Accade che una principessa di nome Tilda sia in procinto di ereditare un regno da un padre suicida. Il regno è attraversato da profonde tensioni sociali: i sudditi, oberati dalle tasse e dai vassalli, hanno perso la fiducia nei sovrani e sono a un passo dalla rivolta. Tilda, spalleggiata dal consigliere Tankred e dal guerriero Beril, intende ridare fiato al popolo ma una rivolta di palazzo, con l’obiettivo di mantenere lo status quo, la costringe all’esilio.
Nel tentativo di sfuggire alle guardie reali controllate da sua madre, Tilda si imbatte in una comunità di donne perfettamente autosufficienti che vivono nascoste nella foresta, parte in cerca di un tesoro perduto che il padre avrebbe voluto lei trovasse e scopre incredibili verità su se stessa.
A dare speranza a un popolo oppresso è un’antica leggenda, una storia che si perde nel mito, che racconta di un’eta dell’oro in cui la società era giusta, non esistevano servi e padroni e le risorse venivano condivise.
L’età dell’oro, di Cyril Pedrosa (Portugal, Gli equinozi) e Roxanne Moreil, è allo stesso tempo un’avventura medievale, un racconto di formazione, un’epopea femminista è una metafora politica incredibilmente attuale. Il tutto accompagnato dal tratto straordinario e fiabesco di Pedrosa, che in un primo momento rischia di spiazzare il lettore, ma con cui si familiarizza in fretta lasciandosi ammaliare da un uso del colore ricco di fascino che restituisce una realtà in cui davvero tutto sembra possibile.
La storia, purtroppo, è solamente il primo volume. Noi siamo già in attesa del secondo, che uscirà per i tipi di Bao Publishing. Aspetterete insieme a noi?
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