Gli esami (e gli incontri di boxe) non finiscono mai.
Dopo aver dimostrato il suo valore Adonis Creed (Michael B. Jordan) ormai non più illegittimo figlio di Apollo Creed, insegue sempre più da vicino il titolo mondiale, guidato dal mentore Rocky Balboa (Sylvester Stallone).
Ma come spesso accade, arrivare a un risultato potrebbe non essere quell’appagamento che si crede. Inoltre ci sono anche le sfide della vita da superare, come comprendere dove e come si evolverà il suo rapporto con Bianca (Tessa Thompson).
Sul fronte sportivo l’occasione di mettersi alla prova però arriva presto. La sfida da parte di un agguerrito pugile russo: Viktor Drago (Florian Munteanu). Viktor è figlio di quell’Ivan Drago (Dolph Lundgren) che negli anni ‘80 combatté con Apollo, causandone la morte, e che poi venne sconfitto nella sua patria da Rocky. Ivan in seguito a quella sconfitta ha perso tutto: soldi, moglie, posizione sociale. Come molti padri frustrati cerca quindi una rivalsa nelle imprese del figlio, cresciuto povero insieme al padre nell’odio verso tutti, in primis verso la madre che li ha abbandonati.
Creed II diretto da Steven Caple Jr., è solo parzialmente un film sportivo. Il racconto cerca di affrontare tutte le sfide che stanno per abbattersi sul giovane Adonis, prendendo quasi a pretesto il come potrà riuscire a sconfiggere l’autentica furia che si accinge a scatenarsi contro di lui sul ring.
Dentro e fuori dal ring. Perché l’avversario peggiore, ancora una volta, è se stesso.
La parte extra pugilistica è la meglio riuscita del film, forse anche perché meno attesa. Più centrale nel film sono le implicazioni del rapporto padre-figlio, in diverse forme. Di riflesso nel caso di Apollo e Adonis che non lo ha mai conosciuto. Diretto nel caso di Ivan e Viktor, ragazzo che sin da piccolo si è visto caricato della voglia di riscatto e del sentimento dell'abbandono vissuti dal padre, trovandosi ingaggiato in una guerra non sua.
Ne scaturisce una faida familiare, una storia che mescola voglia di riscatto, di vendetta e rivalsa da entrambe le parti.
Al centro, coinvolto non marginalmente, Rocky Balboa, non più eroe della vicenda ma testimone perplesso di una potenziale tragedia.
Ma non pensate che il dramma familiare prenda il posto dello spettacolo. Non mancano ovviamente i momenti topici dei film della saga inaugurata da Rocky nel 1977: le sequenze di allenamento estremo, sempre più fantasiose ormai; i conflitti interni tra discepolo e mentore che s'intrecciano ai piccoli e grandi drammi personali e alle sfide sportive; spettacolari match di pugilato.
Fa parte del gioco ormai, sappiamo che ogni schema ha i suoi punti fissi. Il rischio che diventino cliché abusati, in una saga che conta ormai 7 film (6 Rocky e il primo Creed) è reale, e in alcuni episodi precedenti è anche accaduto.
A salvare l’operazione dalla banalità non è solo la capacità e la credibilità degli interpreti, ma anche una sceneggiatura scritta con mestiere e competenza, e perché anche la passione che Stallone ha ancora oggi per una saga che gli ha dato tutto.
Una sceneggiatura costellata di piccoli dettagli, quelle righe in più, magari esplicitate in un gesto o in una battuta, che riescono a dare una tridimensionalità ai personaggi anche quando hanno un solo momento sotto i riflettori.
In tal senso non posso dirvi molto, pena anticipare troppo della trama, ma vi consiglio di tenere sott’occhio tutti i comportamenti di Ivan Drago perché il personaggio ha un totale riscatto in questo film.
Creed II è un film tutto sommato scontato dall’inizio alla fine, ma all’ottavo film la saga non vuole sorprendere lo spettatore, bensì cucinare in una diversa salsa gli ingredienti più apprezzati dal pubblico. Il risultato raggiunge la piena soddisfazione.
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