Prima o poi doveva succedere: in questi anni di revival, reunion e remake (le nuove “tre R” della sceneggiatura) era solo questione di tempo prima di vedere un nuovo prodotto televisivo ispirato alla serie di romanzi Sci-Fi per ragazzi Roswell High creata da Melinda Metz.
Esattamente venti anni dopo l’originale Roswell, del 1999, creata da Jason Katims e prodotta da Jonathan “Numero Uno” Frakes tornano sul piccolo schermo le avventure dei tre bambini alieni sopravvissuti al leggendario (come recita la prefazione del pilot) “Incidente di Roswell”.
La prima puntata della nuova serie, chiamata Roswell, New Mexico per differenziarla dalla precedente, è andata in onda il 15 gennaio 2019 sulla rete americana The CW registrano ottimi ascolti e pareti decisamente positivi soprattutto per le radicali differenze con la precedente versione. Questo nuovo prodotto, ideato da Carina Adly Mackenzie, ha stupito tutti, compreso il sottoscritto, per la capacità di coniugare le tematiche originali dei romanzi con quelle della prima serie creando un prodotto evoluto, e se possibile più maturo, rispetto alle precedenti versioni senza perdere il proprio concept originale.
Partiamo dal presupposto base della serie: questa è una storia d’amore tra un ragazzo alieno (Nathan Parsons) e una ragazza umana (Jeanine Mason), ogni linea narrativa della vicenda gira intorno a questo assunto che rappresenta il cardine inossidabile della vicenda, nuovamente narrata dalla voce fuori campo della protagonista Liz (, il cui punto di vista domina completamente gli avvenimenti mostrati in ogni episodio.
Fine delle similitudini? Praticamente si.
Certo, ci sono gli stessi comprimari della serie originale e dei libri, da Isobel (Lily Cowles) allo sceriffo Valenti (qui diventato donna, interpretata da Rosa Arredondo) e alcuni dettagli sono simili, ma già nell’episodio pilota parecchi elementi della narrazione di discostano completamente presentando personaggi non più adolescenti, bensì ormai trentenni, bloccati nella soffocante aria provinciale di Roswell, la stessa da cui i protagonisti della serie originale cercavano di fuggire, posta anche qui come una delle basi narrative della serie, ma con un sapore e un valore completamente diversi ottenuti tramite un fondamentale cambiamento nell’etnia della protagonista.
Questa Liz è messicana, figlia di immigrati entrati illegalmente negli USA. Una ragazza con il sogno di fuggire da Roswell, costretta a tornavi a causa dei tagli al budget dell’ente di ricerca medico presso cui lavorava a Denver, riduzione di fondi voluta dall’amministrazione Trump per finanziare la costruzione del famigerato muro con il Messico.
Questa non è un’interpretazione di chi scrive queste righe. Si tratta di uno dei dialoghi inseriti nei primi dieci minuti dell’episodio e segue di poco la protesta della stessa protagonista per essere stata fermata a un posto di blocco solo per via della propria “diversità razziale”.
Insieme ad altri dettagli, come la ricorrente frase razzista usata da molte comparse É tornata? Pensavo l’avessero finalmente deportata in Messico
, permette di capire subito quale sarà il tenore sociale della serie.
Inoltre l’attacco alla tavola calda in cui la protagonista resta ferita mortalmente, obbligando Max a rivelare i propri poteri alieni per riportarla in vita (vero Inciting Event della storia), viene qui mostrato come una intimidazione a sfondo razzista invece della rapina presentata nelle versioni precedenti. Certo la storia è più complessa di così presentando alcuni misteri da dipanare nel corso degli episodi, ma indubbiamente la pressante attualizzazione della serie risulta chiara sin dai primi minuti.
In seguito alle proteste per l’eccessiva politica anti Trump inserita in alcune nelle serie dell’Arrowverse (scelta coraggiosa costata un sensibile calo negli ascolti sia per Supergirl che per Arrow) sembra comunque il canale The CW non voglia smettere di esprime palesemente il proprio dissenso nei confronti dell’amministrazione americana veicolando la protesta attraverso i propri show.
La storia di integrazione umani-alieni presentata in Roswell a cavallo del nuovo millennio, si rinnova in Roswell: New Mexico arricchendosi con nuovi spunti di attualità sociale, oltre alle onnipresenti tematiche LGBT volute dalla rete, schierandosi apertamente contro la politica razzista del governo americano mostrando come sia possibile costruire non solo un buon Remake, ma anche un prodotto Sci-Fi pregno di contenuto, capace di veicolare tematiche in maniera fluida e naturale senza mai pesare sullo spettatore mantenendo costantemente alto il livello di intrattenimento della narrazione.
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