Pubblicato sette anni dopo A Dance with Dragons (I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria, La danza dei draghi), Fuoco e sangue è, come recita il sottotitolo, la “storia dei re Targaryen del continente occidentale”. Non si tratta quindi del tanto atteso The Winds of Winter, sesto romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, e neppure di un’opera completa, visto che al suo interno c’è scritto chiaramente che si tratta del primo volume della storia, con l’ultima frase che ha più il tono da fine di un capitolo che da fine di romanzo. Oltretutto non è neppure un romanzo tradizionale, con la sua pretesa di proporsi come libro di storia, per la precisione della storia di un regno fittizio creato dall’immaginazione di George R.R. Martin.
Perché allora qualcuno dovrebbe leggerlo?
La risposta è semplice: perché è un gran bel libro. Rispetto all’edizione originale il libro italiano è monco, privo delle oltre 75 illustrazioni realizzate appositamente da Dough Wheatley, un’assenza non annunciata e mai spiegata dalla casa editrice. Rimangono le parole di Martin, scritte con lo stesso stile dell’enciclopedia Il mondo del ghiaccio e del fuoco e dei racconti I figli del drago e La principessa e la regina, e non potrebbe essere diversamente. Parte delle vicende dell’enciclopedia, e i racconti nella loro interezza, sono dei riassunti di quanto narrato in Fuoco e sangue. In 700 pagine questo volume narra gli avvenimenti di 150 di storia del continente di Westeros, storia che nell’enciclopedia occupa solo 56 pagine. I racconti sono più dettagliati, ma riguardano solo alcuni episodi di quanto narrato qui, e sono comunque versioni ridotte. E quel che viene narrato qui è una vicenda incredibilmente ricca.
Martin si nasconde dietro la maschera dello studioso e finge di essersi limitato a trascrivere in linguaggio moderno un antico manoscritto dell’arcimaestro Gyldayn, espediente già usato per l’enciclopedia. Per certi versi si è trattato di una scelta obbligata: Fuoco e sangue è nato dal desiderio di Elio Garcia e Linda Antonsson di realizzare un’enciclopedia dedicata al Mondo di Martin, a cui hanno chiesto la collaborazione. Lo scrittore, entusiasta del progetto, ha scritto ben più di quel che si poteva ragionevolmente pensare di inserire nel libro senza renderlo troppo voluminoso e senza sbilanciare il rapporto fra le varie parti che lo compongono. Per questo all’interno di Il mondo del ghiaccio e del fuoco sono stati inseriti solo spezzoni di quel manoscritto che, sul finire dello scorso anno, è stato pubblicato con il titolo Fuoco e sangue. Quanto al fatto che Fuoco e sangue narra solo dei primi 150 di dominio di una dinastia che ha regnato sul continente di Westeros per quasi 300 anni, si è trattato di un’altra scelta obbligata, e non solo per le già notevoli dimensioni del libro. Nel momento in cui Martin si è reso conto di aver scritto troppo e si è fermato, aveva narrato solo metà della storia. Per completare l’altra metà avrebbe dovuto ritardare ulteriormente la scrittura di The Winds of Winter, cosa che ha preferito non fare.
La pubblicazione, inevitabilmente, ha fatto nascere polemiche. Fuoco e sangue è inutile per tutti coloro che vogliono solo conoscere la conclusione della storia iniziata con la morte di Jon Arryn, in un periodo pacifico che sembra svanito per sempre. Non è inutile, è invece affascinante, per tutti coloro che si lasciano catturare dalle guerre, dagli intrighi di corte, dai tradimenti, dai forti sentimenti espressi dai personaggi. Non ha importanza il fatto di sapere già, almeno a grandi linee, come si svolgerà la storia. Chiunque abbia letto l’elenco dei re che chiude A Game of Thrones conosce la successione dei sovrani e gli anni in cui si collocano i vari regni, e chiunque abbia letto Il mondo del ghiaccio e del fuoco conosce gli episodi principali. Ma scoprire come finirà una vicenda non è la sola cosa che ci fa appassionare a una storia, altrimenti non rileggeremmo libri già letti e non riguarderemmo film già visti. La storia è un percorso emotivo ed è data dal susseguirsi degli eventi e dal modo in cui sono narrati.
Fuoco e sangue è un finto libro di storia, ma leggerlo non equivale a leggere un saggio di storia. Per quanto una narrazione tradizionale sarebbe stata ancor più affascinante – Martin ha scritto abbastanza opere da assicurarci circa le sue capacità narrative – per realizzarla allo scrittore sarebbero serviti parecchi anni, e il tempo è proprio la cosa che maggiormente gli fa difetto.
Per il suo racconto l’arcimaestro Gyldayn si serve spesso di una fonte, il giullare Fungo, molto informata ma anche dalla dubbia sincerità, con una spiccata passione per gli episodi piccanti che supera di gran lunga il suo interesse a riferire fedelmente quanto accaduto. Ne consegue una narrazione brillante, in cui spesso mancano certezze se non la consapevolezza che nessun trionfo, nessun momento felice, durerà a lungo. Il volume è disseminato di pettegolezzi, chiacchiere, versioni alternative di uno stesso evento, e mostra con piena forza tutta la straordinaria vena creativa di George R.R. Martin.
Non è The Winds of Winter, non è l’intera storia di Casa Targaryen, non è un romanzo tradizionale e, nell’edizione italiana, è anche privo delle illustrazioni. Eppure, se si legge Fuoco e sangue senza chiedergli di essere ciò che non è, ci si rende conto che si tratta di un’opera davvero bella.
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