hanno segnato la cultura popolare dell’epoca e degli anni a venire, con tanto di curiose storie sul loro conto. Il New York Times ha ricordato l’episodio che ha visto Ernest Hemingway colpire alla testa lo scrittore John O'Hara con un bastone da passeggio, i cui frammenti sono poi stati appesi al soffitto del locale. Marilyn Monroe sembra sia stata servita scortesemente da un cameriere che non l’ha riconosciuta. James Thurber, celebre vignettista del periodico The New Yorker, ha realizzato dei disegni sulla parete come pagamento della birra che aveva consumato.
Poiché col tempo i disegni sulla parete realizzati da Thurber sono diventati sempre più famosi e apprezzati, Costello ha maturato il desiderio di impreziosire la parete. Così, nel 1976 ha chiuso il locale per una giornata e ha offerto cibo e bevande a una trentina dei più famosi fumettisti americani dell’epoca, che si sono messi all’opera per realizzare il murale visibile ancora oggi nel bar Overlook.
Sergio Aragonés, che continua a collaborare per la rivista Mad, ha raccontato i propri ricordi: Ho preso una birra e ho iniziato a disegnare. Ho ideato la mia vignetta sul momento.
E ha aggiunto che molti disegnatori avrebbero il piacere di ritrovarsi in un bar come quello per bere e chiacchierare. È convinto che quel murale rappresenti una comunità di artisti che non esiste più.
Per fortuna la preziosa parete ha passato indenne il cambio di gestione, che dal 1992 al 2004 ha ribattezzato il locale Turtle Bay Café. Ma al momento della chiusura di quest’ultimo, le voci della costruzione di un ristorante di lusso e relativa ristrutturazione hanno messo in allarme i fan del murale, che per fortuna non è mai avvenuta. Aprendo il bar Overlook, il signor Evangelista ha ammesso di aver preso in considerazione l’idea di liberarsene, ma documentandosi sulle cronache dell’edificio ha scoperto di possedere un importante pezzo della storia di New York e ha promesso di proteggere la parete finché potrà.
Nel 2005 ha voluto rendere omaggio al murale, richiamando alcuni degli artisti che realizzarono le vignette all’epoca, per disegnarne uno nuovo che comunque non sostituirà mai l’originale.
Riguardo la sparizione dei disegni di James Thurber, riportiamo alcune rilevanti ipotesi riprese dal New York Times, che lasciamo ai curiosi la possibilità di approfondire.
Le vignette che hanno dato vita al murale hanno sempre seguito Costello’s in tutti i traslochi, fino a raggiungere l’indirizzo finale. Negli anni Novanta, però, sono misteriosamente scomparsi. Qualcuno sospetta che Costello li abbia venduti, oppure che il giornale The New Yorker per il quale collaborava Thurber li avesse rivendicati. Oppure, qualcuno, accidentalmente, potrebbe anche averli dipinti, ma non si esclude ancora la pista che siano stati rimossi dalla parete e rubati.
Circolano voci sul valore dei disegni scomparsi, che si aggirerebbe sul milione di dollari, ma la figlia di Thurber, Rosemary, non si lancia in speculazioni. Secondo lei, probabilmente giacciono dimenticati in qualche oscura cantina, in attesa che qualcuno li ritrovi.
La vicenda di questo sfortunato e preziosissimo pezzo di arte fumettistica ha una storia decisamente affascinante. Siamo convinti anche noi che meriterebbe molta più visibilità, soprattutto per ricordare a tutti come la serena convivialità tra menti artistiche e brillanti possa stimolare la creatività. Molti la direbbero come Indiana Jones: “dovrebbe stare in un museo!” Però, forse, il suo luogo ideale è proprio lì, vicino ai tavoli di un bar, alla portata di chiunque.
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