Il drago di ghiaccio di George R.R. Martin diventerà un film d’animazione. È quanto annunciato da Variety, che ha indicato in Warner Bros. la casa di produzione che si occuperà dello sviluppo. Il progetto sarà supervisionato da Allison Abbate e Chris Leahy, mentre Vince Gerardis sarà produttore esecutivo.
Abbate, vincitrice del premio BAFTA nel 2000 per Il gigante di ferro – altro film d’animazione tratto da un romanzo, in questo caso di Ted Hughes – ha partecipato anche alla realizzazione della serie televisiva Cose dell’altro mondo e dei film Bianca e Bernie nella terra dei canguri (1990), Nightmare Before Christmas di Tim Burton (1993), Space Jam (1996), Looney Toons: Back in Action (2003), La sposa cadavere (2005), Fantastic Mr. Fox – tratto dal romanzo di Roald Dahl Furbo, il signor Volpe – (2009), Frankenweenie (2018) e The Lego Movie (2014).
Leahy ha fatto parte della produzione di Bee Movie (2007), Madagascar 2. Via dall’isola (2008), Turbo (2013), I pinguini di Madagascar (2014) e Lego Ninjiago: il film (2017).
Gerardis è entrato in contatto con il mondo di Martin già molti anni fa visto che fin dalla prima stagione è annoverato fra i produttori esecutivi di Il trono di spade e che ha ricoperto lo stesso ruolo per il videogioco Game of Thrones Ascent. Fra le opere a cui ha collaborato vi sono i film per la televisione Riverworld. Il popolo del fiume (2003), Un bianco Natale a Beverly Hills (2005) e le serie televisive Flasforward (2009-10), Ice (2016) e Will (2017).
Martin ha scritto Il drago di ghiaccio per l’antologia Dragons of Light, curata da Orson Scott Card nel 1980. In seguito Martin lo ha ripubblicato nelle antologie Portraits of His Children (1987) e GRRM: A RRetrospective (2003). In Italia il racconto è arrivato nel 1995 all’interno dell’antologia Fantasy pubblicata dalla casa editrice Nord e nelle antologie di Mondadori I re di sabbia (2008) e I canti del sogno. Volume primo (2016).
Nel 2004 El dragón de hielo ha vinto il premio spagnolo Ignotus Award per il miglior racconto tradotto, mentre l’anno successivo è andato in finale al giapponese Seiun Award.
Nel 2007 Martin ha rielaborato il racconto, introducendo la suddivisione in capitoli e modificando lievemente alcune scene, e lo ha ripubblicato sotto forma di romanzo per bambini con illustrazioni di Yvonne Gilbert.
L’edizione italiana si discosta da quella del resto del mondo perché Mondadori ha preferito affidarsi a Paolo Barbieri e Luca Enoch:
George R. R. Martin elogia l'edizione italiana del suo The Ice dragon
Un comunicato dello scrittore americano conosciuto in tutto il mondo grazie al successo di critica e di pubblico della saga A Song of Ice and Fire (nel nostro Paese “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”) è apparso sul suo sito ufficiale
LeggiL’ultima edizione, con illustrazioni di Luis Royo, risale al 2014 in lingua originale e al 2015 in italiano:
Il drago di ghiaccio
Dopo aver pubblicato Il drago di ghiaccio di George R.R. Martin con illustrazioni di Luca Enoch Mondadori porta in Italia la versione realizzata da Luis Royo.
LeggiMartin ha sottolineato che questa storia non fa parte di Le cronache del ghiaccio e del fuoco, cosa impossibile perché quando lui ha scritto il racconto il mondo di Westeros non esisteva ancora. Piuttosto in seguito si è divertito a inserire qualche riferimento nei suoi romanzi.
Quando, in La regina dei draghi, Bran chiede a Osha informazioni sulla strada che porta a nord, lei risponde che è facile:
«Cerca nel cielo il Drago di Ghiaccio e poi segui la stella blu nell’occhio del suo cavaliere.»
In questo caso si tratta di una costellazione, come spiegato in Tempesta di spade:
Quando perdevano la strada, cosa che accadde una o due volte, per ritrovarla bastava che aspettassero una notte chiara e gelida, con il cielo sgombro di nubi, in modo da alzare lo sguardo e ritrovare il Drago di Ghiaccio. La stella azzurra nell’occhio della costellazione del Drago indicava il nord
La conoscenza di queste costellazioni è qualcosa di normale, come sottolineato in un altro brano dello stesso libro:
aveva imparato a riconoscere le dodici case nei cieli e aveva imparato le regole di ognuna di loro. Era in grado di trovare le sette stelle vagabonde sacre al Credo. Si sentiva un vecchio amico del Drago di Ghiaccio, la pantera-ombra, la Fanciulla di Luna e la Spada del mattino.
E ancora, in I fiumi della guerra (ma per Martin è sempre lo stesso romanzo, A Storm of Swords):
frugò il cielo con lo sguardo fino a trovare il Drago di Ghiaccio.
Un paio di capitoli più avanti ma da un’altra prospettiva il riferimento è alla stessa costellazione:
Durante il giorno si basava sul sole e nelle notti serene seguiva la coda del Drago di Ghiaccio
L’immagine della costellazione torna a far capolino in altri punti e con altri personaggi, ma più avanti l’animale comincia ad avere un rapporto più diretto con la terra. Prima sotto forma di suggestione in Il portale delle tenebre:
poteva sentire il freddo penetrargli nelle ossa e l’immane massa della Barriera incombere su di lui. Ebbe come l’impressione di camminare nelle viscere di un drago di ghiaccio
e infine, in I fuochi di Valyria, sotto forma di storia:
Il vento stava aumentando, gelido come il respiro del drago di ghiaccio delle storie raccontate dalla Vecchia Nan
La frase è ripetuta, quasi identica, in La danza dei draghi, ultima parte in cui è stata suddivisa l’edizione italiana di A Dance with Dragons. Martin nella sua opera più famosa ha deciso di rendere omaggio a un racconto che, per sua stessa ammissione, è uno dei suoi preferiti.
Il drago di ghiaccio, “di un bianco cristallino, quella sfumatura così nitida e fredda che vira quasi all’azzurro” e gelido come la materia da cui è costituito, non può essere avvicinato da nessuno ad eccezione di Adara, “una bambina dell’inverno, nata durante la peggiore gelata che chiunque potesse ricordare”. Quella raccontata da Martin è la storia di un’amicizia segreta in una terra sull’orlo del precipizio.
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