Ethan Hunt ha incubi terribili. Sogna la moglie Julia, da tempo lontana ma ancora in costante pericolo a causa del suo lavoro e dei criminali che cercano in ogni modo di tenerlo sotto scacco. Quando si sveglia però non è solo, con lui ci sono Luther e Benji, la sua fidata squadra che ha il compito di guardagli le spalle e di aiutarlo nelle missioni impossibili che il governo gli affida. È proprio per salvare la vita a uno di loro che Hunt perde un carico di plutonio, che un fanatico gruppo di anarchici chiamati gli Apostoli, vuole usare per costruire delle bombe nucleari. Il governo non si fida più di lui e gli mette alle costole August Walker, un agente dai modi violenti. Hunt si trova così a dover gestire più di una situazione spinosa alla volta per riuscire a recuperare il plutonio e salvare ancora una volta il mondo.
Arrivati al sesto capitolo, la saga di Mission Impossible dimostra di non aver perso un briciolo del suo smalto ma anzi, dopo la rinascita con Protocollo fantasma e il successivo Rogue Nation, questo Fallout dimostra, se ce ne fosse stato bisogno, che il franchise è persino al suo apice. Merito di tre fattori. Tom Cruise classe 1962 è un atleta in grado di reggere sulla propria pelle le scene più estreme. La sua preparazione alle riprese dura mesi e l’efficacia della realtà sul digitale premia. Senza l’uso di controfigure e con riprese dal vivo si appende ad elicotteri, salta tra i tetti dei palazzi, guida la moto nel traffico impazzito di Parigi, oltre ad altre evoluzioni fisiche che, solo a credere che le abbia fatte davvero lui, fanno male i muscoli.
Ci pensa invece Christopher McQuarrie a ribadire che un film action non deve per forza dimenticarsi di poter essere anche una pellicola in cui il regista conta qualcosa. Già con il precedente Rogue Nation lo si capiva, ma in questo capitolo il montaggio, la musica e la messa in scena sono quanto di più armonioso si possa immaginare in un film che del ritmo fa la sua chiave di riuscita. Ma c’è di più. Il terzo elemento, la sceneggiatura scritta sempre da McQuarrie che, ricordiamolo, ha vinto l’Oscar per I soliti sospetti, riesce ad essere divertente, assurda e mozza fiato allo stesso tempo. Utilizzando una serie di doppi e tripli giochi, cambiando il punto di vista da Hunt ad altri personaggi, con piani complicatissimi che, contro ogni legge del buon senso funzionano al millimetro, la sceneggiatura permette allo spettatore di lasciarsi andare sulla quella giostra che è Mission: Impossible – Fallout senza alcuna remora, uscendone appagato.
Ultima nota il cast: funzionano tutti dalla riconfermata Rebecca Ferguson ai collaudati Ving Rhames e Simon Pegg, ma è Henry Cavill, fino ad ora impantanato in film poco fortunati come Operazione U.N.C.L.E. o in colossal detestabili tipo L'uomo d'acciaio, a prendersi la sua rivincita con un personaggio finalmente riuscitissimo.
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