La caccia a Kevin Wendell Crumb (James McAvoy) continua. Sfuggito alla cattura alla fine di Split, il serial killer dalle personalità multiple, tra le quali la pericolosissima Bestia, ha rapito altre quattro ragazze.
Sulle sue tracce si è messo David Dunn (Bruce Willis), l’uomo che in Unbreakable – Il predestinato avevamo conosciuto come un invulnerabile sopravvissuto a un incidente ferroviario. Adesso, in epoca di telefonini e telecamere sempre puntate, è sempre più difficile per lui agire nell’ombra, e il suo cappuccio potrebbe non bastare a proteggere la sua identità.
Quando infatti si scontra con La Bestia, è costretto ad arrendersi e viene arrestato insieme al suo nemico. Per la legge infatti lui è un vigilante e ha commesso dei reati, sia pure a fin di bene.
Dunn e Crumb verranno ricoverati nella stesso istituto in cui è già presente una vecchia conoscenza di Dunn: la sua nemesi in Unbreakable, ovvero Elijah Price (Samuel L. Jackson), noto anche come “l’Uomo di Vetro”, la cui grande intelligenza compensa la fragilità delle sue ossa, che però è ridotto a uno stato semi-vegetativo dai sedativi.
Nella vita dei tre personaggi arriva una psichiatra, la dottoressa Dr. Ellie Staple (Sarah Paulson), che è convinta che i tre siano solo convinti di essere dotati di superpoteri, forse suggestionati dai fumetti. La dottoressa ha tre giorni di tempo per curarli, altrimenti i tre, considerati comunque troppo pericolosi per la società, verranno lobotomizzati.
A essere convinti che invece Dunn, Price e Crumb sono quello che dicono di essere ci sono rispettivamente il figlio di Dunn (Spencer Treat Clark), la madre di Price (Charlayne Woodard) e Casey Cooke (Anya Taylor-Joy) che era essere l’unica prigioniera che in Split era sfuggita alla Bestia.
Nel ristretto teatro dell’istituto di cura, l’indagine della dottoressa rivelerà segreti e retroscena, fino a quando lo scontro di obiettivi dei vari personaggi deflagrerà in modo irreversibile. Gli eroi e i criminali come si scontreranno? Cosa è veramente in palio? La mera sopravvivenza? Il destino del mondo?
Glass, come molti film di M. Night Shyamalan ha un inizio al fulmicotone. Poi segue una lunga parte centrale fatta di confronti verbali, di momenti di suspense nei quali attendiamo che accada qualcosa e, ogni tanto, e in alcune occasioni in momenti inaspettati, qualcosa che porta avanti la storia piano piano accade. Poi arriva una parte finale in cui tutto esplode e l’azione si fa serrata. Quando poi sembra tutto finito, poco o qualche minuto prima dei titoli di coda, arriva il rovesciamento della prospettiva, il momento in cui comprendiamo che tutte o molte cose a cui abbiamo creduto durante la storia sono completamente false.
Shyamalan sembra giocare a carte scoperte, realizzando una vera e propria meta narrazione nei momenti i cui fa spiegare ai personaggi le dinamiche dei fumetti dei super eroi, a uso e consumo del grande pubblico che non ne conosce la struttura.
Un contrappunto che che ricorda la funzione del coro della tragedia greca, che da un lato riassume quanto visto e dall’altro prepara a nuovi sviluppi.
A differenza di quanto accadeva con il coro, talvolta i personaggi mentono, perché il regista, come un esperto prestigiatore, ci vuole fare guardare da un’altra parte, distogliendoci da quello che in realtà avevamo comunque davanti agli occhi.
Non è mai in dubbio però che il momento in cui tutto sarà rivelato arriverà. La suspense sta nell’attesa di sapere se quello che sapremo ci soddisferà.
Glass, mantiene lo stesso minimalismo visivo di Unbreakable, che arrivò agli albori dell’epoca della moderna invasione di supereroi al cinema.
Il risultato finale soddisfa anche oggi, nel momento in cui il cinecomic ha una visibilità e una sua riconoscibilità presso il grande pubblico, anzi si parla ormai di sovraffollamento di supereroi al cinema.
Questo perché Shyamalan non rilancia, non gioca alla escalation.
Glass, nonostante la co-produzione Universal e la distribuzione Disney (Buena Vista), un film con approccio al tema da cinema indipendente, paragonabile al fumetto di un piccolo editore con una sua nicchia un po’ nascosta in fumetteria oppure, in campo televisivo, alla serie di culto Heroes, che è sicuramente debitrice ad Unbreakable di molti concetti.
Il film ha un finale, anche se aperto, pertanto la trilogia può dirsi senz’altro conclusa. Che poi l’apertura possa portare a una sorta di Shyamalan Universe è presto per dirlo.
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