Non c'è pace per Bricksburg.
All’inizio di The LEGO Movie 2: Una nuova avventura troviamo Emmet e i suoi amici dove li avevamo lasciati alla fine del primo film, reduci dall’aver appena salvato il proprio mondo, si trovano a fronteggiare una minaccia ancora più grande: i misteriosi alieni provenienti dal Pianeta DUPLO.
Cinque anni dopo, della città in cui tutto “è meraviglioso”, è rimasto poco o nulla, in un mondo post-apocalittico che subisce i regolari attacchi alieni quasi tutti hanno perso l’allegria. Tranne Emmet ovviamente che, incurante del clima di desolazione e tristezza che ha intorno guarda sempre e comunque alla vita con ottimismo, nonostante nei sogni
L’amata Lucy non è di questo parere, né tantomeno Batman. Entrambi forse sono nel loro habitat naturale. Quando il tenebroso alieno Sweet Mayhem rapirà i Lucy, Batman, Unikitty, Metalbeard e l’astronauta Benny, per condurli al cospetto della minacciosa regina Wello Ke Wuoglio del sistema Sorrellare, toccherà proprio ad Emmet partire in missione di soccorso.
Per la strada troverà un inatteso alleato, l’avventuriero spaziale Kris, che l’aiuterà a diventare quell’intraprendente guerriero che Lucy vorrebbe.
The LEGO Movie: Una nuova avventura svela le sue carte nel titolo originale, The LEGO Movie: The Second Part. Quell’accenno di vicenda che abbiamo visto nel momento in cui Finn e suo padre si riconciliavano giocando ai LEGO era ben più che un finale sfumato del tipo “e via verso nuove avventure”, bensì un autentico cliffhanger destinato a trovare risoluzione in questo film.
Il gioco è ormai scoperto. La quarte parete sfondata sino dal primo film. Pertanto sappiamo che l’universo dei LEGO e il nostro mondo sono interconnessi e che azioni in uno influiscono nell’altro.
Gli obiettivi di comunicazione del film (chiamarli messaggi mi sembra esagerato) possono essere individuati su due fronti: il primo è la trasmissione dell’idea che i LEGO sono un gioco sociale, tutt’altro che solitario, da condividere insieme a chi si vuole bene, padre, sorella, madre che dir si voglia; il secondo è tutti gli universi e gli standard sono mescolabili tra loro (LEGO e DUPLO nella realtà sono standard differenti ma totalmente compatibili tra loro), pertanto con un po’ di creatività si possono mescolare elementi diversi, per andare oltre il concetto di playset precostituiti, per creare infinite possibilità di gioco.
Ed ecco quindi che vediamo interagire tra loro non solo mattoncini LEGO e DUPLO, ma anche minidoll e minifigure, nonché brillantini e pezzi di stoffa.
Phil Lord e Christopher Miller, che qui cedono al sodale Mike Mitchell la regia, rimanendo sceneggiatori, ci ricordano che tutti coloro che giocano sono a tutti gli effetti creatori di storie e mescolatori di universi, assolvendo sia allo scopo promozionale delle possibilità dei giochi LEGO sia a quello di raccontare sfruttando proprio i paradigmi del gioco, basati su costruzione e decostruzione, una piacevole storia avventurosa per tutta la famiglia.
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