Un viaggio attraverso le stanze delle meraviglie dell’Europa passata e contemporanea, la testimonianza dell’attitudine, immutata nei tempi, dell’uomo alla maraviglia, allo stupor mundi, al collezionismo e al possesso, alla possibilità di possedere pezzi di mondi lontani, il gusto di provocare, di assemblare, di accostare oggetti al di fuori da ogni regola, perché regole nelle wunderkammer non esistono. Esiste solo la volontà del proprietario di crearne una a proprio gusto e secondo le proprie inclinazioni. Troviamo quindi wunderkammer piene di fossili, o di animali impagliati, altre in cui i dipinti si susseguono senza sosta, altre ancora in cui si accostano reperti archeologici a paccottiglia pittoresca che ha stregato il proprietario, il quale posiziona gli oggetti secondo una personalissima associazione mentale, altre ancora in cui c’è spazio un po’ per tutto. Alcune wunderkammer erano in realtà più studioli, altre erano rifugi in cui l’horror vacui doveva prorompere a riempire quegli spazi in cui il molesto (o il satanico) avrebbe potuto insediarsi.
Conditio sine qua non è la possibilità economica che detta non solo le caratteristiche, ma anche la vastità e varietà e la grandezza della stanza delle meraviglie. In base a ciò poi ognuno può personalizzare la propria stanza e non esistono limiti, discrimini, oggi come allora. Per esempio, racconta Luca Cableri, fondatore di Theatrum Mundi (Ar), di aver ricevuto una richiesta molto particolare da parte di un collezionista americano, deciso a possedere qualcosa di unico, di stupefacente: un pezzo di Luna. La ricerca di questo pezzo di Luna in giro per il mondo e la scoperta del divieto di vendere, o acquistare materiale lunare, il ripiegamento quindi su un meteorite lunare e la constatazione di una determinazione del collezionista deciso a concretizzare il suo sogno in un modo, o nell’altro, perfino chiedendo alla NASA di costruire un razzo privato per il prelievo del materiale stesso. Alcuni la definirebbero follia.
Wunderkammer – Le stanze della meraviglia, diretto da Francesco Invernizzi, non si ferma all’esposizione delle magnificenze e stravaganze, indaga anche sulla volontà dei wunderkammeristi, sui motivi per cui si costruisce oggi una wunderkammer, sui fruitori di tali stanze, ormai per lo più pubbliche. Nascono quindi delle domande: perché la wunderkammer è diventata pubblica? Una sorta di museo personale a uso pubblico. È un’esaltazione dell’ego? È un commercio? Quanto c’è di condivisione e quanto di appagamento personale?
Fra tutti, spiccano gli interventi acuti e arguti di Andrea Lissoni – Senior Curator International Art (lm) alla Tate Modern Gallery, il quale chiarisce bene e con gran precisione chi erano e chi sono i committenti e chi i curatori, con un senso di realtà che a molti manca, probabilmente proprio per la differenza di ruolo.
Ottima la colonna sonora, che accompagna efficacemente le immagini fino ai titoli di coda, di grande bellezza le immagini.
Se avete in mente la visione di un meraviglioso settecentesco, forse è meglio ritarare le aspettative. Se invece siete disposti a farvi sorprendere dalla maschera di Darth Vader, magari accanto a una statua totemica, o da un fallo sopra un camino, allora godetevi pure la visione.
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